Il tempo pieno nelle scuole primarie umbre è più raro di un parcheggio libero in centro all’ora di punta. Mentre nel resto d'Italia la media nazionale sfiora il 51,2%, l'Umbria arranca con un misero 39%, collocandosi all’ultimo posto nella classifica delle regioni. Un record al contrario, che la lascia indietro rispetto a territori ben più avanti, come Lazio (70,8%), Emilia-Romagna (65,1%) e Piemonte (64,1%). Anche regioni di dimensioni simili, come Basilicata e Marche, riescono a fare di meglio, lasciando l'Umbria a guardare il treno passare.
Il tempo pieno nelle scuole non è solo una questione di orari, ma rappresenta un supporto fondamentale per le famiglie, soprattutto quelle con entrambi i genitori lavoratori. Offrire un ambiente educativo strutturato e garantire ai bambini momenti di crescita sia didattica che relazionale significa ridurre le barriere sociali ed economiche, contribuendo a costruire una comunità più equa.
Basta dare un'occhiata ai numeri per capire quanto l'Umbria sia rimasta al palo. Il Lazio vola con il 70,8%, l’Emilia-Romagna tiene il passo con il 65,1% e il Piemonte segue con il 64,1%. Perfino Basilicata e Marche, che certo non brillano per estensione o popolazione, sono messe meglio. Qui il tempo pieno è una rarità e il divario con il resto d’Italia si allarga come una voragine. Serve un cambio di marcia, e pure in fretta.
Per rimettersi in carreggiata, la Regione ha convocato dirigenti scolastici, amministrazioni locali e sindacati, nel tentativo di risolvere il problema prima che diventi cronico. L’idea è quella di allargare l’offerta e garantire un accesso più bilanciato, evitando che il tempo pieno resti un privilegio per pochi fortunati.
Dopo anni di ritardi e promesse rimaste nel cassetto, si prova a recuperare terreno con tavoli tecnici e strategie mirate. Il piano è chiaro: rendere il servizio sostenibile ovunque, anche nei centri più piccoli, cercando le risorse necessarie per passare dalle parole ai fatti. La sfida è enorme, ma l’Umbria non può più permettersi di restare indietro.
L’assessore all’Istruzione Fabio Barcaioli prova a rassicurare: “Stiamo lavorando per rendere il tempo pieno una possibilità concreta in tutta la regione. Abbiamo avviato collaborazioni con le zone sociali per capire le esigenze reali e programmare interventi su misura. Questo servizio non può restare un privilegio riservato a pochi”.
Dalla Regione fanno sapere che qualcosa si muove. Barcaioli insiste: "Le difficoltà ci sono, ma il motore è acceso. Abbiamo già mappato le criticità insieme ai Comuni e individuato le priorità su cui intervenire. Ora servono i fondi per far diventare le parole realtà. Il tempo pieno deve essere una scelta possibile per tutti, anche nei centri più piccoli. Non possiamo permetterci di far passare altro tempo".
La Regione è a caccia di fondi per non lasciare il tempo pieno in balia delle solite promesse politiche. Si parla di investimenti per potenziare le scuole e rendere il servizio una realtà concreta, e non un miraggio riservato a poche fortunate istituzioni.
Barcaioli alza il ritmo: "Non c'è più tempo da perdere. Il nostro impegno è portare il tempo pieno ovunque serva, senza più lasciare famiglie e studenti in attesa di soluzioni che tardano ad arrivare. Il 2026 deve essere l'anno in cui l'Umbria smette di rincorrere il resto d’Italia".
Un esempio concreto di questo impegno è l'introduzione del tempo pieno presso la Scuola Primaria di Collestrada a partire da settembre 2025. Con un programma settimanale di 40 ore, questa iniziativa rappresenta il primo passo di un progetto più ampio che mira a estendere il tempo pieno alle scuole primarie di tutta la regione Umbria, ponendo le basi per un sistema educativo più inclusivo e vicino alle famiglie.