Entrare nello studiolo del Palazzo Ducale di Gubbio è come varcare la soglia di un mondo incantato. I colori caldi delle essenze lignee, l’armonia dell’architettura rinascimentale e la sorprendente illusione ottica degli oggetti intarsiati catturano immediatamente l’attenzione del visitatore. Questo spazio, tanto prezioso quanto affascinante, non è solo un esempio magistrale di artigianato artistico, ma una vera e propria macchina spazio-temporale che ci collega al mondo delle idee teorizzato da Platone. Questo piccolo sancta sanctorum del duca Federico da Montefeltro è molto più di un semplice studiolo, è un simbolo della cultura umanistica del Rinascimento, carico di significati nascosti.

Le tarsie lignee non sono semplicemente decorazioni; rappresentano una finestra aperta sul pensiero, l’arte e il sapere che animavano le corti italiane del XV secolo. Gli oggetti intarsiati, per quanto sembrino solamente eleganti e realistici trompe-l’œil, in realtà celano un significato più profondo, legato alla conoscenza e alla riflessione filosofica. Tuttavia, un elemento particolarmente intrigante di questo microcosmo rinascimentale è stato per lungo tempo trascurato: un cartiglio intarsiato che presenta segni simili a un testo alfabetico, ma che fino a oggi è stato considerato indecifrabile.

Il professor Ambrogi ipotizza che si tratti di un codice cifrato lasciato ai posteri dal Montefeltro

Una recente teoria, conseguente allo studio dell’eugubino Professor Vincenzo Ambrogi, professore ordinario di Chirurgia Toracica ma anche profondo studioso della Storia e delle tradizioni di Gubbio, ha cambiato la percezione di questi segni. Lo studioso, nell’ambito del Festival del Medioevo, grazie a una rilettura approfondita del cartiglio, ha ipotizzato che non si tratti di un semplice abbellimento privo di significato, ma di un vero e proprio messaggio cifrato. E questa ipotesi porta con sé un’affascinante scoperta: quei segni potrebbero essere legati all’alfabeto etrusco, utilizzato per la redazione delle Tavole Eugubine, uno dei più importanti documenti della storia pre-romana, databili tra il III e il I secolo a.C.

Le Tavole Eugubine sono una raccolta di sette lastre bronzee, ritrovate a Gubbio al tempo del duca Federico da Montefeltro che era nato a Gubbio e regnava a quel tempo sul Ducato di Urbino, che costituiscono uno dei più importanti esempi di iscrizioni etrusche e umbre. Giacomo Devoto le definì “il più importante testo rituale di tutta l’antichità classica”.

Esse trattano principalmente di rituali religiosi e cerimoniali e sono redatte nella lingua umbra ma con caratteri in parte etruschi e in parte latini. Infatti le tavole scritte in alfabeto etrusco sono dette “paleoumbre”, quelle scritte con alfabeto latino sono dette “neoumbre”. Ma l’alfabeto etrusco usato in parte delle Tavole potrebbe avere una connessione diretta con i segni incisi nel misterioso cartiglio.

Le lettere etrusche del cartiglio testimoniano un legame preciso con le Tavole Eugubine

Il rinvenimento delle Tavole Eugubine, avvenuto proprio durante il regno del duca Federico, non può essere considerato una semplice coincidenza. Federico da Montefeltro, infatti, era noto per il suo amore per la cultura, l’arte e la storia antica. Colui che commissionò uno degli studioli più raffinati del Rinascimento, riconosceva certamente l’importanza di quei documenti antichi ritrovati a Gubbio, che contribuivano a dare alla città un’aura di importante centro religioso e culturale.

Non si conosce con esattezza il luogo dove furono rinvenute le Tavole, il contenuto delle quali riguarda cerimonie religiose antichissime. Le iscrizioni costituiscono un legame con un passato pre-romano ancora vivo nell’Italia del XV secolo. Federico, sempre affascinato dal sapere antico, avrebbe potuto scegliere di riprodurre parte di quei simboli nel suo studiolo come tributo alla conoscenza antica e al mistero di quelle iscrizioni al suo tempo parzialmente comprese.

L’alfabeto etrusco, utilizzato nella stesura di una parte, la più antica, delle Tavole Eugubine, è uno dei più antichi sistemi di scrittura dell’Italia pre-romana. La sua struttura e i suoi simboli hanno influenzato molte delle lingue antiche della penisola, comprese quelle dell’Umbria. È possibile che Federico, affascinato da questo antico alfabeto, abbia commissionato l’inserimento di questi simboli nello studiolo, creando una sorta di ponte tra il passato umbro e il suo presente rinascimentale.

Le lettere incise nel cartiglio dello studiolo potrebbero quindi essere una evidente riferimento a questo antico alfabeto, inserito in un contesto artistico e filosofico. L’idea che Federico abbia voluto rendere omaggio alla cultura delle Tavole Eugubine attraverso un codice nascosto nella sua stanza privata apre scenari affascinanti. Potrebbe trattarsi di un messaggio filosofico, un testo criptato, o addirittura una riflessione simbolica sull’eredità culturale che la sua corte intendeva preservare e tramandare.

L’originale dello Studiolo del Palazzo Ducale si trova al Metropolitan di New York

Purtroppo, il rivestimento ligneo originale dello Studiolo del Palazzo Ducale di Gubbio fu rimosso nel XIX secolo e venduto al Metropolitan Museum di New York nel 1939, lasciando dietro di sé solo un vuoto. Questo atto rappresentò una grande perdita per il patrimonio culturale di Gubbio, e lo studiolo rimase vuoto per molti decenni. Tuttavia, tra il 2002 e il 2008, grazie all’iniziativa dello stesso professor Ambrogi e di artigiani ebanisti locali, appartenenti alla Famiglia Minelli, affiancati anche da storici dell’arte, lo studiolo è stato fedelmente ricostruito e, nel 2009, le tarsie lignee sono state finalmente ricollocate al loro posto originario nel Palazzo Ducale di Gubbio.

Il ritorno delle tarsie ha riacceso l’interesse per gli oggetti e i simboli intarsiati nello studiolo, inclusi i misteriosi segni presenti sul cartiglio. L’ipotesi che quei segni indecifrabili siano da ascrivere all’alfabeto etrusco ha aperto nuove prospettive di ricerca, collegando lo studiolo di Federico da Montefeltro a uno dei documenti più importanti della storia antica italiana.

La connessione tra il cartiglio dello studiolo e le Tavole Eugubine rappresenta perciò un simbolo potente della continuità culturale che attraversa i secoli. Federico da Montefeltro, con il suo amore per la conoscenza e il sapere antico, potrebbe aver voluto creare un ponte tra il mondo etrusco e il Rinascimento, unendo passato e presente attraverso simboli e linguaggi nascosti.

Questa nuova interpretazione del cartiglio aggiunge un ulteriore livello di profondità alla comprensione di questo spazio straordinario. Non è solo un omaggio all’arte e alla cultura rinascimentale, ma anche una riflessione sul tempo, sulla memoria e sulla trasmissione del sapere.