Ottavia Piana è stata messa in salvo questa mattina alle ore 3:15, dopo aver trascorso 83 ore intrappolata nell’Abisso Bueno Fonteno, una delle grotte più complesse e pericolose della Lombardia. Il salvataggio della speleologa, effettuato grazie all’intervento tempestivo degli alpini, dei vigili del fuoco e di due squadre Sasu provenienti dall’Umbria, ha visto l’impiego di 159 persone, tra cui medici e tecnici del Soccorso Alpino. Una volta estratta dalla grotta, Ottavia è stata trasportata in elicottero all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, dove è stata ricoverata per gravi traumi alle vertebre, alle costole, e per delle fratture alle ossa facciali e a un ginocchio. Per la speleologa, questo non è il primo episodio drammatico: nel 2023 era rimasta intrappolata nello stesso luogo per 40 ore.
Il suo salvataggio è stato reso possibile grazie alla sinergia tra i numerosi soccorritori, che si sono alternati in un’operazione complessa e impegnativa, che ha visto l’utilizzo di elicotteri e tecnologie avanzate. Nonostante le difficoltà, la missione si è conclusa con successo, e la speleologa è riuscita a tornare in superficie, salvata da un impegno collettivo senza precedenti.
Speleologa intrappolata in una grotta: decisivo l’intervento del Sasu
Alle ore 2:59 del 18 dicembre, i soccorritori hanno raggiunto l’uscita della grotta Abisso Bueno Fonteno con la barella che trasportava Ottavia Piana, infortunata nel pomeriggio di sabato 14 dicembre durante un’esplorazione in una zona della grotta poco conosciuta.
La missione di salvataggio ha visto l’impiego di 159 tecnici del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico provenienti da 13 regioni italiane, compresa l’Umbria con l’intervento del Sasu, che hanno lavorato ininterrottamente per più di 75 ore. Tra i soccorritori, un’équipe medica composta da 6 medici e 8 infermieri ha costantemente monitorato e assistito Ottavia Piana durante l’intero salvataggio. La sua estrazione è stata una delle operazioni più difficili e delicate, dato il terreno accidentato e l’isolamento della grotta, situata a 585 metri di altitudine tra il Lago d’Iseo e il Lago di Endine.
Una volta raggiunta la superficie, la barella è stata trasportata verso un’area dove i Vigili del Fuoco avevano predisposto un punto per l’elicottero del 118. L’elicottero, decollato dalla base di Sondrio, ha prelevato la speleologa e l’ha trasportata rapidamente all’Ospedale di Bergamo. Le fratture riportate dalla donna sono gravi, ma non si temono complicazioni fatali, grazie alla tempestività dell’intervento.
Il salvataggio è stato possibile anche grazie alla collaborazione tra la Prefettura di Bergamo, i Carabinieri, la Protezione Civile locale e i Vigili del Fuoco, che hanno coordinato le operazioni sul terreno. L’allarme era stato lanciato dai compagni di spedizione di Ottavia, membri del Gruppo Cai di Lovere, che sono stati i primi a rendersi conto della sua scomparsa.
L’Abisso Bueno Fonteno: una cavità carsica difficile da esplorare
L’Abisso Bueno Fonteno, situato nel comune di Fonteno, è una delle grotte più affascinanti e misteriose della Lombardia. Con una profondità di circa 515 metri e una lunghezza che supera i 19 chilometri, si colloca tra le prime 20 grotte per estensione in Italia. L’ingresso della grotta fu scoperto nel maggio 2006 da un gruppo di speleologi del “Progetto Sebino”, un’iniziativa finalizzata alla mappatura delle cavità naturali presenti nella zona tra il Lago d’Iseo e il Lago di Endine. Il gruppo si accorse della fuoriuscita di aria fredda da una fessura nelle rocce, che indicava la presenza di un’ampia cavità sotterranea.
La prima esplorazione dell’Abisso fu effettuata da un altro gruppo di speleologi, che in soli tre mesi esplorarono oltre 8 chilometri di tunnel. La grotta si distingue per la sua complessità e la varietà dei suoi ambienti sotterranei, che includono corsi d’acqua e sifoni, come lo “Smeraldo”, a 451 metri di profondità, che rappresenta uno degli ostacoli più impegnativi per gli speleologi. Le ultime esplorazioni hanno portato alla scoperta di un esteso reticolo di gallerie che continua a stupire gli esploratori.
La grotta è divisa in tre rami principali: Il ramo principale, che scende fino a -451 metri, il ramo Hydrospeed, che raggiunge i -515 metri, e il ramo Fangul, noto per la sua grande quantità di fango che rende difficile l’esplorazione. Questi rami sono ancora oggetto di studio, e molti tratti della grotta rimangono inesplorati, come quello in cui Ottavia Piana è rimasta intrappolata. Il “Progetto Sebino”, a cui la speleologa bergamasca è attivamente coinvolta, continua a mappare e esplorare questi misteriosi ambienti sotterranei, cercando di scoprire nuove aree della grotta e di catalogare le sue caratteristiche.