A Spoleto torna d’attualità il futuro dell’area dismessa dell’ex cementificio “Spoleto Cementi” di Sant’Angelo in Mercole. Nella seduta del Consiglio comunale del 4 giugno 2025 è stata avanzata l’ipotesi di realizzare un impianto fotovoltaico nell’area dell’ex stabilimento ormai chiuso da anni. L’idea, presentata in risposta alle interpellanze dell’opposizione, ha subito sollevato un acceso dibattito politico e sociale sulla riconversione dell’area industriale.
Lo stabilimento di Spoleto, acquisito negli ultimi anni dal gruppo Colacem, è stato progressivamente dismesso: prima destinato alla lavorazione del clinker, è stato poi definitivamente chiuso, lasciando la struttura e le aree circostanti in uno stato di abbandono. Su 35 operai attivi, solo 8 sono stati riallocati in altre sedi del gruppo (a Gubbio), mentre il resto dei lavoratori è rimasto senza occupazione locale. Da più parti – dalla proprietà aziendale alle organizzazioni sindacali – era emersa in passato l’ipotesi di un nuovo piano industriale per riaprire la fabbrica e sfruttare la vicina cava di pietra calcarea.
La chiusura del cementificio ha avuto un impatto importante sul tessuto sociale ed economico della zona. Sant’Angelo in Mercole, un’area periferica di Spoleto, si è trovata a fare i conti con l’abbandono di un’industria che per decenni aveva rappresentato una fonte di occupazione stabile. La mancanza di un progetto concreto per il recupero dell’area ha alimentato negli anni un clima di incertezza e preoccupazione tra i cittadini e le istituzioni locali.
Nel consiglio comunale del 4 giugno la maggioranza di governo cittadino ha affrontato una domanda formulata dall’opposizione su possibili soluzioni per l’area ex cementificio. Da quanto emerge dalle cronache locali, tra le ipotesi discusse vi sarebbe stata anche quella di un impianto fotovoltaico a terra. Questa proposta – ancora in fase preliminare – richiederebbe inizialmente una bonifica del terreno, come ricordato da alcuni rappresentanti istituzionali. Si tratterebbe di un impianto di notevoli dimensioni, quantificabile in diversi ettari, che trasformerebbe un’area industriale in disuso in una centrale di produzione di energia pulita. Tuttavia, dettagli sullo sviluppo del progetto (capacità produttiva, soggetto proponente, tempistiche) non sono ancora stati definiti pubblicamente.
Durante la discussione, alcuni consiglieri hanno sottolineato che un progetto del genere potrebbe rappresentare un’importante opportunità per il territorio, sia in termini di sviluppo economico che di immagine. Tuttavia, le preoccupazioni per l’impatto ambientale e paesaggistico restano al centro del dibattito, con richieste di garanzie precise da parte della cittadinanza e delle associazioni ambientaliste.
Sull’ipotesi del fotovoltaico si registra attenzione anche da parte di associazioni e agricoltori. Già in altre zone dell’Umbria progetti di grandi impianti solari a terra hanno incontrato forti opposizioni sul piano ambientale e paesaggistico. Ad esempio, a inizio 2025 nei dintorni di Città di Castello cittadini e amministrazioni hanno unito le forze per bloccare un impianto su 14 ettari di terreno agricolo, denunciando il rischio di "sottrazione di terreno alle coltivazioni" e la "distruzione di un paesaggio di pregio".
Anche a Spoleto il dibattito sociale include queste perplessità: alcuni fanno notare che l’area dell’ex cementificio, pur degradata, è parte del paesaggio di Sant’Angelo in Mercole e chiede quindi valutazioni ambientali attente.
In questo contesto l’ipotesi fotovoltaica si inserisce nel quadro più ampio della transizione energetica regionale. Alcuni osservatori sottolineano che progetti analoghi, se ben progettati, potrebbero contribuire agli obiettivi di decarbonizzazione, ma altri ricordano che – come già avvenuto – le comunità locali potrebbero opporsi a impianti di grande scala ritenuti invasivi.
La Regione Umbria, negli ultimi anni, ha puntato molto sulle energie rinnovabili, cercando di favorire progetti che coniughino sostenibilità ambientale e crescita economica. Tuttavia, la sfida principale resta quella di trovare un equilibrio tra esigenze energetiche e tutela del territorio. Per ora, il tema è tornato d’attualità in Consiglio e rimane sul tavolo l’esigenza di conciliare rilancio economico e tutela del territorio nella scelta del futuro di quell’area.
La discussione su come gestire l’area ex cementificio di Spoleto potrebbe rappresentare un banco di prova per il futuro delle politiche energetiche regionali. La collaborazione tra istituzioni, cittadini e aziende sarà fondamentale per definire un progetto che soddisfi le esigenze di tutti.