Il Comune di Spoleto accende un faro su un fenomeno che corre veloce tra smartphone e social: il gioco d’azzardo. Con il piano attuativo “GAME OVER – Diciamo stop al gioco d’azzardo”, la città capofila della Zona Sociale n. 9 schiera scuole, operatori e famiglie in una strategia di prevenzione che parla il linguaggio dei ragazzi e smonta, con i numeri, le false promesse di vincita.
Un’operazione civica e culturale che parte dalle aule e approda nei quartieri, perché l’azzardo – specie quello digitale – non è più un vizio di pochi, ma un rischio trasversale che colpisce soprattutto chi ha meno.
“GAME OVER” è il contenitore con cui Spoleto coordina attività, eventi e laboratori rivolti a target d’età diversi, con un’attenzione prioritaria agli adolescenti. L’obiettivo è doppio: ridurre l’accesso all’azzardo e rafforzare gli anticorpi sociali contro le dinamiche che lo alimentano. Il Comune – capofila della Zona Sociale n. 9 – ha costruito un percorso continuativo che affianca sensibilizzazione e informazione, dalle classi all’associazionismo, fino ai presidi nei pressi delle sale da gioco.
La scelta non è casuale: il profilo del “nuovo giocatore” è cambiato, si è spostato online e spesso ha tra i 14 e i 16 anni. Qui si scommette su tutto, dal fantacalcio alle criptovalute, passando per micro-giochi in app che allenano alla ripetizione del gesto e all’illusione di controllo. In questo scenario, la scuola diventa il primo baluardo per intercettare le fragilità e disinnescare narrazioni tossiche.
Nove classi degli Istituti secondari di secondo grado hanno partecipato alla Sala Frau all’evento-spettacolo “Fate il nostro Gioco – la certezza matematica di perdere al gioco d’azzardo”, inserito nel programma “Spoleto per la Scuola 2025” e sostenuto da fondi regionali per prevenzione, cura e riabilitazione del disturbo da gioco d’azzardo, con il coordinamento di Federsanità Anci Umbria.
Il format, ideato da TAXI 1729 – società torinese di formazione e comunicazione scientifica – accompagna gli studenti in un’ora e mezza di esperimenti, simulazioni e interazione continua. Lì dove la pubblicità "vende" sogni statistici, lo spettacolo restituisce la realtà delle probabilità: sul lungo periodo l’azzardo è costruito per far perdere. Smontare bias cognitivi come la “quasi vincita” o l’idea che la fortuna si possa addomesticare è un passaggio decisivo per costruire consapevolezza. E quando il messaggio passa attraverso linguaggi e dimostrazioni pratiche, l’impatto si moltiplica.
Il fenomeno non risparmia nessuno, a partire dai più giovani. Secondo le rilevazioni ESpad, il 36,9% degli studenti tra i 15 e i 19 anni ha giocato d’azzardo nell’ultimo anno. Tra i minorenni la quota si assesta al 33,6%. Sul fronte economico, il “Libro Nero del gioco d’azzardo” (luglio 2025), elaborato da CGIL, Federconsumatori e Fondazione Isscon su dati dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, scatta un’istantanea eloquente: nel 2024 in Italia sono stati giocati 157 miliardi di euro, il 6,6% in più rispetto al 2023. Un volume pari al 7,2% del PIL e superiore di circa 20 miliardi alla spesa sanitaria complessiva.
Cresce soprattutto l’online, con un +12,5% nel 2024, mentre le fasce più esposte restano quelle economicamente fragili.
Spoleto risponde con interventi di prossimità: laboratori per primaria e secondaria, percorsi per la prima infanzia, la mostra itinerante “Azzardo non chiamiamolo gioco”, il lavoro dell’unità educativa di strada e punti informativi vicino alle sale per intercettare giocatori e famiglie. Come sintetizza l’assessora Luigina Renzi: “La sensibilizzazione dei giovani sul gioco d'azzardo è un investimento sul futuro loro e di tutta la comunità".
"In un'epoca in cui si è costantemente esposti a stimoli digitali e sociali" - prosegue - "è essenziale fornire loro gli strumenti necessari per riconoscere i pericoli associati al gioco d'azzardo. Solo attraverso una educazione mirata possiamo contribuire a creare una generazione più consapevole e resistente a quel tipo di rischio".
Se il gioco online è disponibile 24/7, la risposta deve essere altrettanto capillare: competenze nelle scuole, sportelli informativi, monitoraggio vicino ai luoghi fisici dell’azzardo e attenzione alle famiglie.