25 Jul, 2025 - 17:28

“Storie, leggende e misteri nel Parco di Monte Cucco”: Euro Puletti incanta Scheggia con la nuova edizione del suo libro

“Storie, leggende e misteri nel Parco di Monte Cucco”: Euro Puletti incanta Scheggia con la nuova edizione del suo libro

Nella splendida cornice del centro storico medievale di Scheggia, uno dei cuori pulsanti del Parco di Monte Cucco, si è svolta la tanto attesa presentazione, organizzata dall'Associazione Ad Ensem Aps, della nuova edizione del volume "Storie, leggende e misteri nel Parco di Monte Cucco", opera dello storico e naturalista Euro Puletti. Un evento che ha attratto un pubblico numeroso e variegato: cittadini, studiosi, appassionati del territorio e turisti si sono stretti attorno all’autore per ascoltare le parole di chi, da oltre quarant’anni, raccoglie e custodisce la memoria orale dell’Appennino.

Un libro che salva la memoria dall’oblio

Il volume, edito da Accademia dei Romiti di Gualdo Tadino, si presenta come una raccolta organica di leggende, credenze, episodi storici e memorie popolari, frutto di un lavoro paziente e meticoloso condotto da Puletti nel corso di decenni. Un'opera che, come ha spiegato l'autore stesso, «strappa all’oblio, fissandole sulla carta, molte tradizioni orali popolari».

L’incontro ha rappresentato molto più di una semplice presentazione editoriale: è stato un rito collettivo di riappropriazione culturale, nel quale si sono intrecciati saperi antichi e passioni contemporanee, etimologie dimenticate e storie che sembrano uscite da un sogno.

Il “bastone stregone” e la geografia del mistero

Durante il suo lungo intervento, il professor Puletti ha affascinato il pubblico con una narrazione colta e coinvolgente, toccando alcuni dei temi più misteriosi e suggestivi contenuti nel libro. Tra questi, il celebre “bastone di legno stregone”, strumento rituale utilizzato secondo la leggenda da guaritori e figure liminali del passato.

«Questo bastone, che oggi vi mostro in un esemplare autentico antico, veniva così realizzato con misteriosi simboli incisi sulla corteccia, perché si credeva che in essi risiedesse una forza arcana», ha spiegato, estraendo con gesto solenne il bastone nodoso dalla borsa di cuoio.

Non sono mancati riferimenti alla toponomastica e all’etimologia dei luoghi del Monte Cucco, un aspetto che spesso sfugge agli sguardi frettolosi ma che rivela profonde stratificazioni culturali. Alcuni toponimi, secondo Puletti, «rimandano a presenze considerate maligne o pericolose dalla comunità, altri invece ad essenze o a località benefiche, dove si svolgevano antichi riti sacri  di inontro, composizione delle discordie, scongiuro e guarigione».

Il “Chupacabra del Cucco”: una leggenda contemporanea

Uno dei momenti più vivaci dell’incontro è stato senza dubbio il racconto della singolare vicenda del cosiddetto Mostro di Scheggia , una storia che – tra cronaca e leggenda – ha infiammato i giornali locali e non solo. Puletti ha ricordato come, alcuni anni fa, il titolare di una nota pizzeria del territorio, Oddo Brumanonti, fu protagonista di un incontro con una strana ceatura dal pelama rosso e dalla fauci spalancate che emetteva un "urlo disumano", ovvero un grido assordante quanto angosciante. Sembra anche che la presunta creatura notturna abbia sbranato animali come cani e pecore lasciando solo due segni profondi sul collo.

«La storia ebbe una vasta eco, anche fuori dall’Italia, ed è interessante come la fantasia popolare, pur nell’era digitale, continui a creare nuovi miti», ha sottolineato l’autore, suscitando curiosità e sorrisi tra il pubblico.

Un evento partecipato e ricco di ospiti illustri

Alla presentazione erano presenti numerose personalità del mondo culturale e istituzionale. Dopo l’introduzione della moderatrice  Mariella Facchini, Vicesindaca del Comune di Scheggia, è intervenuto a varie riprese il Professor Puletti coadiuvato dall'eugubino Luca Baldelli. Il Professor Pierluigi Gioia, Presidente dell'Accademia dei Romiti di Gualdo Tadino ed Editore del libro, ha formulato un breve ringraziamento al pubblico intervenuto, mentre il sindaco di Scheggia Fabio Vergari ha rivolto un indirizzo di saluto enumerando le varie iniziative del Comune di Scheggia per il 2025. Da segnalare anche la presenza del professore universitario medievista  Francesco Tommasi, scopritore della presenza templare sul Monte Cucco

Echi dal Monte Cucco: una performance tra mito e poesia

Ad arricchire ulteriormente la serata è stata la performance narrativa “Echi dal Monte Cucco”, curata da Giuseppe Marino e Accademia Medioevo, che ha dato fiato e corpo al racconto dialogico satirico in versi dialettali "La voce di Diàntene", sempre di Euro Puletti.  Una lettura teatrale tra mito e memoria, capace di trasformare la parola scritta in esperienza sensoriale e collettiva, sulle ali del suono, della luce e del respiro dei narratori.

«Non è solo la storia che conta, ma il modo in cui la si racconta. Ogni voce, ogni inflessione, ogni pausa restituisce il senso profondo di ciò che siamo», ha detto Marino al termine della performance.

Un patrimonio da custodire e tramandare

L’opera di Puletti è molto più di un omaggio al Parco di Monte Cucco: è un gesto di salvaguardia culturale, un tentativo riuscito di dare dignità e futuro a un passato che rischia di perdersi, soffocato dalla modernità e dalla disattenzione.

Grazie anche al lavoro grafico e fotografico di Anna Beni, e all’equilibrio narrativo curato da Giulia Marras, il volume si presenta non solo come un’opera scientifica, ma anche come un libro bello da leggere e da vedere, capace di affascinare il lettore e trasportarlo dentro un mondo parallelo fatto di suoni, odori, misteri e silenzi.

Il Monte Cucco come luogo dell’anima

La serata a Scheggia ha dimostrato come la narrazione delle radici possa ancora unire le persone, stimolare il pensiero e accendere la fantasia. Grazie alla passione e alla competenza di Euro Puletti, il Monte Cucco torna a essere non solo una vetta naturale, ma un altare simbolico, un luogo dell’anima dove la storia si intreccia con il mito.

«Questo libro è un invito a camminare non solo nei boschi del Cucco, ma anche dentro la memoria profonda di chi quei boschi li ha vissuti, temuti, amati», ha concluso l’autore, accolto da un lungo applauso.

Un’opera che resterà, come il suono di una campana sommersa, a ricordarci che ogni luogo ha un’anima. Basta saperla ascoltare.

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Mario Farneti
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