La chiusura del Posto di Teleconduzione di Terni, annunciata da Enel Green Power entro la fine di settembre, ha innescato una durissima reazione sindacale e un acceso dibattito politico.
Se da un lato Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uildenunciano “l’atteggiamento arrogante” dell’azienda e la mancanza di dialogo con i lavoratori, dall’altro la Regione Umbria rivendica la costituzione di un gruppo di lavoro deliberata lo scorso 10 settembre, mentre dal Comune di Terni arrivano criticheall'amministrazione regionale sulla gestione della vicenda.
Le sigle Filctem, Flaei e Uiltechanno diffuso una nota con toni durissimi contro l’azienda. Secondo le organizzazioni sindacali, Enel avrebbe avviato colloqui individuali con il personale per la ricollocazione, senza attendere l’esito della vertenza e ignorando la convocazione prevista il 24 settembre alla Camera dei Deputati presso la X Commissione Attività Produttive.
“Condanniamo ancora una volta l’atteggiamento arrogante aziendale- si legge nella nota -in quanto Enel, nonostante le diffide delle organizzazioni sindacali, ha proceduto ai colloqui con il personale del Posto di Teleconduzione. Riteniamo grave questa fuga in avanti quando è ancora aperta una vertenza territoriale che coinvolge istituzioni locali, regionali e nazionali”.
I sindacati parlano apertamente di “mancanza di rispetto verso le Istituzioni e tutte le forze politiche impegnate per scongiurare la chiusura”. Da qui la decisione di rinviare a data da destinarsi l’incontro del 22 settembre che avrebbe dovuto affrontare l’impatto sul personale.
La Regione Umbria, con delibera del 10 settembre, ha istituito un gruppo di lavoro dedicato alla vigilanza sulle grandi derivazioni idroelettriche. Al tavolo siederanno assessorati regionali, Protezione Civile, sindacati, enti locali e concessionari, insieme a Ministeri, Autorità di bacino e Prefetture.
“Il Posto di Teleconduzione di Terni è un centro nevralgico che monitora sette grandi dighe e circa cinquanta opere idrauliche minori - ha dichiarato l’assessore Thomas De Luca-la sua chiusura compromette un presidio irrinunciabile per la sicurezza idraulica, ambientale ed energetica dell’intera Umbria. Se Enel volesse andare avanti su questa strada, noi ricostituiremo il Punto di Teleconduzione subito dopo il reingresso della Regione Umbria all’interno della gestione delle centrali”.
A queste parole ha replicato con forza l’assessore comunale di Terni SergioCardinali, aprendo uno scontro politico istituzionale: “E no caro Assessore Thomas De Luca, non basta dire che non permetteremoe che siamo padroni a casa nostra, per poi concludere che se l’Enel vuole chiudere noi poi ricostruiremo. La centrale deve restare con una possibile gestione indipendente. La frase ricostruiremo’sa tanto di resa incondizionata, come il documento della dirigente regionale che avete dovuto rimuovere (la dirigente regionale della Protezione civile aveva dato l'ok alla chiusura evidenziando che non c'erano rischi per il territorio, ndr). In politica buoni propositi e grandi proclami non servono: ci vogliono i fatti”.
L’iniziativa regionale, in ogni caso, si inserisce in un percorso già avviato con la delibera n. 30 del 22 gennaio 2025, che prevede la creazione di una società mista pubblico-privato per la gestione degli impianti idroelettrici. L’obiettivo è riappropriarsi di una risorsa considerata strategica per la sicurezza idraulica e per l’autonomia energetica del territorio.
Ilvincolo di localizzazionesu personale e strutture ancillari è dunque uno dei principi che sarà seguito nell’assegnazione delle concessioni idro (o nella partita per l’eventuale rinnovo).
Il sito di Villavalle, secondo De Luca, è “un presidio irrinunciabile a tutela strategica del nostro territorio, un baluardo di sicurezza fondamentale”. Inoltre, “la presenza di operatori con un know-how profondo e la loro prontezza operativa sono insostituibili per intervenire su criticità e gestire tempestivamente eventi di emergenza idraulica”.
A opporsi alla chiusura ci sono anche sindacati ed enti locali, perché le motivazioni alla base della decisione Enel appaiano esclusivamente economico-finanziarie, nonostante il limitato impatto del costo del personale sul bilancio del gruppo, stimato intorno all’8%.