Il tanto atteso verdetto sulla strage di Bologna è infine arrivato: la Corte di Cassazione ha confermato l’ergastolo per l’ex Nar Gilberto Cavallini. Sancendo la responsabilità definitiva del 72enne nella strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna. L’attentato, uno dei più gravi del dopoguerra, causò la morte di 85 persone – tra cui il ternano Sergio Secci – e il ferimento di oltre 200. Una tragedia che ha lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva e nel percorso giudiziario italiano, durato decenni per portare alla luce tutte le responsabilità.

La sentenza emessa dalla Prima sezione della Cassazione chiude definitivamente il capitolo giudiziario per Cavallini, confermando la validità dell’impianto accusatorio che lo vedeva imputato per concorso nella strage. È pienamente provato l’apporto concorsuale dell’imputato, come ha ribadito il rappresentante della Procura generale durante la requisitoria.

Per i familiari delle vittime, presenti in aula, il verdetto è stato accolto con un’emozione palpabile e molti non hanno trattenuto le lacrime. Come testimoniato dalle parole dell’avvocato di uno dei parenti delle vittime Andrea Speranzoni: “È una grande emozione avere questo esito giudiziario per una vicenda che ci ha impegnato per dieci anni. L’accusa di concorso in strage per Cavallini diventa definitiva”.

Il ruolo di Cavallini e i legami con l’eversione nera

La condanna all’ergastolo di Cavallini per la strage di Bologna si inserisce nel più ampio contesto della rete eversiva di estrema destra che pianificò l’attentato. Già condannati in via definitiva per la strage sono Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, ex membri dei Nuclei Armati Rivoluzionari (Nar). L’ordigno, nascosto in una valigia, esplose alle 10.25 nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione, provocando il crollo dell’ala ovest e seminando morte e distruzione.

Secondo la Procura generale Gilberto Cavallini non solo ospitò il resto del gruppo nella sua abitazione a Villorba di Treviso nei giorni precedenti l’attentato, ma fornì anche supporto logistico cruciale. Come sottolineato dal pubblico ministero nella requisitoria, composta da oltre 130 pagine, è “pienamente provato” che Cavallini abbia “fornito alloggio a Mambro, Fioravanti e Ciavardini, nella fase immediatamente precedente alla strage”. Di aver falsificato il documento intestato a Flavio Caggiula, consegnato da Ciavardini a Fioravanti. Infine di aver “messo a disposizione” un’auto per raggiungere il “luogo della strage”.

Le critiche della difesa, che insistevano sulla mancanza di prove della presenza fisica di Cavallini a Bologna il giorno dell’attentato, sono state definite “del tutto inconcludenti” dai giudici. La Cassazione ha confermato che il ruolo di Cavallini non si limitava alla solidarietà ideologica tra i membri del gruppo. Ma costituiva un contributo concreto e determinante all’attuazione del piano criminoso.

Strage di Bologna, ergastolo a Cavallini: legami con i servizi deviati

La sentenza di ieri sulla strage che il 2 agosto 1980 fermò il cuore di moltissimi italiani, ha riportato alla luce anche i collegamenti tra l’eversione nera, i servizi segreti deviati e la loggia massonica P2. Si legge sempre nella requisitoria come l’ex terrorista Cavallini, condannato all’ergastolo, “avesse quantomeno una contiguità anche con contesti di Servizi deviati e con ambienti massonici, cui pure è riconducibile la strage”. “Inserendosi” – prosegue – “in quel micidiale e si spera irripetibile humus nel quale convergevano Servizi deviati, P2 e parte dell’eversione nera allo scopo, evidentemente comune anche se per motivi forse differenti, di destabilizzare ed infine distruggere l’assetto democratico e costituzionale dello Stato Italiano”.

Questi intrecci, secondo l’accusa, rappresentano un elemento chiave per comprendere la portata politica dell’attentato. L’obiettivo non era solo colpire materialmente, ma seminare paura e minare le fondamenta dello Stato democratico.

Mentre Cavallini affronta la sua condanna definitiva, un altro tassello di questo oscuro mosaico è ancora sotto giudizio. Paolo Bellini, ex membro di Avanguardia Nazionale, è infatti in attesa del terzo grado di giudizio dopo i due ergastoli inflitti nei primi gradi.

Una giustizia attesa da 45 anni

Il lungo percorso giudiziario per la strage di Bologna ha rappresentato una prova di resistenza per i familiari delle vittime, che non hanno mai smesso di chiedere verità e giustizia. La conferma dell’ergastolo per Cavallini è un traguardo importante, ma anche un monito su quanto sia necessario continuare a vigilare tutt’oggi contro ogni forma di eversione.

L’attentato del 2 agosto 1980 non è solo una ferita storica. È un monito costante sulla fragilità della democrazia e sulla necessità di difendere i valori costituzionali. La giustizia, pur tardiva, rappresenta un passo fondamentale per mantenere viva la memoria e garantire che tragedie simili non si ripetano mai più.