Lo shock cardiaco ha un tasso di mortalità che si attesta intorno al 50%, perché la metà dei pazienti non riesce ad arrivare in ospedale. E la patologia di shock cardiogeno colpisce almeno un paziente a settimana. Numeri rilevanti per una patologia che in Umbria ha un’incidenza molto consistente nelle emergenze sanitarie. Tanto che la Regione Umbria ha attivato un tavolo tecnico per le emergenze acute cardiovascolari. E che è al centro delle strategie degli specialisti della sanità pubblica per affrontare questo problema.

Sono i dati emersi durante il convegno intitolato “Supporto circolatorio extracorporeo – Dallo shock cardiogeno alla donazione a cuore fermo”. Che si è svolto nella sala convegni Maurizio Santoloci (Sala Arpa), a Terni. 

Negli ultimi 10 anni abbiamo fatto 40 procedure – afferma Fabrizio Armando Ferilli, direttore facente funzione del Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare e Responsabile della Cardioanestesia dell’Azienda ospedaleria Santa Maria di Terni -. Abbiamo trattato casi sia nell’assistenze con circolazione extracorporea nelle insufficienze respiratorie sia nelle insufficienze cardiache. Di 17-18 casi di insufficienza respiratoria acuta grave all’ospedale di Terni, abbiamo un tasso di sopravvivenza e recupero delle condizioni cliniche del paziente nell’80% dei casi. Nel sistema circolatorio extracorporeo per le insufficienza cardiache ci attestiamo alle percentuali nazionali. Perché sono legate nel post cardio chirurgico e quindi difficili da risolvere durante il percorso assistenziale. Più alti i risultati di shock cardiogeno. Sono risultati importanti“.

Shock cardiaco, monitorate le casistiche in ospedale grazie al tavolo tecnico della Regione

Recentemente la Regione Umbria ha attivato un tavolo tecnico per le emergenze acute cardiovascolari. Con un conseguente monitoraggio dei casi di shock cardiaco rispetto ai trattamenti effettuati in ospedale“.
Ad annunciarlo è stato Giuseppe Ambrosio, Direttore della Struttura complessa di Cardiologia e Fisiopatologia Cardiovascolare dell’Azienda Ospedaliera di Perugia. Ambrosio, che è anche professore ordinario di Malattie dell’apparato cardiovascolare dell’Università degli Studi di Perugia e Direttore della Struttura complessa di Cardiologia al Santa Maria Terni, ha sottolineato che questi dati sono fondamentali per monitorare la casistica di infarti che si verificano tra la popolazione.
Per quanto riguarda l’ospedale di Terni almeno un paziente alla settimana è colpito da shock cardiogeno – ha dichiarato Giuseppe Ambrosio -. Che però sono quei pazienti che giungono in ospedale in autonomia. O che nelle immediate ore dopo il ricovero si complicano con uno shock. Abbiamo il problema che almeno la metà dei pazienti non arriva in tempo all’ospedale. I veri numeri quindi sono almeno due volte maggiori“.

Numeri, approfondimenti e consigli di prevenzione sul tema dello shock cardiogeno

Da più di 20 anni c’è stato l’avvento della cardiochirurgia nell’azienda ospedaliera di Terni – ha precisato il dottor Ferilli -. Che ha determinato un’evoluzione nell’ambito assistenziale anche grazie al contributo della tecnologia. Mettere in atto l’alta specializzazione è stato un percorso lungo, ma che ha portato a risultati importanti. Per queste ragioni dall’anno scorso ho fortemente voluto fare degli incontri con l’obiettivo di confrontarci con altre realtà regionali. E allo stesso tempo divulgare alla popolazione il fatto che il nosocomio ternano sia dotato di tali tecnologie e che le mette a disposizione del paziente nel migliore dei modi possibile“.

Giuseppe Ambrosio ha spiegato i procedimenti da attuare in caso di shock cardiogeno.
Dipende prima di tutto dalla causa, quella più importante è l’infarto acuto – ha chiarito -. Da tempo nell’azienda ospedaliera ternana abbiamo attivato una procedura rapida. Per cui entro i 20 minuti dall’ingresso in ospedale, il paziente entra in sala di emodinamica  e viene sottoposto a un cateterismo cardiaco e si riapre la coronaria che era chiusa da un coagulo. Se i pazienti continuano ad avere una situazione cardiaca compromessa si può aiutare il cuore con dei sistemi esterni di pompa artificiali, ce ne sono di vari tipi. Consistono nell’inserire delle canule all’interno della circolazione sanguina per prelevare dall’esterno il sangue e reintrodurlo all’interno“. 


Il dottor Emilio D’Avino, Direttore Anestesia e Rianimazione Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare del San Camillo Forlanini di Roma, ha spiegato il funzionamento e la funzionalità dell’assistenza meccanica extracorporea.
Sono sistemi che supportano la funzione cardiocircolatoria – ha detto – e non utilizzano farmaci. Sono sistemi meccanici, come pompe extracorporee o intracorporee che con sistemi a centrifuga o aspirazione fanno circolare il sangue“.