L’Associazione Luca Coscioni è da anni in prima linea nella tutela dei diritti umani e civili, in particolare nel campo della salute e dell’autodeterminazione. In questo senso, e nel solco della crisi del sovraffollamento delle carceri, l’associazione ha provveduto alll’invio di 102 diffide alle Direzioni Generali delle Aziende Sanitarie Locali. Lo scopo è richiamare all’adempimento dei propri obblighi di legge, ovvero il monitoraggio delle condizioni igienico-sanitarie all’interno delle carceri. Questo intervento si è reso necessario alla luce della crescente evidenza di gravi violazioni dei diritti dei detenuti, con particolare riguardo al diritto alla salute.

Associazione Coscioni: diffida alle ASL sul fronte delle carceri

Le diffide inviate dall’Associazione Luca Coscioni rappresentano un atto formale per sollecitare le ASL a compiere sopralluoghi negli istituti penitenziari, verificando le condizioni igienico-sanitarie e intervenendo laddove siano riscontrate violazioni. La legge impone infatti alle ASL il compito di assicurare il rispetto delle norme igieniche all’interno delle carceri, segnalando eventuali criticità sia al Ministero della Salute che a quello della Giustizia.

In Umbria, come nel resto d’Italia, le ASL hanno il dovere di verificare che le condizioni di vita nei penitenziari siano compatibili con la dignità umana. Tuttavia, questa responsabilità è spesso trascurata, e l’Associazione Luca Coscioni si è fatta portavoce delle preoccupazioni della società civile, che da tempo denuncia lo stato critico delle strutture carcerarie.

Le difficili condizioni sanitarie

Le condizioni igienico-sanitarie delle carceri italiane, tra cui quelle umbre, sono da tempo oggetto di denunce e rapporti allarmanti. Le visite ispettive, quando effettuate, hanno spesso messo in luce situazioni inaccettabili. Tra i problemi più gravi segnalati troviamo il sovraffollamento delle celle, l’inadeguata ventilazione, la presenza di infestazioni di insetti come pulci e cimici, e la mancanza di acqua calda o docce adeguate.

In Umbria, la situazione non è diversa da quella di altre regioni italiane. Nonostante una capienza regolamentare inferiore, il tasso di sovraffollamento nelle carceri umbre è del 119%, un dato che rende difficile garantire condizioni igieniche adeguate per i detenuti. Questa situazione contribuisce significativamente a peggiorare la qualità della vita dei carcerati, rendendo ancora più urgente un intervento delle autorità sanitarie.

Diritto alla salute

Il diritto alla salute è un principio fondamentale sancito dalla Costituzione italiana e da convenzioni internazionali, che deve essere garantito anche per le persone private della libertà personale. L’Associazione Luca Coscioni, nella sua azione di tutela, evidenzia come questo diritto venga spesso violato in maniera sistematica all’interno delle carceri italiane. I dati parlano chiaro: al 31 luglio 2024, si contano 64 suicidi tra i detenuti, molti dei quali legati alle condizioni di vita precarie e disumane a cui sono sottoposti.

Questa drammatica statistica è accompagnata da quella dei suicidi tra gli agenti della polizia penitenziaria, aggravata dalle condizioni di lavoro inadeguate e dalla carenza di personale. Anche in Umbria, le carceri vivono questa doppia emergenza: da una parte, i diritti dei detenuti vengono trascurati; dall’altra, il personale penitenziario si trova a operare in condizioni di grave disagio, che mettono a rischio la loro stessa salute mentale e fisica.

Carceri, la diffida dell’associazione Coscioni

L’Umbria, con il suo 119% di sovraffollamento nelle carceri, si trova di fronte a una sfida cruciale. L’azione dell’Associazione Luca Coscioni ha il potenziale di innescare un cambiamento significativo, ma solo se le autorità sanitarie locali decideranno di adempiere pienamente ai propri doveri.

Filomena Gallo e Marco Cappato, rappresentanti dell’Associazione, insieme all’ex senatore Marco Perduca, hanno sottolineato l’importanza di queste azioni. Nonostante l’urgenza di misure strutturali, come la depenalizzazione o la decarcerizzazione, l’Associazione ha deciso di agire nell’ambito del quadro legale esistente, chiedendo che le ASL rispettino i loro obblighi e intervengano nei casi di violazione.