Una consigliera comunale di minoranza del Comune di Spello, parte del gruppo Scelta Civica per Spello, ha deciso di rendere pubblica una vicenda che l’ha colpita personalmente. La consigliera, che si chiama Elisa Capodicasa, ha precisato che si tratta di un fatto personale, anche se si riscontrano in modo imprescindibile connotati che possono essere collegati al suo ruolo istituzionale: “La racconto come fatto personale e non come da amministratore o da rappresentante politico, anche se ha dei connotati politici e motivazioni deducibili dal mio ruolo istituzionale; il che la rende – forse – più grave” – comincia così la lettera.

Attacchi alla consigliera comunale durante la campagna elettorale

Secondo quanto riportato dalla consigliera, gli episodi sono iniziati durante la campagna elettorale per le amministrative di giugno, quando era candidata sindaco. La stessa ha dichiarato di essere stata oggetto di attacchi sui social media da parte di sostenitori della lista avversaria, affermando che i commenti spesso andavano oltre i limiti della critica politica. “Ho quindi sopportato questo crescente clima d’odio nei miei confronti e l’indifferenza dei miei colleghi di opposizione, che non hanno mai preso le distanze dai tanti post e commenti – anche strettamente personali – scritti da loro stretti sostenitori.”

Un post che alza il livello delle minacce

Il 24 novembre, come riferisce la consigliera, è apparso un post sui social in cui veniva definita “la Salis di Spello”, seguito da commenti che hanno suscitato preoccupazione. Tra le espressioni riportate, figurano “un dolce a pallini” e “un bastone da basu”, interpretate come riferimenti a possibili atti violenti. “Tali commenti mi hanno fortemente turbato perché ho capito che non si trattava più di offese insensate ma si era passati a prevedere atti violenti nei miei confronti, nello specifico usando il fucile o il bastone (di cui ho anche inteso il doppio senso a sfondo sessuale).”

Reazioni contrastanti

La consigliera ha evidenziato come non ci siano state prese di posizione da parte di alcuni colleghi dell’opposizione, mentre uno di loro ha reagito al post con un’emoticon di risata. Ha invece ricevuto solidarietà da rappresentanti della maggioranza e da molti cittadini. “Ancora una volta nessuno dei consiglieri di minoranza a cui queste persone sono vicine ha preso le distanze da un linguaggio del genere, ma anzi uno di loro ha anche posto l’emoticon della risata al post (specifico, non ai commenti).”

La scelta di agire per via legale

Di fronte a questa situazione, la consigliera ha scelto di sporgere querela contro gli autori dei commenti, con l’obiettivo di contrastare il clima intimidatorio e prevenire episodi simili in futuro. “Spero inoltre che ciò sensibilizzi chi ormai è abituato ad usare un certo linguaggio via social (e non solo forse), di modo che si comprenda che anche le parole hanno un peso e che producono effetti e conseguenze nella realtà.”

Riflessioni sul ruolo delle donne

La consigliera ha espresso il suo pensiero su come il genere possa influire nella ricezione di attacchi personali. Ha dichiarato: “Specifico donna, perché sono quasi certa che un uomo al posto mio non avrebbe subito nulla di più di una forte critica politica. Con noi donne ci si può sempre permettere di andare un po’ oltre, sconfinando anche nel doppio senso sessuale, che quello poi fa ridere un po’ di più.”

Nella sua testimonianza, la consigliera ha posto l’attenzione sul linguaggio utilizzato nei social e sui suoi effetti nella realtà: “Non ci si può abituare alle offese personali o alle minacce. Non si può ridere quando vengono dette certe cose perché non c’è nulla di divertente ma anzi sottende una normalità e quindi un’accettazione tacita di un modo di porsi violento e sessista.”