L’annuncio della chiusura del posto di Teleconduzione di Terni entro fine mese ha trasformato una vertenza industriale in un dossier politico con ricadute territoriali. A Villa Valle, davanti alla sede di Enel Green Power, Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil hanno chiamato a raccolta lavoratrici e lavoratori per ribadire il “no” a un ridimensionamento che, secondo le sigle, supererebbe i confini aziendali per toccare la tenuta del sistema idrico e produttivo dell’Umbria meridionale.
Dal presidio è arrivato un messaggio netto: fermare l’arretramento, aprire un confronto vero e riportare funzioni e competenze in Umbria, dove il distretto idroelettrico è un presidio strategico.
Nel mirino dei sindacati c’è la prospettiva di perdere l’ultimo presidio direzionale Enel in regione, con una lunga scia di precedenti che pesa sul territorio: dalla chiusura dell’impianto di Bastardo alla riduzione del polo di Pietrafitta, fino alla dismissione del Nucleo Addestramento Specialistico di Gualdo Cattaneo e all’esternalizzazione di attività prima svolte dalle officine ternane di manutenzione.
Il segnale, per le sigle, sarebbe il definitivo scollamento tra il patrimonio industriale e le comunità che lo sostengono. Da qui l’appello, affidato alle parole dei tre segretari: “Non ci possiamo permettere la perdita di un centro importante come questo, anche perché si tratta dell’ultimo centro direzionale Enel in Umbria. Se ciò avvenisse vorrebbe dire che la nostra regione subirà un ulteriore ridimensionamento”.
Il resto è una lista di criticità: compressione degli organici, turn over insufficiente, know-how che rischia di disperdersi e, soprattutto, un impatto diretto sulla sicurezza idraulica in caso di emergenze, piene e maltempo.
Sul piano delle proposte, le categorie chiedono un perimetro istituzionale chiaro, tempi rapidi e obblighi di localizzazione delle funzioni. “La creazione di un tavolo partecipativo e fattivo con le istituzioni locali, regionali e nazionali, per far sì che l’azienda torni ad investire in maniera concreta in Umbria”, dicono.
L’obiettivo è duplice: mantenere il Posto di Teleconduzione a Terni e rilanciare un percorso di sviluppo che aumenti funzioni e occupazione, anche attraverso una pianificazione degli interventi sugli impianti e sulla filiera della manutenzione. Sullo sfondo, la richiesta di un impegno unitario delle forze politiche umbre, chiamate a trasformare la vertenza in un dossier condiviso a tutela del “polo idrico ternano”.
Al presidio è arrivata la presa di posizione dell’assessore regionale all’Ambiente e all’Energia, Thomas De Luca, che ha alzato il profilo politico-istituzionale della vertenza. “Non siamo ospiti a casa nostra. Metteremo in campo, sin dai prossimi giorni, tutte le iniziative per far rispettare il territorio a cominciare da una ricognizione di tutti gli impianti che sono di proprietà della Regione”.
Una linea, quella dell’esponente della Giunta, che interpreta la chiusura come uno strappo: “La chiusura unilaterale del Posto di Teleconduzione è nei fatti un atto di aggressione irricevibile del nostro territorio in particolare verso l'Umbria meridionale che negli ultimi decenni è stata spogliata di asset strategici fondamentali”. Nella stessa direzione l’impegno a promuovere una cabina di regia con parlamentari umbri e membri del Governo e a mettere, nei futuri capitolati, un vincolo di localizzazione in Umbria del personale e delle infrastrutture connesse alla conduzione degli impianti.
“La nostra posizione", prosegue, "è chiara e ferma: continuiamo a combattere questa chiusura con ogni mezzo disponibile. Se si aprono contenziosi con il territorio andranno affrontati e risolti. Sarà, inoltre, nostra premura inserire nei prossimi capitolati un vincolo di localizzazione in Umbria delle infrastrutture e delle risorse umane utili alla conduzione degli impianti”.
La vertenza sul Posto di Teleconduzione di Terni è ormai un banco di prova per tre livelli: la strategia nazionale di Enel nell’idroelettrico, la capacità della Regione Umbria di tutelare le proprie concessioni e il ruolo dei territori nel governo delle emergenze idroclimatiche. Nei prossimi giorni il confronto chiarirà se ci sarà margine per una soluzione condivisa che mantenga a Terni competenze e presidio operativo. In caso contrario, si aprirebbe uno scontro legale e politico dagli esiti non scontati.