Nella notte tra lunedì e martedì sono stati strappati alcuni manifesti con il volto di Margherita Scoccia, candidata sindaca di Perugia per il centrodestra. La candidata ha segnalato che l’episodio è avvenuto in via XIV Settembre vicino al liceo scientifico «Galilei».
«Non sono sicura – dichiara Scoccia – che questa forma di attivismo rivoluzionario possa rientrare nella definizione del termine democrazia. Spiace assistere a questo genere di episodi e mi rammarica dover constatare che possano esistere forme di dissenso, che per quanto legittime, vengono attuate con modalità che non hanno nulla a che vedere con la competizione politica».
«Ha ragione e siamo solidali» risponde il segretario di Omphalos, Lorenzo Ermenegildi Zurlo, ricordando gli innumerevoli episodi analoghi dei quali è stata vittima l’associazione nel corso del tempo. «A Perugia piccoli e grandi atti vandalici – afferma – capitano di continuo. Quello che sembra un po’ assurdo è che l’assessora Scoccia se ne renda conto solo quando toccano la sua persona».
«Di quelli che cittadini e associazioni hanno subito e subiscono ogni giorno non le è mai importato niente», incalza Zurlo protestando perché sono stati strappati alcuni manifesti.
Strappati alcuni manifesti, denuncia il segretario di Omphalos
«Non ha detto una parola – ricorda il segretario di Omphalos – quando hanno strappato i nostri manifesti ad esempio. Non ha fatto niente per contrastare l’abbandono in cui versano intere zone di Perugia. Dopo giorni di pacche sulle spalle, passerelle e nastri tagliati, diamo il benvenuto alla destra nella città reale, nel vero risultato della loro amministrazione».
«Un triste appuntamento fisso», definisce Lorenzo Ermenegildi Zurlo, segretario di Omphalos, gli atti vandalici computi nei giorni scorsi a Perugia, ai danni dei manifesti per la campagna sul linguaggio inclusivo. «Noi, ovviamente – continua – non ci fermiamo. C’è ancora tanta strada da fare, per fortuna abbiamo scarpe comode e vista lunga». L’associazione si è detta pronta a presentare denuncia contro ignoti.
“Morditi la lingua” è il nome della nuova campagna promossa dall’associazione Omphalos per i diritti della comunità Lgbtqia+. L’obiettivo è quello di ricordare che «le parole possono fare male e che usare parole di rispetto crea una società più felice e serena» prosegue Zurlo. La campagna si sviluppa tramite azioni di sensibilizzazione sull’utilizzo del linguaggio inclusivo sui social media e anche manifesti affissi in città. Tuttavia, a poche ore dall’affissione, molti sono stati imbrattati con vernice spray e alcuni addirittura strappati.
«Ogni volta che come Omphalos produciamo campagne per sensibilizzare la città contro le discriminazioni, qualche anonimo vigliacco cerca di tapparci la bocca distruggendo o imbrattando i nostri manifesti. A chi può fare paura una campagna contro il bullismo e contro l’odio?» chiede Zurlo.
Creare cultura positiva sull’utilizzo consapevole delle parole
«Questo progetto – spiega Zurlo – nasce dalla volontà di sensibilizzare e creare cultura positiva sull’utilizzo consapevole e non discriminatorio delle parole che scegliamo di pronunciare o digitare. Purtroppo ancora oggi una piccola minoranza preferisce l’odio alla difesa dei ragazzi e delle ragazze che ancora oggi soffrono per discriminazioni diffuse. Ragazze e ragazzi non solo della comunità Lgbtqia+, ma anche persone attaccate per il proprio aspetto fisico o perché vivono con una disabilità». Infatti la campagna non copre solo il linguaggio collegato alle tematiche Lgbtqia+, ma anche tutti quei termini discriminatori utilizzati contro persone di diverse etnie, disabili, o che non rientrano negli standard di bellezza dettati dalla società.
«Siamo dalla parte giusta della storia – conclude Zurlo – perché sappiamo di dare voce alla stragrande maggioranza della nostra città. A Perugia non c’è spazio per l’odio».
Al di là della condivisione o meno di una certa visione della società, è evidente che debba essere consentito a chiunque di esprimere liberamente il proprio pensiero così com’è stabilito nell’articolo 21 della costituzione. Non è facile agire attraverso la repressione per eliminare certi atteggiamenti. E le pene sono poi lievi. È invece fondamentale a questo proposito l’intervento educativo della famiglia e della scuola.