18 Oct, 2025 - 16:00

Task force interforze e tecnologie digitali: l’appello dell’Avvocato Fabio Antonioli dopo la tragedia della SS 219

Task force interforze e tecnologie digitali: l’appello dell’Avvocato Fabio Antonioli dopo la tragedia della SS 219

L’incidente avvenuto la sera di giovedì 16 ottobre sulla SS 219 Pian d’Assino, costato la vita al ventottenne Matteo Panfili, continua a scuotere la comunità eugubina e a sollevare interrogativi. La Procura della Repubblica di Perugia, sotto la direzione del Sostituto Procuratore Gemma Miliani, ha affidato alla dottoressa Eleonora Mezzetti, medico legale del Policlinico di Perugia, l’autopsia sulla salma del giovane, fissata per lunedì 20 ottobre alle ore 12.

Nel frattempo, la famiglia ha nominato l’Avvocato Fabio Antonioli quale legale di fiducia. Antonioli, già impegnato da anni al fianco dell’Associazione “Andrea Morganti” per la sicurezza stradale, è noto per la sua competenza nelle cause di infortunistica e per l’impegno civile sul tema della prevenzione.

“Per me è prima di tutto un attestato di fiducia da parte di persone che conosco bene,” spiega l’avvocato. “Ma soprattutto è un incarico che sento come un dovere morale: qui non si tratta solo di una verità giudiziaria, ma di arrivare alla verità reale, quella che ricostruisce con esattezza ciò che è accaduto. La dinamica è ancora fumosa e va chiarita fino in fondo.”

La dinamica resta complessa e aperta

L’incidente, che ha coinvolto quattro autovetture in due punti distinti della carreggiata, presenta ancora molti aspetti irrisolti. Le operazioni di rilievo tecnico sono durate fino a notte fonda, ma la complessità dello scenario – con vetture capovolte, pezzi di carrozzeria e tracce di frenata multiple – rende necessaria una perizia approfondita.

Antonioli sottolinea: “È fondamentale che si disponga una perizia cinematica da parte del Pubblico Ministero, condotta da tecnici qualificati. Le circostanze indicano un evento anomalo e articolato. Solo un’indagine scientifica accurata, basata su dati oggettivi, può stabilire le reali responsabilità.”

Secondo il legale, la frammentazione delle competenze e la scarsità di strumenti tecnologici a disposizione delle forze sul campo rischiano di compromettere l’efficacia delle indagini. 

L’appello per una task force interforze

Dall’intervista emerge un tema che va ben oltre la singola vicenda: la necessità di creare una task force interforze specializzata nei rilievi di incidenti stradali gravi.

“Lo diciamo da anni come Associazione Andrea Morganti,” spiega Antonioli. “Serve un nucleo regionale, formato da tecnici della Polizia Locale, dei Carabinieri e della Polizia Stradale, dotato delle migliori competenze e tecnologie. Una squadra d’élite, come esiste in altri Paesi europei, capace di intervenire tempestivamente e di raccogliere ogni dettaglio utile all’indagine.”

Il modello di riferimento, aggiunge l’avvocato, è quello delle unità di analisi degli incidenti gravi attive in Svizzera, Germania e Stati Uniti. “All’estero esistono i veri e propri ‘RIS degli incidenti’: professionisti con strumenti all’avanguardia che, in poche ore, mappano digitalmente tutto il teatro del sinistro. Da noi invece, troppo spesso, si lascia tutto all’improvvisazione, con forze costrette a operare senza supporti adeguati.”

Droni e rilievi 3D: la tecnologia che può cambiare tutto

Uno dei punti centrali dell’intervista riguarda il ruolo delle nuove tecnologie digitali nelle indagini su incidenti gravi. Antonioli insiste sulla necessità di impiegare droni e laser scanner 3D per documentare le scene più estese e complesse.

“Con un drone avremmo avuto una vista dall’alto che avrebbe potuto chiarire moltissimi dubbi,” racconta. “Ci sono tracce, segni di impatto, distanze tra i veicoli e pezzi di motore che solo una visione aerea avrebbe permesso di collocare correttamente. Ma purtroppo nessuno ha avuto la possibilità – o forse la competenza – per farlo in tempo.”

Antonioli ricorda anche un precedente significativo: “Un anno fa, in un caso di incidente mortale a Torgiano, il Pubblico Ministero dispose una perizia con rilievi laser scanner. Il risultato fu straordinario: la ricostruzione tridimensionale dell’ambiente permise di ribaltare completamente l’ipotesi iniziale di colpa. Oggi la tecnologia permette questo, ma serve la volontà di usarla.”

