Un vicolo appartato del centro storico di Perugia è diventato il teatro di una tragica aggressione che ha sconvolto una ragazza di vent’anni. La giovane, che ha deciso di raccontare tutto alle autorità, ha descritto una serata che sembrava iniziare come un normale appuntamento, trasformandosi però in qualcosa di ben diverso.
Violenza e stupro dopo un drink e un incontro nel centro di Perugia
Il loro primo contatto è avvenuto tramite un’app di incontri. Due ventenni, entrambi sotto pseudonimo, che dopo aver scambiato messaggi decidono di vedersi dal vivo in un locale del centro storico. È lui a ordinare il gin tonic e a portarlo al tavolo esterno dove la ragazza attende, ignara. Iniziano a chiacchierare, il tono è leggero, e tra i due sembra esserci sintonia.
Dopo qualche drink, la proposta: una passeggiata. Si dirigono verso corso Garibaldi, zona frequentata ma che, nelle ore notturne, riserva angoli più isolati. Secondo il racconto della giovane, il ragazzo la spinge improvvisamente in un vicolo e l’abuso avviene lì, in uno scenario da cui sembra impossibile sfuggire. Nonostante lo stato confusionale, la ragazza sostiene di aver cercato di resistere, di aver urlato, ma le sue richieste di aiuto sono rimaste inascoltate.
Dopo il presunto stupro, l’aggressore l’accompagna a casa come se nulla fosse accaduto. La ragazza resta in silenzio, forse per paura o per un senso di colpa ingiustificato, fino a quando, due giorni dopo, esce con le amiche. È in quel momento che qualcosa si rompe. Notano che c’è qualcosa che non va, lei non riesce più a nascondere il proprio dolore e si confida. Tra lacrime e angoscia, racconta l’accaduto a loro e alla famiglia.
Indagini e video delle telecamere sotto esame
Il padre decide di portarla al Pronto Soccorso, dove viene visitata e sottoposta agli esami tossicologici, di cui si attendono ancora i risultati. Nel frattempo, la polizia ha avviato le indagini e sta analizzando i filmati delle telecamere della zona in cui i due giovani hanno trascorso la serata, nel tentativo di risalire all’identità dell’aggressore. Gli investigatori sono in cerca di ogni dettaglio utile per ricostruire una vicenda che ha scosso profondamente la comunità locale.
Mai vergognarsi di denunciare: un passo di forza e non di debolezza
Le ferite non sono solo fisiche, e spesso quelle più profonde sono anche quelle più nascoste. In Umbria, denunciare la violenza non è solo un diritto, ma un atto di coraggio che ogni donna deve sapere di poter compiere senza paura. Le statistiche sono inquietanti: negli ultimi dodici mesi, i fascicoli per violenza sessuale aperti dalla Procura di Perugia sono aumentati, confermando un trend già visto negli anni precedenti. Eppure, troppo spesso, il silenzio si trasforma in una prigione per chi ha subito abusi, alimentato dalla vergogna, dalla paura del giudizio o dalla convinzione che non valga la pena lottare per la propria dignità.
Quando la denuncia per stupro è un atto di coraggio
Gli ultimi dati mostrano un’impennata del 70% delle chiamate al numero di pubblica utilità 1522 da parte di donne umbre in difficoltà nei primi sei mesi del 2024.
Le vittime stanno trovando la forza di parlare, di rifiutare la narrazione del silenzio come scelta più sicura. Ma è qui che il sistema deve rispondere con prontezza, offrendo risorse adeguate, protezione e ascolto. In una regione dove il 9,1% delle donne tra i 16 e i 70 anni ha subito violenza fisica o sessuale dal proprio partner, è evidente che la consapevolezza e l’accesso ai servizi di supporto diventano cruciali.
La prima cosa da fare è uscire dall’isolamento. Parlare con qualcuno di fiducia può essere il primo passo per alleggerire un peso insopportabile. I centri antiviolenza sono una risorsa preziosa per chi cerca un aiuto concreto e immediato: non offrono solo supporto psicologico, ma anche assistenza legale e medica, assicurando che ogni donna non debba mai sentirsi sola durante il percorso di denuncia.
In una realtà in cui i delitti legati alla violenza sessuale sono aumentati di oltre il 30% in un solo anno, serve un cambio di mentalità: la denuncia non è una dimostrazione di debolezza, ma un atto di forza e dignità. Perché chi alza la voce non è mai la vittima, ma chi sceglie di diventare protagonista della propria storia e di tutte quelle storie che potrebbero essere evitate con il coraggio di una sola denuncia