05 Sep, 2025 - 10:30

Sequestrati 330mila euro: centenaria raggirata dal nipote acquisito

Sequestrati 330mila euro: centenaria raggirata dal nipote acquisito

Blitz della Guardia di Finanza di Perugia: scatta un sequestro preventivo da 330 mila euro contro un uomo della Valnerina. L’accusa è pesante: avrebbe sottratto con l’inganno il patrimonio di una centenaria, approfittando della sua fragilità psicofisica. L’indagine, coordinata dalla Procura di Spoleto, è partita dalla denuncia dei nipoti dell’anziana. Secondo gli inquirenti, il sospettato avrebbe usato una procura speciale per vendere un appartamento a Milano intestato alla donna, intascando i proventi e reinvestendoli subito in un immobile in Valnerina. Ora è formalmente indagato per circonvenzione di incapace e autoriciclaggio.

Il caso della centenaria truffata in Valnerina: cosa è successo davvero

La vicenda ha suscitato grande attenzione nell’Umbria interna. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il sospettato, nipote del defunto compagno della centenaria, avrebbe approfittato della vulnerabilità psicofisica della donna per ottenere una procura speciale a vendere. Con questo mandato, l’uomo ha alienato un appartamento a Milano che la centenaria aveva inizialmente posto in vendita a 460 000 euro, ma che è stato ceduto per soli 330 000 euro.

La somma, anziché transitare sul conto della proprietaria, è stata accreditata direttamente sui conti del denunciato, che nel giro di poche settimane l’avrebbe reinvestita acquistando un altro immobile in Valnerina. A insospettire i nipoti sono stati proprio la rapidità della vendita e la mancata comunicazione con i familiari, circostanze che hanno spinto la Guardia di Finanza ad avviare indagini approfondite.

Sequestro da 330mila euro in Umbria: i dettagli dell’indagine

Il fascicolo è nato dalla denuncia presentata dai nipoti della centenaria, che vivono nello stesso comune dell’indagato. Il Nucleo di polizia economico‑finanziaria di Perugia, coordinato dalla Procura di Spoleto, ha verificato la regolarità della procura a vendere e ha analizzato i flussi di denaro. Gli investigatori hanno appurato che la procura sarebbe stata ottenuta approfittando dello stato di infermità psichica e della condizione di debolezza della vittima. Dalle analisi bancarie è emerso che l’intera somma ricavata dalla vendita non è mai transitata sui conti dell’anziana, rafforzando l’ipotesi che si trattasse di un raggiro.

Alla luce degli elementi raccolti, la Procura di Spoleto ha chiesto e ottenuto dal gip il sequestro preventivo fino a concorrenza della somma sottratta, pari a 330 000 euro. Tale provvedimento mira a impedire che i beni sottratti vengano dissipati e a garantire il possibile recupero delle somme in sede processuale.

Circonvenzione di incapace: che cos’è e quali pene prevede

Il sospettato è indagato per due reati distinti. Il primo è la circonvenzione di persona incapace, previsto dall’articolo 643 del Codice penale. Questa norma punisce chi, approfittando dello stato di infermità o deficienza psichica di un’altra persona, induce la vittima a compiere un atto che le arrechi un danno patrimoniale. Il reato può essere commesso da chiunque; non è necessaria una qualifica particolare. Il soggetto passivo deve trovarsi in uno stato di infermità, anche temporaneo, e non è indispensabile una pronuncia di interdizione. La pena prevista va da due a sei anni di reclusione e una multa da 206 a 2 065 euro, e il reato è perseguibile d’ufficio.

Autoriciclaggio, come funziona il reato e cosa rischia l’indagato

Il secondo reato ipotizzato è l’autoriciclaggio, introdotto in Italia con la legge 15 dicembre 2014 e disciplinato dall’articolo 648‑ter 1 del Codice penale. Consiste nell’attività illecita attraverso cui l’autore di un reato reinveste, sostituisce o trasferisce i proventi della propria attività criminale in modo da ostacolare la tracciabilità delle somme. La norma prevede la reclusione da due a otto anni e una multa da 5 000 a 25 000 euro per chi, avendo commesso o concorso a commettere un delitto non colposo, reinveste i proventi in attività economiche o speculative. È una fattispecie distinta dal riciclaggio perché l’autore dell’occultamento dei beni coincide con l’autore del reato che li ha generati.


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Francesca Secci
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