Prosegue a Stifone la realizzazione del Centro Visite delle Gole del Nera, previsto nel locale di proprietà comunale, adiacente ai resti dell’antica centrale idroelettrica Aldobrando Netti.
Lo riferisce il Comune di Narni secondo il quale “il progetto, finanziato tramite il Piano di Sviluppo Rurale, ha superato la fase dell’aggiudicazione lavori. Si sta infatti procedendo in questi giorni all’allestimento del cantiere“.
Punto informativo nel Centro Visite delle Gole del Nera
“Una volta realizzato – secondo la nota stampa – il Centro potrà funzionare come punto informativo ed illustrativo per tutto il complesso delle Gole, con attenzione alla storia della produzione idroelettrica. Si lega a questo un’altra iniziativa finanziata con i fondi derivanti dall’Accordo per la Qualità dell’Aria della Conca ternana”.
“L’amministrazione comunale – continua la nota – ha incaricato la società Dream srl, startup dell’Università La Sapienza, di realizzare uno studio preliminare di fattibilità ad alto contenuto tecnologico per la nascita di una smart-grid in grado di alimentare una buona parte del borgo circostante di Stifone tramite una piccola turbina ospitata proprio nei resti dell’antica centrale.
La smart-grid è in grado di ottimizzare la distribuzione dell’energia elettrica. E’ capace inoltre di decentralizzare le centrali di produzione dell’energia e di minimizzare i sovraccarichi e le variazioni della tensione elettrica.
Il Centro Visite delle Gole del Nera come offerta didattica
Si tratta quindi di un’attività progettuale che, oltre a potenziare l’offerta didattica del futuro Centro Visite, potrebbe rappresentare anche il primo passo per la nascita della seconda comunità energetica rinnovabile all’avanguardia nel territorio narnese. Le comunità energetiche rinnovabili sono aggregazioni di cittadini, imprese ed istituzioni che si uniscono con l’obiettivo di produrre, scambiare e consumare energia pulita su scala locale.
L’impianto di questo progetto pilota a Stifone, ha il duplice vantaggio di promuovere lo sviluppo economico locale e allo stesso tempo di decentralizzare la produzione dell’energia, con conseguente riduzione dell’impatto ambientale. Tutti obiettivi, questi, in linea con la storia dell’abitato, che proprio grazie all’inaugurazione della centrale idroelettrica segnò già un primato nell’Italia Centrale del 1893”.
“Prima ancora che una destinazione turistica di alto valore naturalistico – dichiara l’assessore all’ambiente Giovanni Rubini – Stifone è una comunità che porta la parola innovazione inscritta nella sua storia. Vogliamo pertanto celebrare questa eredità culturale, lavorando per l’implementazione di un sistema che sia, allo stesso tempo, un’infrastruttura energetica sostenibile per gli abitanti e un servizio innovativo per i visitatori”.
La storia delle Centrale Elettrica Aldobrando Netti
Realizzata a partire dal 1893 dall’Ing. Aldobrando Netti, la Centrale fu un’opera che in breve tempo cambiò totalmente il territorio.
Era all’inizio dotata di una turbina tipo Pelton dalla potenza di soli 47kW, una potenza oggi irrisoria, ma allora capace di fare proliferare piccole attività artigianali con moderni macchinari. Nell’aprile 1896 grazie a essa fu dotato di illuminazione elettrica il primo edificio della città, il Teatro Mancinelli di Orvieto, al quale seguì l’illuminazione di tutto il centro abitato.
Ad oggi sono ancora ben visibili due turbine Pelton, con relativi alternatori e ruote volano, realizzate dalla ditta Ing. Riva di Milano. Una delle due ha la cassa aperta mettendo in luce l’ugello e la ruota con tutti i cucchiai. Una terza turbina, ancora ben conservata fu scoperta dal Gruppo Speleologico Cai di Orvieto, alcuni metri sotto l’edificio e ora accessibile soltanto attraverso un tortuoso passaggio. I macchinari, ormai in rovina, sono oggi un tutt’uno con la rigogliosa vegetazione del luogo.
Il bosco ha prevalso sulla centrale
Il bosco l’ha invasa a partire dal dopoguerra, quando la popolazione la dimenticò in seguito alla realizzazione di impianti più moderni.
La struttura mostra le ferite degli anni e dell’incuria ma trasuda anche fascino e mistero. All’interno cela anche un raro esempio di archeologia industriale italiana.
Negli anni sono stati presentati numerosi progetti di recupero e di valorizzazione come archeologia industriale ed è stata anche candidata a luogo del cuore FAI.