I sindacati umbri confederali hanno intensificato le loro attività contro la privatizzazione di Poste Italiane e ora cercano l’aiuto dell’Anci Umbria. Le preoccupazioni maggiori, in vista della vendita di una quota del capitale dell’azienda in mano al Tesoro, è rappresentato infatti dal rischio di tagli di sedi e sportelli nei piccoli comuni. Un processo di desertificazione dei servizi territoriali che riguarda non solo il mondo del credito, ma anche i servizi postali da anni oggetto di ridimensionamento potenziali conseguenze sociali per le comunità locali. In un incontro con i vertici dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) regionale, quindi, i rappresentanti di Slp Cisl, Slc Cgil, Uilposte, Confsal Comunicazioni, Failp Cisal e Ugl Comunicazioni hanno esposto questi rischi. Durante la riunione, i sindacati hanno evidenziato come la riduzione del personale già in atto stia causando lunghe attese e disagi nei servizi postali. Particolarmente critici nei piccoli centri e nelle aree periferiche. Hanno, inoltre, espresso preoccupazione per le chiusure future di molti uffici postali, che colpirebbero soprattutto le zone più isolate e vulnerabili della regione.
I sindacati all’Anci: “Preoccupazione per la vendita di quote di Poste da parte del ministero dell’Economia e delle Finanze”.
I rappresentanti sindacali hanno rimarcato il ruolo di Poste Italiane come servizio universale con una forte vocazione sociale, essenziale soprattutto nei piccoli comuni dove l’ufficio postale e la caserma dei Carabinieri rappresentano spesso gli unici presidi istituzionali. Hanno sottolineato la necessità che tali servizi essenziali continuino ad essere garantiti dallo Stato, contro il rischio di un arretramento nella fornitura di servizi pubblici fondamentali.
“Abbiamo criticato la logica di profitto che guiderebbe un operatore privato – dicono in una nota congiunta Slp Cisl, Slc Cgil, Uilposte, Confsal Comunicazioni, Failp Cisal e Ugl Comunicazioni – portando potenzialmente alla divisione dell’azienda. Da una parte le attività più “redditizie”, come i servizi finanziari e assicurativi. Dall’altra le attività “in perdita”, come il recapito postale. Uno scenario che comprometterebbe l’erogazione equa dei servizi postali, essenziali per la coesione sociale e territoriale“. Come forma di protesta e sensibilizzazione, i sindacati hanno organizzato un presidio sotto la prefettura di Perugia per sabato 18 maggio. L’evento punta a raccogliere supporto pubblico e aumentare la consapevolezza sulle implicazioni di una possibile privatizzazione di Poste Italiane. Una circostanza che i sindacati considerano inopportuna, vista la condizione attuale di utilità dell’azienda e il suo ruolo insostituibile nei servizi alla comunità.
Proteste anche per il mantenimento dei servizi a Orvieto, la Cisl contro il taglio degli sportelli
La Cisl teme contraccolpi negativi sui lavoratori di Poste Italiane. I segretari di Slp Cisl Umbria e Terni Carlini e Corpetti, il segretario regionale Marcelli e il responsabile Fnp di Orvieto, Trentini, lanciano l’allarme.
“I tagli potrebbero avere preoccupanti ricadute anche nell’Orvietano – hanno detto i sindacalisti -. In questa area territoriale sono impegnati 60 impiegati e 35 portalettere. La preoccupazione riguarda non solo l’occupazione, ma anche e soprattutto l’erogazione di un servizio essenziale. E poi vanno stabilizzati un centinaio di precari umbri. Salvaguardare posti di lavoro significa tutelare la collettività. Ma soprattutto quella parte di popolazione più debole e anziana che, vivendo in un’area interna, riconosce a questo servizio anche un respiro sociale“.