Alla Biblioteca Comunale Sperelliana presentata la frase in lingua e caratteri latini, impressa con inchiostro organico migliaia di anni fa: un indice riassuntivo del contenuto della tavola in lingua umbra. Calderini: “Una scoperta di valore internazionale”.Una scritta invisibile da millenni torna a parlare
Una minuscola traccia rossa, quasi invisibile a occhio nudo, segnata su una delle Tavole Eugubine è tornata alla luce dopo millenni. È quanto illustrato nel corso dell’incontro che si è svolto venerdì pomeriggio nella sala dell’ex refettorio della Biblioteca Comunale Sperelliana, dove studiosi e specialisti hanno spiegato in modo dettagliato la portata del ritrovamento.
La scritta, impressa con inchiostro organico su più righe nella parte superiore della Tavola II B, è stata definita dagli studiosi una “scoperta epocale”. Non si tratta di un semplice segno, ma di una breve frase in caratteri latini, che funge da riassunto del contenuto della tavola.

Il glottologo Alberto Calderini dell’Università degli Studi di Perugia ha spiegato che la scritta fungeva da sintetico riferimento esplicativo: “Una specie di piccolo indice”, ha detto. La frase riportata in latino costituisce una sintesi dei riti descritti in forma più ampia nella tavola, scritta originariamente in lingua umbra.
Secondo gli studiosi, l’introduzione del latino in questo contesto farebbe pensare a un’epoca in cui, forse già in età augustea, soltanto pochi erano ancora in grado di leggere e interpretare il testo umbro arcaico.
Grazie all’utilizzo di tecniche di indagine iperspettrale avanzata, il team multidisciplinare è riuscito a ricostruire il seguente testo latino del quale offriamo la traduzione italiana:
“Questa è la tavola per cui si fa il sacrificio del cagnolino il giorno prima delle ‘intermensas sesta’ (e del vitello) uofrum e alle Semenie Decurie e se qualche portentum sia stato osservato nell’extispicium”.
La frase riassume quattro temi principali presenti nella tavola:
il sacrificio riparatorio,
il sacrificio del cagnolino,
il rito per le Semenie Decurie,
il sacrificio del vitello vufru.
Il professor Augusto Ancillotti, tra i massimi studiosi mondiali delle Tavole Eugubine, ha dedicato particolare attenzione al sacrificio del cagnolino, rito di grande interesse etno-religioso.
Ad aprire l’evento è stato il direttore del Museo Civico di Palazzo dei Consoli, Roberto Borsellini, che ha introdotto i lavori sottolineando l’importanza della collaborazione tra istituzioni.
Sono intervenuti:
il chimico Aldo Romani,
Augusto Ancillotti e Riccardo Massarelli dell’IRDAU – Istituto di Ricerca e Documentazione sugli Antichi Umbri,
Francesca Rosi del CNR – SCITEC “Giulio Natta”, che ha illustrato la tecnologia utilizzata per riportare alla luce l’inchiostro organico.
La scoperta è infatti frutto di una sinergia tra Museo Civico di Palazzo dei Consoli, Università degli Studi di Perugia, CNR – SCITEC “Giulio Natta” e IRDAU, uniti da anni nella valorizzazione delle Tavole Eugubine.

Nel suo intervento, l’assessore alla Cultura Paola Salciarini ha sottolineato l’importanza delle Tavole come radice identitaria della città: “Le Tavole Eugubine ancora oggi ci parlano perché continuano a farci scoprire qualcosa di più di ciò che c’è inciso. Rappresentano un elemento identitario della nostra comunità e l’Amministrazione Comunale continua a promuoverne la conservazione e la valorizzazione”.
L’assessore ha poi aggiunto: “Si tratta di un risultato di grande rilievo scientifico e culturale che conferma il ruolo centrale di Gubbio come luogo di ricerca sulle civiltà antiche dell’Italia centrale. Le Tavole continuano a rivelare nuovi elementi, e questa scoperta testimonia il valore della collaborazione tra istituzioni e centri di ricerca”.
La frase latina ritrovata non è soltanto una nota marginale, ma potrebbe rappresentare una chiave interpretativa fondamentale per comprendere il passaggio culturale tra il mondo umbro arcaico e la progressiva latinizzazione dei rituali e delle istituzioni religiose.
Oltre alla sua dimensione filologica, la scoperta apre nuove prospettive per gli studi su sincretismo religioso, formulari rituali e struttura narrativa dei testi sacri antichi.
L’evento alla Sperelliana non è stato soltanto una conferenza, ma un momento di condivisione tra scienza, comunità e memoria collettiva. Questa scoperta rilancia il ruolo di Gubbio come centro di eccellenza per lo studio delle civiltà italiche e offre nuove opportunità di ricerca, divulgazione e valorizzazione museale.
Nelle antiche lastre di bronzo, coperte da millenni di silenzio, una traccia rossa ha ricominciato a parlare. E il suo linguaggio, ora decifrato, unisce ancora una volta Gubbio al suo passato più profondo, proiettandolo al centro del dibattito archeologico internazionale.