Dopo oltre settecento anni, i Templari ritornano a Gubbio, il prossimo 4 aprile nella sala dell’ex Refettorio presso la Biblioteca Sperelliana.
Sarà una manifestazione promossa dall’Associazione Culturale “Gubbio Città Nostra”, nata per la tutela del patrimonio culturale materiale e immateriale di Gubbio oltre che di quello paesaggistico.
Tra il 3 e il 7 marzo del 1310 il Tribunale dell’Inquisizione, fece tappa a Gubbio durante un processo itinerante contro i templari che toccò lo Stato della Chiesa e gli Abruzzi.
I templari ritornano a Gubbio a 700 anni dal processo
A Gubbio fu convocato a rispondere ai giudici il Gran Precettore di Lingua Italiana Jacopo da Montecucco, originario del Piemonte, che non si presentò. Il Tribunale lo dichiarò per questo motivo contumace e di lui si persero le tracce.
La manifestazione del 4 aprile partirà proprio da questo episodio per introdurre altri argomenti della Storia templare, come il colpo di mano ideato e portato a termine da Filippo IV re di Francia detto “Il Bello”.
Il 13 marzo 1307, un venerdì, i soldati del re arrestarono tutti i templari presenti nelle comanderie di Francia, compreso il Gran Maestro Jacques de Molay nella Casa Madre del Tempio a Parigi.
A narrare gli eventi di quest’azione proditoria sarà lo scrittore di thriller medievali Ugo Nasi che illustrerà, romanzandola, l’azione di Filippo IV e del Cancelliere Guglielmo di Nogaret, con la complicità del Papa Clemente V.
Seguirà poi l’attore eugubino Alessandro Luconi, che interpreterà la figura del Gran Maestro Jacques de Molay, condannato al rogo dal re di Francia nel 1314 come eretico relapso.
Prima di salire sul rogo Jacques de Molay pronuncerà delle parole molto toccanti che riguarderanno lo spirito che aveva sempre animato i Templari. Fedeli alla Chiesa di Cristo, quali cavalieri impavidi, pronti a dare la vita per primi in ogni battaglia in Terra Santa.
All’assedio di San Giovanni d’Acri da parte dei musulmani, i cavalieri templari caddero quasi tutti in battaglia e per questo motivo il Papa li canonizzò. I Santi Martiri Templari.
Anatema del Gran Maestro prima di salire sul rogo
Nell’atto di salire sul rogo, Jacques de Molay pronuncerà l’anatema contro i tre protagonisti della persecuzione contro i templari: Filippo IV, il Nogaret e infine il Papa Clemente V. Giurò che entro un anno da quel giorno, li avrebbe accompagnati lui stesso davanti a un più alto giudice. E così avvenne. I tre morirono tutti entro un anno.
Seguirà poi l’esibizione dei moderni cavalieri templari, gli appartenenti al gruppo toscano Cavalieri di Ildebrandino. Si tratta di abilissimi spadaccini che si affronteranno con le spade sguainate nel nome della Milizia del Tempio. Sarà una disfida in campo aperto che dimostrerà l’abilità dei combattenti nelle tecniche di scherma medievale. Gli schermidori indosseranno divise templari rispondenti ai modelli originali.
La manifestazione si chiuderà con la degustazione di cibo medievale come era d’uso nelle comanderie templari e anche prima di ogni battaglia.
Il Mastro di Cucina sarà lo chef italo-brasiliano ma eugubino doc, Sauro Scarabotta che allestirà la degustazione per il pubblico intervenuto all’evento.
Presenze templari in Umbria
A Gubbio e nel circondario, sono presenti le tracce della presenza templare. Santa Croce della Foce, la chiesa dalla quale parte la Processione del Cristo Morto durante il Venerdì Santo, fu fondata dai Templari come la Santa Croce citata nel documento del processo conservato nell’Archivio Segreto Vaticano. Chiesa che sorgeva all’inizio dell’attuale Via Cavour che fu demolita nell’800 e nella quale si tenne il processo dell’Inquisizione.
Vestigia templari sono presenti a Perugia. La chiesa di San Bevignate era una tipica costruzione templare a pianta circolare.
A Costacciaro, lungo la Via Flaminia sono riemersi ruderi templari tanto da far pensare che quel luogo fosse un importante caposaldo dell’Ordine del Tempio, messo a guardia della via consolare romana.
Il vessillo di guerra templare era il Beauceant, troncato di nero e di bianco con la croce rossa patente al centro. La marina Templare issava invece sull’albero di maestra il vessillo nero con il teschio bianco e le clavicole decussate.