Tassa dei rifiuti (TARI) con aumenti che nei comuni dell’Umbria oscilleranno tra il 5 e il 9%. È l’effetto della delibera del Consiglio direttivo dell’Autorità Umbra per i Rifiuti e l’Idrico (AURI), che ha licenziato nei giorni scorsi la proposta dei Piani Economici Finanziari della TARI 2024/2025. Stangata in arrivo, dunque, per i cittadini della regione che dovranno far fronte, oltre ai rincari dovuti a inflazione, aumenti delle materie prime petrolifere ed energia, anche a un ritocco verso l’alto dei servizi di gestione dei rifiuti.
L’annuncio è arrivato con una nota del presidente AURI Antonino Ruggiano, che informa che i “nuovi piani sono stati elaborati secondo il metodo ARERA (MTR2), l’Autorità di Regolazione di Energia Reti e Ambiente“.
In pratica, per questo e il prossimo anno dovrà essere assorbita dalla tariffa rifiuti una rivalutazione monetaria pari al 13,7%, derivante dal calcolo dei costi 2022. L’incremento fa riferimento alle annualità 2022 e 2023 che hanno registrato uno dei picchi massimi dell’inflazione negli ultimi venti anni.
Tassa rifiuti: ora sarà corsa contro il tempo per Assemblea dei Sindaci e delibere dei consigli comunali
La scadenza del 30 aprile fissata dal legislatore per l’approvazione delle Tariffe TARI 2024 dei Comuni (e delle eventuali modifiche al Regolamento) si avvicina inesorabile. Prima di martedì 16 aprile prossimo non sarà possibile riunire l’Assemblea dei Sindaci dell’AURI, che dovrà dare il via libera ai nuovi piani. Poi la documentazione arriverà ai Consigli Comunali. Che, come detto, dovranno essere convocati entro il 30 aprile. Dopo aver scontato eventuali pasaggi in commissione consiliare. Un percorso serrato e, c’è da giurarci, anche delicato viste le prossime scadenze elettorali e la sensibilità de cittadini al tema tariffario.
Come sono stati effettuati i calcoli di revisione della tassa rifiuti
Il comunicato delll’AURI spiega che i meccanismi previsti determinano un adeguamento inflattivo con un ritardo strutturale di un biennio. Tradotto: sulle nuove tariffe 2024 e 2025 si vanno a scaricare i costi dell’inflazione sostenuti dai gestori (le società che operano nel ciclo dei rifiuti dei comuni) nel biennio 2022/2023. Alla luce di questa situazione la base costi relativa ai servizi resi ha determinato un aumento significativo dei Piani Economico Finanziari dei singoli enti locali. Ma la situazione umbra è a macchia di leopardo, perché in alcune municipalità i costi possono differire per motivazioni legate a conguagli e recuperi positivi o negativi relativi al 2022 e 2023.
“In questo contesto – evidenzia il presidente dell’AURI Antonino Ruggiano – l’Autorità ha svolto puntuali operazioni di verifica dei costi rendicontati dai gestori. Procedendo in diversi casi al taglio di alcuni di essi in quanto non direttamente attinenti ai costi della gestione delle varie concessioni. Alcune decurtazioni sono state effettuate in accordo con i gestori, mentre altre sono state effettuate d’ufficio, al termine di attente istruttorie interne“.
Costi non riconosciuti per 8 milioni alle società di gestione: finiranno nei conti 2025 e successivi
Definita correttamente la base di calcolo dei nuovi PEF, AURI ha proceduto alla rivalutazione dei costi sulla base dell’inflazione prevista da ARERA. In termini concreti, l’Authority regionale ha quindi proceduto a riconoscere l’effettivo tasso di inflazione da inserire nelle manovra tariffaria 2024. Che, a seconda dei casi e come detto, oscilla tra il 5% e 9%. I costi non riconosciuti sono stati rimodulati nell’annualità 2025 e successive, come previsto dal metodo ARERA.
“L’attività di AURI – secondo il presidente Ruggiano – si è dunque concentrata da una parte nella verifica puntuale dei costi rendicontati dai gestori. Sono state effettuate operazioni che hanno previsto importanti recuperi quantificabili in circa 8 milioni di euro su base regionale. Dall’altra parte si è operato sulla redistribuzione dei valori non riconosciuti nell’annualità 2024 sulle annualità successive“.
Incognita ricorso al TAR Lombardia da parte della perugina Gesenu
L’Autorità Umbra per i Rifiuti e l’Idrico non ha poi riconosciuto ai gestori il tasso inflattivo riferito all’annualità 2022 su 2023. AURI ha ritenuto la richiesta incongrua, anche in relazione al fatto che in Umbria c’è stata una riapertura straordinaria dei piano economico-finanziari TARI nel 2023 che ha già assorbito le richieste inflattive relative all’anno appena trascorso. Il rigetto di questa ulteriore rivalutazione ha portato al ricorso al TAR Lombardia da parte di Gesenu. Lo scorso 1 marzo, il Tar dell’Umbria aveva, invece, dichiarato inammissibile il ricorso proposto contro le delibere dell’AURI, con cui era stata disposta una revisione relativa ai corrispettivi del servizio di gestione del ciclo integrato dei rifiuti con riferimento al 2020. Fatti i relativi paragoni, per risolvere l’incognita del ricorso Gesenu ci vorranno tempi lunghi.