Il Carnevale in Umbria non è solo una festa di colori, maschere e tradizioni, ma anche un’occasione per scoprire la ricca varietà gastronomica che arricchisce questo periodo dell’anno. Ogni borgo e città, con il loro carattere unico, si prepara a celebrare la stagione con piatti speciali che raccontano storie secolari e sapori inconfondibili. In questo articolo, vi condurremo alla scoperta di cinque specialità imperdibili che ogni amante della buona tavola non può farsi sfuggire durante questa festività. Un’occasione perfetta per immergersi nelle tradizioni culinarie della regione, scoprendo piatti che non solo deliziano il palato, ma raccontano anche il legame profondo tra il territorio e le sue persone.
Gli Strufoli
Gli strufoli sono uno dei dolci più rappresentativi del Carnevale umbro, una vera e propria delizia che incarna la tradizione e la ricchezza gastronomica della regione. Queste piccole sfere fritte, preparate con ingredienti semplici ma di grande impatto, sono un inno alla dolcezza e alla convivialità. La loro versatilità è ciò che le rende uniche: possono essere avvolte da un velo dorato di alchermes, immerse nel miele o spolverate con zucchero a velo, offrendo così diverse varianti che accontentano ogni palato.
In passato, gli strufoli venivano fritti nello strutto, un’usanza legata alla necessità di consumare i grassi animali prima della Quaresima. Questi dolci venivano preparati e consumati entro la mezzanotte del Martedì Grasso, chiudendo simbolicamente i festeggiamenti carnevaleschi.
I Ficcanasi
Il ficcanaso affonda le sue radici in una ricetta che segue la tradizione delle preparazioni stagionali: farina, latte, burro, e, con grande sorpresa, nessuna traccia di uova. Il suo nome, tanto affascinante quanto la forma che caratterizza il dolce, sembra derivare dalla sua peculiarità visiva: una figura che ricorda un paio di baffi attorcigliati. Un tempo, durante le celebrazioni carnevalesche, il foro centrale veniva utilizzato per infilare il dolce al naso, creando una maschera improvvisata che univa la tradizione gastronomica a un tocco di ironia.
Ciò che rende i ficcanasi irresistibili è senza dubbio l’aroma intenso e avvolgente, dato dalla scorza grattugiata di arancia e limone, che dona una fragranza unica e inconfondibile. Tuttavia, il vero segreto del successo di questo dolce sta nella cottura: il momento cruciale per ottenere la consistenza perfetta. Dorati e asciutti all’esterno, ma morbidi e ben cotti all’interno, i ficcanasi sono una vera e propria sinfonia di sapori e consistenze.
Le Cialde di Marsciano
La Cialda è un dolce unico nel suo genere, simbolo del Carnevale di Marsciano, e si distingue per il suo carattere inconfondibile: a differenza di molti altri dolci tipici di questa festività, la Cialda non viene fritta. La sua origine, avvolta nel mistero, si perde nei secoli, ma ancora oggi il dolce viene preparato in occasione dei suggestivi riti carnevaleschi che coinvolgono la comunità marscianese, come la fiaccolata della Compagnia del Purgatorio e il rogo del fantoccio Sansimino.
La storia di queste cialde è legata a un importante episodio locale: nel 1600 venne istituita la Compagnia del Purgatorio, con lo scopo di raccogliere offerte per celebrare le messe in onore delle anime del Purgatorio, che si dice avessero protetto Marsciano durante l’assedio dei fiorentini. Una parte dei fondi raccolti veniva destinata alla preparazione delle cialde, che venivano distribuite alla popolazione durante il Carnevale, un gesto che simboleggiava la condivisione della festa e della tradizione.
Oggi, la preparazione delle cialde segue la stessa tecnica artigianale di secoli fa. I marscianesi, noti per l’abilità nella forgiatura dei ferri, continuano a tramandare questa tradizione grazie alla comunità locale “dei Ferri da Cialda di Marsciano”, che si è costituita per preservare i segreti della lavorazione. Un’arte che richiede maestria, esperienza e una manualità raffinata, ben oltre quella di un comune fabbro. Le cialde, sebbene semplici nel loro impasto, raccontano una storia secolare di tradizione, amore e condivisione, rendendole un dolce che conserva il fascino del passato e l’anima di una comunità che non vuole dimenticare le proprie radici.
La Cicerchiata
La Cicerchiata è uno dei dolci più rappresentativi del Carnevale umbro, una vera e propria celebrazione di sapori che intreccia tradizione, storia e gusto in una preparazione semplice ma irresistibile. Il nome di questo dolce richiama le cicerchie, antichi legumi della cucina contadina, e la forma di piccoli pallini dorati che lo compongono evoca quella dei legumi stessi. Tuttavia, mentre le cicerchie sono salate e robuste, i bocconcini della cicerchiata sono un’esplosione di dolcezza: fritti e ricoperti da una generosa colata di miele, sono un vero e proprio tributo alla gioia di vivere e alla convivialità.
Simile agli struffoli natalizi del Sud Italia, la cicerchiata si distingue per la sua forma e il contesto in cui viene celebrata. Tradizionalmente, questo dolce si presenta sotto forma di una corona o di un cerchio, arricchito da una cascata di codette di zucchero colorate che aggiungono un tocco di vivacità, perfettamente in sintonia con lo spirito festoso del Carnevale.
La Crescionda di Spoleto
La crescionda è un dolce che racconta secoli di storia gastronomica umbra, un connubio di tradizione, innovazione e passione. Il suo nome, derivato da “crescia unta”, fa riferimento a una versione dolce della focaccia tipica, un piatto che affonda le radici nel Medioevo e che univa già allora le terre dell’Umbria e delle Marche.
Originariamente, la crescionda non era il dessert che conosciamo oggi, ma una preparazione agrodolce che mescolava sapori contrastanti. Gli ingredienti principali includevano uova, pangrattato, brodo di gallina, pecorino e cioccolato, una combinazione insolita che rifletteva i gusti e le tradizioni culinarie di un’epoca in cui la sperimentazione era all’ordine del giorno.
Nel corso dei secoli, la ricetta ha subito una trasformazione, dando vita a tre varianti principali che mantengono vivo il legame con il passato: la crescionda di mele, la crescionda poretta e, soprattutto, la crescionda “a tre strati”, la più famosa e apprezzata. Questa versione, che incarna lo spirito del Carnevale spoletino, è composta da tre strati distintivi che rendono ogni boccone un’esperienza unica: un primo strato di amaretti croccanti, seguito da una morbida consistenza simile a un budino e, infine, una golosa copertura al cioccolato che avvolge il tutto in un abbraccio di dolcezza.