27 Sep, 2025 - 15:30

Simona Minelli: “Sessismo dove non c’è” – la consigliera difende Girlanda e accusa la maggioranza di strumentalizzare la violenza di genere

Simona Minelli: “Sessismo dove non c’è” – la consigliera difende Girlanda e accusa la maggioranza di strumentalizzare la violenza di genere

La polemica sull’acceso scontro in Consiglio comunale tra l’on. Rocco Girlanda e l’assessora allo Sviluppo economico Micaela Parlagreco si arricchisce di un nuovo capitolo. Con un comunicato diffuso nelle scorse ore, la consigliera comunale Simona Minelli prende posizione contro la lettura data dai gruppi di maggioranza, che avevano parlato di “aggressione verbale” e di “atto sessista” ai danni dell’assessora.

“Il comunicato diffuso dalla maggioranza rappresenta un caso gravissimo di strumentalizzazione della violenza di genere e del sessismo”, scrive Minelli. “Accusare il consigliere Girlanda di aver agito con atteggiamenti sessisti significa non solo deformare la realtà dei fatti, ma anche infliggere un danno enorme alla battaglia per i diritti delle donne.”

La posizione di Minelli: “Non era sessismo, era richiamo al regolamento”

Secondo la consigliera, l’episodio avvenuto in aula è stato ingigantito oltre misura: “La violenza di genere è una questione seria e drammatica, che va denunciata con rigore e verità, non piegata a convenienze politiche. Qui semplicemente non ce n’è traccia.”

Minelli spiega che l’assessore Parlagreco, chiamata a relazionare un punto all’ordine del giorno, avrebbe scelto di trattare un tema diverso, in violazione del regolamento: “Il Presidente del Consiglio avrebbe dovuto interrompere l’intervento e riportarlo all’oggetto. Non lo ha fatto. Il consigliere Girlanda, dopo aver appellato una mozione d’ordine, ha continuato a chiedere, con veemenza, che venissero rispettate le regole e che l’assessora smettesse di parlare di altro rispetto al dovuto.”

“Nessun insulto sessista: comportamento identico anche verso un uomo”

Il cuore della nota di Minelli sta nella distinzione tra toni accesi e offesa sessista: “Nessun insulto contro l’assessora in quanto donna, nessun riferimento al genere, nessuna espressione di violenza verbale sessista. Lo stesso identico comportamento e le stesse parole sarebbero stati adottati se a parlare fosse stato un assessore uomo, e questo fa tutta la differenza.”

La consigliera punta il dito contro quella che definisce una lettura distorta: “Definire questo episodio ‘aggressione contro una donna’ significa urlare al sessismo dove il sessismo non c’è, svilendo la parola e disorientando l’opinione pubblica.”

Il danno alla battaglia per i diritti delle donne

Minelli sottolinea che la strumentalizzazione politica su questi temi rischia di indebolire le vere battaglie per la parità di genere: “Sono letture distorte di questo tipo che indeboliscono la battaglia per i diritti delle donne. Confondere un legittimo richiamo regolamentare con un’aggressione di genere significa non saper riconoscere quando ci troviamo davvero di fronte a questo, arrecando danno alla causa stessa.”

Attacco alla maggioranza: “Violenza politica, non istituzionale”

La consigliera ribalta l’accusa, sostenendo che la vera violenza sia quella di chi trasforma un confronto d’aula in un attacco personale: “La maggioranza sceglie di strumentalizzare una questione sacrosanta infliggendo i peggiori danni alla causa che si dichiara di voler difendere. Questo sì che è un atto di violenza politica: l’uso cinico e strumentale di un tema così drammatico come la violenza di genere come scudo e arma di parte.”

Minelli aggiunge che a doversi scusare non è Girlanda, ma chi ha lanciato accuse così pesanti: “Dovrebbero scusarsi coloro che hanno trasformato una normale dinamica d’aula in un’accusa infamante, trascinando nel fango una battaglia che appartiene a tutte e tutti.”

Richiamo al rispetto delle regole

La nota si conclude con un appello al ripristino di un corretto dibattito istituzionale: “La vera violenza istituzionale è quella di una maggioranza che, forte dei numeri, ignora il regolamento e trasforma l’aula in un luogo a senso unico. Chiedere scuse per un atto che rientra pienamente nelle prerogative di un consigliere è inaccettabile. Piuttosto, sarebbe doveroso che la Presidenza del Consiglio si assumesse le proprie responsabilità per non aver garantito il rispetto delle regole.”

E infine un invito: “Riportiamo il dibattito sui fatti e non pieghiamo temi fondamentali come la parità di genere e la lotta al sessismo a logiche di parte: così si fa del male alla causa e si tradiscono tutte le donne che ogni giorno combattono contro vere discriminazioni.”

Un caso che fa discutere

La presa di posizione di Simona Minelli sta alimentando un vivace dibattito in città. Da un lato, chi condivide la sua lettura e teme un uso strumentale del tema della violenza di genere; dall’altro, chi ritiene comunque gravi i toni usati in aula dal consigliere Girlanda.

Ciò che è certo è che questa vicenda ha acceso i riflettori su due piani distinti ma importanti: il rispetto del regolamento consiliare e la tutela della dignità delle donne. Due battaglie che, come ricorda la consigliera Minelli, non devono mai sovrapporsi impropriamente, pena lo svuotamento di entrambe.

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Mario Farneti
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