“Sono passati 44 anni dall’atto terroristico più efferato dalla fine della Seconda guerra mondiale in Italia. ‘Bologna non dimentica’, si legge nel grande striscione che campeggia oggi sul palazzo comunale del capoluogo emiliano. E sono stata a Bologna oggi, come sindaca del Comune di Perugia, per ribadire ancora una volta che anche Perugia non dimentica”.

E’ quanto dichiara la sindaca di Perugia Vittoria Ferdinandi, in trasferta nel capoluogo emiliano per partecipare alla tradizionale commemorazione della strage di Bologna.

Ferdinandi a Bologna incontra Bolognesi

Riguardo alla propria partecipazione in piazza alla manifestazione in ricordo della strage di Bologna, Vittoria Ferdinandi spiega di aver ritenuto “doveroso onorare in prima persona un momento di profonda riflessione e commemorazione, un atto collettivo in cui uniamo le nostre voci per dire mai più”.

“Questa mattina – ricorda la sindaca Ferdinandi – il presidente Mattarella ha parlato di ‘una ferita insanabile, monito permanente da consegnare alle giovani generazioni’. Le ferite provocate dalla violenza dell’altro non passano, piuttosto scavano, erodono, bruciano, lasciano tracce nella memoria. Il processo di cicatrizzazione non si compie mai definitivamente. E allora per onorare questa ferita serve l’unico balsamo in grado di dare un po’ di sollievo che è la verità”.

La trasferta nel capoluogo emiliano rappresenta per la sindaca di Perugia anche l’occasione di conoscere Paolo Bolognesi, il presidente dell’associazione familiari vittime. “Ha ricordato a tutti noi che ‘arrivare agli ispiratori politici è oggi un obiettivo più vicino” dice Ferdinandi a proposito de loro incontro. “La memoria – aggiunge la prima cittadina – non è soltanto un dovere, ma è l’espressione consapevole e orgogliosa di quella cittadinanza che la violenza terroristica voleva colpire e abbattere”.

Il ricordo di Sergio Secci

Per questo motivo, dunque, partecipare attivamente alla commemorazione della strage di Bologna, secondo Vittoria Ferdinandi, serve a “dimostrare che le bombe non hanno fermato l’affermazione dei valori democratici della nostra costituzione antifascista, oltre che a onorare il sacrificio delle vittime”.

“Un sacrifico – ricorda, a tal riguardo, la sindaca di Perugia – che ha falcidiato le vite di 85 persone e delle loro famiglie, tra cui quella del giovane umbro Sergio Secci, studente del Dams, morto a 24 anni sotto le macerie”. “A lui va il nostro pensiero più caro – fa sapere Ferdinandi – Anche per lui ci impegneremo ogni giorno per la verità e per la democrazia. Contro ogni tipo di violenza“.

“Ho avuto modo di salutare il sindaco Matteo Lepore – rende, infine, noto la sindaca del capoluogo umbro – Ci siamo lasciati con la promessa di essere sempre gli uni accanto agli altri come rappresentanti delle nostre città per trasformare i nostri dolori collettivi in ferite dorate”.

Strage di Bologna, le parole di Sergio Mattarella

“I morti, le immagini della Stazione di Bologna devastata, l’attacco feroce alla convivenza degli italiani, hanno impresso un segno indelebile, il 2 agosto 1980, nella identità della Repubblica e nella coscienza del popolo italiano. La memoria non è soltanto un dovere, ma è l’espressione consapevole di quella cittadinanza espressa nei valori costituzionali che la violenza terroristica voleva colpire e abbattere”.

Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, esprime il suo cordoglio in un messaggio in occasione del 44 esimo anniversario della strage di Bologna.

“Con profondi sentimenti di solidarietà, quarantaquattro anni dopo l’attentato – dichiara – ci uniamo ai familiari delle vittime e alla città di Bologna, teatro di una spietata strategia eversiva neofascista nutrita di complicità annidate in consorterie sovversive che hanno tentato di aggredire la libertà conquistata dagli italiani“.

A Bologna si consumò uno degli eventi più tragici della nostra storia repubblicana – afferma, ancora, il Capo dello Stato – Una ferita insanabile, monito permanente da consegnare alle giovani generazioni unitamente ai valori della risposta democratica della nostra patria, che hanno consentito il riscatto e, nell’unità della nostra comunità, la salvaguardia del bene comune”.