Notte di apprensione per una pensionata eugubina: vagava da ore in auto, da sola, confusa e senza contatti. Decisivo l’intervento delle forze dell’ordine e il tracciamento tramite celle telefoniche. Una vicenda a lieto fine che riaccende i riflettori sul tema della fragilità e della sicurezza degli anziani.
Una notte lunga, fatta di apprensione, speranza e impegno senza sosta da parte delle forze dell’ordine. È quella vissuta tra mercoledì 2 e giovedì 3 aprile, quando una donna di 88 anni residente a Gubbio è scomparsa a bordo della sua auto, facendo perdere le proprie tracce dopo essere uscita dalla città per dirigersi verso la Toscana.
La pensionata, alla guida del suo veicolo, ha percorso la Strada Provinciale della Valle del Nestore, una tratta che si snoda tra le colline umbre e toscane, senza però riuscire a ritrovare la strada di casa. Intorno a mezzanotte il figlio, non riuscendo più a mettersi in contatto con lei, ha lanciato l’allarme, dando il via a un piano di ricerche che si è protratto per tutta la notte.
Non appena è stata ricevuta la segnalazione, Carabinieri, Vigili del Fuoco e Polizia Municipale si sono attivati con un’operazione coordinata. Le ricerche si sono concentrate in particolare tra l’alta Umbria e il confine con la provincia di Arezzo, dove la donna era stata localizzata per l’ultima volta tramite il segnale del cellulare.
Il tracciamento tramite celle telefoniche ha consentito di restringere il campo, ma l’ampiezza della zona indicata e la mancanza di contatti diretti (il cellulare si è scaricato nelle ore successive) hanno complicato le operazioni.
Durante la notte, la macchina dei soccorsi ha battuto l’intera area che comprende il valico della Montanina, raggiungibile passando da Trestina e Morra in direzione Castiglion Fiorentino, territorio toscano che confina direttamente con l’Umbria.
Alle 7.30 del mattino di giovedì 3 aprile, dopo oltre sette ore di ricerche, la donna è stata finalmente individuata a Cantalena, una frazione collinare nel comune di Cortona, in provincia di Arezzo. La signora si trovava da sola all’interno dell’auto, visibilmente confusa ma in buone condizioni fisiche. È stata sottoposta a controlli sanitari sul posto e poi riaccompagnata a casa.
“Era disorientata ma tranquilla, non ha riportato alcuna ferita. Solo tanta stanchezza e un po’ di confusione”, riferiscono i soccorritori.
Il lieto fine ha restituito il sorriso alla famiglia e a tutta la comunità, col fiato sospeso per ore. “Un grazie sentito a chi ha partecipato alle ricerche”, ha detto il figlio della donna, che per tutta la notte ha vissuto momenti di profonda preoccupazione.
Fondamentale, come spesso accade in casi simili, è stato il supporto delle tecnologie di localizzazione, anche se non sempre precise al metro. Il sistema di triangolazione tramite celle telefoniche ha permesso di orientare le ricerche su un’area specifica, pur ampia, offrendo un punto di partenza concreto agli operatori.
“Le nuove tecnologie sono uno strumento prezioso – sottolineano gli investigatori – ma senza la prontezza delle forze sul territorio e la conoscenza delle strade locali, sarebbe stato molto più difficile intervenire in modo tempestivo.”
L’episodio, fortunatamente a lieto fine, riaccende però una questione cruciale e sempre più attuale: la sicurezza delle persone anziane, soprattutto di quelle che conservano una certa autonomia di movimento ma che possono trovarsi improvvisamente in difficoltà, come nel caso della donna eugubina.
Con l’invecchiamento progressivo della popolazione e il crescente numero di ultraottantenni autosufficienti ma soli, diventa urgente ripensare strumenti di prevenzione e tutela:
Dispositivi GPS personali, indossabili o installati nelle auto, che permettano una localizzazione precisa;
Sistemi di monitoraggio remoto, attivabili dai familiari in caso di allerta;
Protocolli di emergenza rapidi tra Comuni, forze dell’ordine e Asl;
Progetti di sensibilizzazione per le famiglie, per educare alla gestione dell’autonomia in età avanzata.
La vicenda della signora di Gubbio non è un caso isolato. Negli ultimi anni in Umbria si sono moltiplicati gli episodi di persone anziane scomparse temporaneamente, spesso in circostanze simili: una passeggiata troppo lunga, un tragitto abituale deviato per errore, una dimenticanza o semplicemente un momento di confusione.
Basta una svolta sbagliata o la perdita del senso dell’orientamento per trasformare un tragitto noto in un labirinto. E quando il telefono si scarica, la distanza dai centri abitati può diventare un pericolo reale, soprattutto nelle ore notturne o in condizioni climatiche sfavorevoli.
La storia di Cantalena dimostra anche quanto sia importante il presidio del territorio e la prontezza delle comunità locali. Le frazioni e i piccoli centri, come Carbonesca o Morra, sono luoghi dove il senso di appartenenza è ancora forte, e dove i cittadini spesso collaborano attivamente con le autorità nelle situazioni di emergenza.
In questo senso, è utile valorizzare progetti come “Prossimità e Sicurezza”, già attivo nel Comune di Gubbio, che punta proprio a rafforzare il contatto diretto tra istituzioni e residenti, soprattutto nelle frazioni più isolate e abitate prevalentemente da anziani.
La notte tra il 2 e il 3 aprile sarà ricordata come una lunga corsa contro il tempo, ma anche come una testimonianza di cosa significhi unire tecnologia, presenza sul territorio e spirito di servizio.
La signora eugubina è tornata a casa sana e salva, ma la sua disavventura rappresenta un campanello d’allarme per tutti: famiglie, istituzioni, comunità. In un mondo che invecchia rapidamente, la cura degli anziani deve diventare una priorità quotidiana, non solo in casi di emergenza.
Perché dietro ogni scomparsa, c’è una persona, una famiglia, una comunità. E ogni lieto fine è il risultato di un impegno collettivo che non deve mai venire meno.