Simone Giannelli, originario di Perugia e capitano della nazionale di pallavolo, ha dedicato una storia su Instagram a Paola Egonu, denunciando il razzismo dilagante che fa riferimento al colore della pelle e a una presunta italianità.

L’episodio che ha visto il murale di Paola Egonu deturpato con vernice spray ha scosso il Paese, accendendo un dibattito acceso sull’intolleranza e il razzismo.

Simone Giannelli non usa mezzi termini e condanna l’atto difendendo Paola Egonu

Il capitano della nazionale maschile di pallavolo, Simone Giannelli, ha reagito con fermezza di fronte a quanto accaduto. Le sue parole, dure e senza filtri, riflettono lo sgomento di un’intera comunità sportiva e non solo. “Chi ha compiuto questo gesto – ha scritto Giannelli, condividendo l’immagine del murale deturpato – non ha dignità né umanità”. Una denuncia chiara che non lascia spazio a interpretazioni, ma che invita a riflettere su quanto questo episodio non sia solo un atto isolato.

Il murale la rappresenta nel momento della schiacciata, con lo sguardo fisso sul pallone, il corpo sospeso a mezz’aria, la medaglia d’oro al collo e un messaggio forte e chiaro contro il razzismo. Un’immagine che avrebbe dovuto celebrare l’orgoglio nazionale e la lotta contro ogni forma di discriminazione.

Laika, l’artista che ha realizzato l’opera, ha condiviso con amarezza la notizia dello sfregio. Per lei, quel murale non era solo un omaggio a un’atleta straordinaria, ma un potente messaggio sociale. “Il razzismo è un male che devasta il nostro Paese”, ha dichiarato Laika, ribadendo il valore di un’Italia che riconosce e abbraccia la sua multietnicità.

Questo vile atto vandalico arriva in un momento di polemiche già accese riguardo alle origini etniche di alcune delle principali atlete italiane. Dichiarazioni controverse, come quelle dell’eurodeputato Vannacci, hanno sollevato discussioni su cosa significhi essere italiani. Le parole di Vannacci, che aveva commentato con freddezza i “tratti somatici” non tradizionalmente italiani di Egonu e di altre atlete, hanno innescato una serie di reazioni che hanno evidenziato quanto il tema dell’identità nazionale sia tutt’altro che risolto.

La vincita delle azzurre scatena un acceso dibattito sui social

Il dibattito sulla vittoria delle Azzurre e lo sfregio del murale dedicato a Paola Egonu ha infiammato i social, doveri sono stati scontri verbali feroci. Tra i tanti commenti che si sono susseguiti, uno ha colpito in particolare per la sua crudeltà: rivolto a un cittadino ternano che aveva preso le difese di Egonu, un altro utente ha scritto “tu invece sei un raro esempio di italianità”. La frase, carica di sottintesi razzisti, ha messo in luce quanto siano ancora radicati certi pregiudizi.

A rendere l’episodio ancor più amaro è il fatto che queste parole siano state pronunciate da un collega giornalista. Una figura che, per il suo ruolo, dovrebbe farsi portavoce di obiettività e rispetto. L’intervento, lontano dall’essere isolato, riflette una realtà in cui il concetto di italianità viene strumentalizzato per escludere, più che per unire.

Ma cosa significa davvero essere italiani? Il termine “italianità” dovrebbe evocare un sentimento di appartenenza a una cultura ricca, variegata, nata dall’incontro di popoli e tradizioni diverse nel corso dei secoli. In episodi come questo, l’italianità viene ridotta a un concetto superficiale, legato esclusivamente a caratteristiche esteriori, come il colore della pelle o i tratti somatici.

Il caso del murale di Egonu e i commenti velenosi che ne sono scaturiti mostrano come una parte della società continui a interpretare l’identità nazionale in maniera ristretta, quasi anacronistica. Questa visione distorta ignora la realtà di un’Italia che è già profondamente multietnica, dove le seconde generazioni contribuiscono in modo determinante alla cultura, all’economia e, come nel caso delle Azzurre, al prestigio sportivo internazionale del Paese.

La frase “tu invece sei un raro esempio di italianità” non è solo un attacco personale, ma un sintomo di un problema più grande, che riguarda il modo in cui definiamo noi stessi e gli altri. Forse è arrivato il momento di ridefinire l’italianità in termini più inclusivi, che rispecchino la complessità e la bellezza di una nazione in continua evoluzione.