Autopsia come atto dovuto

Nel frattempo, la Procura ha disposto l’autopsia sul corpo di Matteo Panfili. L’avvocato chiarisce: “Si tratta di un atto dovuto, che rientra nelle procedure standard quando si verifica un decesso in un sinistro stradale. Sarà la dottoressa Mezzetti a occuparsene, su incarico del pubblico ministero Miliani. È probabile che l’esame autoptico sia seguito da una perizia d’ufficio per verificare tutti gli aspetti tecnico-sanitari e cinetici del caso.”

Secondo Antonioli, i risultati dell’autopsia potranno fornire alcuni elementi utili agli accertamenti successivi, ma “la vera chiarezza arriverà solo dai rilievi tecnici e dalle testimonianze dirette dei conducenti e dei testimoni neutri.”

Un incidente “anomalo”

L’avvocato non nasconde la sua impressione personale: “È un incidente anomalo, direi unico per dinamica. C’erano tracce freschissime, segni multipli di urti successivi e detriti su un tratto di oltre cento metri. È evidente che qualcosa non torna. Comprendere dove si è verificato il primo impatto e come si è generato l’effetto domino è fondamentale.”

A fianco di Antonioli, nei rilievi di parte, è presente Massimo Pannacci, già vice comandante della Polizia Locale e ora tecnico dell’associazione Morganti: “È uno dei pochi che ha l’esperienza necessaria per leggere correttamente una scena di questo tipo. Purtroppo figure come la sua stanno scomparendo, e questo è un problema serio per la ricostruzione oggettiva dei sinistri complessi.”

Verso una cultura della sicurezza e della precisione

L’impegno dell’associazione “Andrea Morganti” – nata in memoria del giovane omonimo scomparso anni fa in un altro incidente – non si limita alla sensibilizzazione, ma punta alla riforma strutturale delle procedure di rilievo.

“Non possiamo più permetterci improvvisazioni, ribadisce Antonioli. “Ogni volta che un ragazzo muore sulla strada, non è solo un fatto di cronaca: è una sconfitta collettiva. La tecnologia esiste, ma bisogna formare chi la usa, coordinare le forze, creare protocolli unificati. Solo così la giustizia potrà basarsi su dati certi e non su ricostruzioni approssimative.”

L’avvocato cita l’esempio di altri Paesi europei dove i rilievi digitali sono obbligatori per ogni incidente con vittime.

Ad esemppio in Svizzera, entro due ore dall’impatto, il tratto viene mappato in 3D con precisione millimetrica. Le immagini e i dati sono archiviati in un database nazionale e consultabili da tribunali, assicurazioni e famiglie. È questo il futuro: la verità oggettiva dei fatti, non le interpretazioni.

Il dolore di una città e la richiesta di verità

L’intera Gubbio resta attonita di fronte alla morte di Matteo Panfili, giovane operaio di 28 anni, descritto da chi lo conosceva come un ragazzo buono e generoso. Le candele, i fiori e i messaggi lasciati lungo la Pian d’Assino testimoniano un dolore che va oltre le famiglie coinvolte.

Antonioli conclude con parole di sobria fermezza: “Qui non stiamo cercando colpevoli a tutti i costi. Stiamo cercando la verità, quella vera, quella che restituisce dignità a una vita spezzata e consente di evitare che accada di nuovo. Perché la giustizia non è solo punizione: è memoria, consapevolezza e responsabilità.”

Un impegno che diventa proposta

Dalla tragedia di Matteo Panfili nasce dunque un messaggio chiaro e propositivo: la necessità di una task force interforze dotata di strumenti digitali avanzati – droni, scanner 3D, sistemi di mappatura laser – e di tecnici preparati a leggere ogni dettaglio di un incidente.

Un corpo regionale, agile e indipendente, che possa intervenire in tempi rapidi, fornendo alla magistratura dati scientifici e inconfutabili.
“Solo così – afferma l’avvocato anche a nome dell'Associazione Morganti – potremo dire di aver imparato qualcosa da queste tragedie.”

Un auspicio che è anche un appello alle istituzioni: fare della verità tecnologica e della collaborazione tra corpi di polizia la nuova frontiera della sicurezza stradale, per trasformare il dolore di oggi in una garanzia di vita per domani.

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Mario Farneti
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