17 May, 2025 - 11:03

Teatro sotto le stelle: gli spettacoli da non perdere in Umbria nella seconda metà di giugno

Teatro sotto le stelle: gli spettacoli da non perdere in Umbria nella seconda metà di giugno

Quando le giornate si allungano e il cielo dei colori tipici dell'estate, l’Umbria si trasforma in un palcoscenico a cielo aperto. Tra borghi incantati, piazze millenarie e teatri storici, la seconda metà di giugno regala un calendario di appuntamenti imperdibili per chi ama lasciarsi sorprendere dalla magia del teatro, respirando la notte e il profumo dell’estate. Non è solo questione di spettacoli: è un’esperienza sensoriale e culturale, dove ogni rappresentazione diventa un rito condiviso, un incontro tra luce e ombra, parola e silenzio, scena e paesaggio.

Dalle performance più intime alle produzioni di respiro nazionale, il cuore verde d’Italia si anima di storie, voci e visioni che parlano al presente con linguaggi diversi, tra prosa, musica, danza e contaminazioni d’autore. Che si tratti di un monologo in un chiostro medievale, di una pièce surreale sotto le mura di un castello o di una lettura accompagnata dal suono delle cicale, il teatro umbro di giugno è un invito a rallentare, ascoltare, meravigliarsi.

In questo breve articolo, abbiamo selezionato per voi gli appuntamenti teatrali da non perdere nella seconda metà di giugno, un assaggio dei grandi eventi che presto illumineranno la scena culturale umbra.

Il coraggio delle idee: Paolo Crepet in scena al Barton Park di Perugia con "Il reato di pensare"

In un tempo in cui pensare liberamente sembra diventato un atto sovversivo, Paolo Crepet porta in scena un monologo urgente e necessario. Il reato di pensare è molto più di uno spettacolo: è una chiamata alla resistenza interiore, un’esortazione a difendere la libertà intellettuale in un’epoca sempre più dominata da conformismi, paure diffuse e censure mascherate da buone maniere.

Sul palco del Barton Park di Perugia, il prossimo 24 giugno alle ore 21:00, Crepet sfida i tabù della contemporaneità con il suo stile diretto e lucido, denunciando una società che, sotto l’apparente pluralismo, tende a disinnescare l’immaginazione e omologare il pensiero. In una riflessione serrata, lo psichiatra-scrittore mette a nudo i meccanismi del controllo sociale, l’autocensura indotta dal politicamente corretto e la crescente difficoltà a esprimere dissenso.

Il rischio? Diventare replicanti, smarrendo il senso critico e la capacità di disobbedire. Ma Crepet non si limita alla denuncia: rilancia il valore dell’originalità, della creatività e della ribellione consapevole come unica via per costruire un futuro libero. Il reato di pensare è un manifesto scenico, un invito a non abbassare la testa e a difendere l’unicità del pensiero come atto di profonda responsabilità civile.

Il tempo dell’attore: Prima del Temporale al Festival dei Due Mondi

C’è una soglia silenziosa, fragile e intensa, che separa la memoria dal presente. È lì che si muove Prima del Temporale, raffinato omaggio alla figura dell’attore, in scena al Festival dei Due Mondi di Spoleto dal 27 giugno al 1° luglio, nello storico teatro Caio Melisso. Un’opera di rara sensibilità firmata da Massimo Popolizio, che dirige e accompagna sulla scena Umberto Orsini, maestro indiscusso del teatro italiano.

Nessun intento celebrativo, nessuna retorica: solo la nuda essenza di un mestiere antico, raccontata come una confidenza sussurrata prima che il temporale – metafora potente della fine o forse di un nuovo inizio – arrivi a coprire tutto. In una scenografia evocativa, fatta di suoni, luci e immagini che dialogano con la voce e il corpo dell’attore, si assiste a un viaggio intimo che ripercorre, attraverso frammenti e ricordi, non solo la parabola personale di Orsini, ma anche la storia culturale e sociale dell’Italia dal dopoguerra a oggi.

Popolizio si aggira intorno alla figura dell’attore come si sfiora un mistero: con rispetto, con pudore, con la consapevolezza che certi segreti – quelli del palcoscenico e della vita – non vanno spiegati, ma evocati. E Orsini si affida, con la grazia di chi sa lasciarsi raccontare, a questo giovane complice che ne raccoglie la voce e la trasforma in teatro.

Prima del Temporale è una piccola perla: un atto unico di 80 minuti, capace di toccare corde profonde, tra autobiografia e rito scenico, tra sguardo lucido e malinconia leggera. Un appuntamento imperdibile per chi ama il teatro nella sua forma più autentica, umana e pensante.

La bellezza che svanisce: Impermanence incanta Spoleto

C’è una bellezza che si rivela solo nell’attimo in cui scompare, nel momento fragile e struggente in cui tutto sembra destinato a dissolversi. È questo il cuore pulsante di Impermanence, l’intenso e ipnotico spettacolo della Sydney Dance Company, in scena il 28 e 29 giugno al Teatro Romano di Spoleto per il Festival dei Due Mondi.

Concepito dal celebre coreografo Rafael Bonachela, lo spettacolo è un viaggio corporeo ed emotivo che riflette sulla caducità delle cose, ispirandosi a immagini iconiche di bellezza spezzata: le fiamme che hanno avvolto le guglie di Notre-Dame, il verde selvaggio dell’Australia minacciato ogni estate dagli incendi. L’impermanenza, dunque, come motore poetico e drammaturgico, raccontata attraverso corpi, suoni e visioni che si dissolvono mentre affascinano.

Le musiche originali, firmate dal compositore e chitarrista Bryce Dessner – vincitore di un Grammy Award, membro della band The National e autore di celebri colonne sonore come The Revenant e I due papi – vengono eseguite dal vivo dal Quatuor Zaïde String Quartet, intrecciate a brani tratti dall’album Another World di Anohni (già Anthony and the Johnsons), che amplificano l’intensità emotiva della coreografia.

Sotto la direzione visionaria di Bonachela, la compagnia australiana – tra le realtà più apprezzate e riconosciute della danza contemporanea – dà forma a una riflessione potente e immersiva sull’inevitabile trasformazione delle cose, sull’arte che nasce nell’istante in cui tutto cambia.

Un appuntamento imperdibile, in cui la danza si fa linguaggio universale per parlare della perdita, della memoria, e della bellezza che, proprio perché fragile, ci resta incisa nell’anima.

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Francesco Mastrodicasa
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