Lunedì 12 maggio, alle ore 11.30, presso la sede del progetto P-TREE in via don Bosco 50 a Gualdo Tadino, si terrà uno degli appuntamenti più significativi dello Spring.edu-FEST, la manifestazione educativa e culturale promossa dal progetto P-TREE e sostenuta dall’impresa sociale “Con i Bambini”. Protagonista dell’incontro sarà il professor Giovanni Bachelet, che dialogherà con un centinaio di studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore “Casimiri”.
Un incontro speciale, non solo per la qualità dell’ospite, ma per il valore simbolico e civile che porta con sé. Giovanni Bachelet è infatti figlio di Vittorio Bachelet, giurista e figura centrale della vita democratica e cattolica italiana, assassinato dalle Brigate Rosse il 12 febbraio 1980 presso l’Università “La Sapienza” di Roma.
Ricordare Vittorio Bachelet: una ferita ancora viva
Vittorio Bachelet, all’epoca vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, era un docente stimato di Diritto amministrativo, già presidente dell’Azione Cattolica Italiana e uomo profondamente radicato nei valori del Concilio Vaticano II. La sua figura rappresentava, per molti, un punto di equilibrio tra fede, istituzioni e cultura democratica.
Fu proprio per questo che divenne bersaglio del terrorismo rosso: simbolo di una giustizia ferma ma non vendicativa, di uno Stato che non risponde alla violenza con altra violenza. Le Brigate Rosse lo colpirono nel luogo più significativo: l’università, spazio del sapere e della libertà, davanti ai suoi studenti.
“Vittorio Bachelet – ha scritto lo storico Agostino Giovagnoli – era diventato un punto di riferimento per chi voleva combattere il terrorismo senza rinunciare alla legalità e ai valori costituzionali”.
Ma a colpire l’Italia e il mondo fu anche – e forse ancor di più – la voce del giovane Giovanni, all’epoca appena venticinquenne. Durante i funerali del padre, pronunciò una preghiera che è rimasta scolpita nella memoria collettiva per la sua straordinaria forza umana e cristiana.
“Preghiamo per il nostro presidente Sandro Pertini, per i nostri governanti, per tutti i giudici, i poliziotti, i carabinieri, gli agenti di custodia e quanti oggi, nelle diverse responsabilità, nella società, nel Parlamento, nelle strade continuano a combattere in prima fila la battaglia per la democrazia, con coraggio e amore”.
Ma fu soprattutto il passo successivo a segnare un confine netto tra giustizia e vendetta, tra dolore personale e responsabilità civile:
“Vogliamo pregare anche per quelli che hanno colpito il mio papà, perché senza togliere nulla alla giustizia, che deve trionfare, sulle nostre bocche ci sia sempre il perdono e mai la vendetta, sempre la vita e mai la richiesta della morte degli altri”.
Un atto di perdono così radicale e pubblico, a così poca distanza dal lutto, lasciò senza parole l’intera nazione. Era il segno di una maturità interiore e spirituale non comune, testimone non solo di una fede profonda, ma di una visione della democrazia come terreno di convivenza anche nel dolore.
Il testimone del padre, nel cuore della scienza e della politica
Giovanni Bachelet, oggi settantenne, ha costruito la propria vita all’incrocio tra scienza, impegno civile e memoria. Fisico teorico, ha svolto ricerca negli Stati Uniti, alla Scuola Normale di Pisa, in Germania e all’Università di Trento, prima di diventare professore ordinario di Fisica all’Università La Sapienza.
Accanto all’attività accademica ha avuto anche una parentesi politica, come deputato dal 2008 al 2013, sempre attento ai temi dell’istruzione, della legalità e della coesione sociale. Non ha mai abbandonato il suo impegno nel mondo associativo e culturale, promuovendo momenti di confronto sui valori costituzionali e sul dovere della memoria.
L’incontro con gli studenti del Casimiri si inserisce esattamente in questo solco: non commemorare con nostalgia, ma educare alla cittadinanza attraverso la memoria.
“Parlare di terrorismo, oggi, non è solo ricordare un passato doloroso. È anche riflettere su quanto sia fragile la democrazia, se non viene coltivata ogni giorno con la cultura, la responsabilità, l’ascolto”, ha dichiarato recentemente Bachelet in un’intervista.
Lo Spring.edu-FEST non è solo un festival: è una piattaforma educativa, un cantiere aperto tra scuola e territorio. Promosso dal progetto P-TREE, punta a coinvolgere studenti, insegnanti, famiglie e cittadini in percorsi di crescita civica e personale.
L’incontro del 12 maggio con Giovanni Bachelet sarà uno dei momenti più alti di questo cammino, e rappresenta una straordinaria occasione di dialogo intergenerazionale. I giovani del Casimiri avranno la possibilità di ascoltare, porre domande, riflettere insieme a chi ha vissuto sulla propria pelle le ferite della Repubblica, ma ha saputo trasformarle in speranza.
“Se i giovani comprendono che la libertà non è un dato acquisito, ma una responsabilità da rinnovare ogni giorno, allora davvero il sacrificio di mio padre non è stato vano”, ha affermato Bachelet durante un precedente incontro con gli studenti.
Per una memoria che genera futuro
Il terrorismo degli anni di piombo ha lacerato famiglie, seminato paura, infangato ideali. Ma ha anche generato testimoni straordinari, capaci di rispondere alla violenza con parole di pace e coerenza morale. Giovanni Bachelet è uno di questi. La sua storia, intrecciata a quella del padre, è un patrimonio della Repubblica, che non deve essere relegato alle celebrazioni, ma portato nelle scuole, nei dibattiti, nei laboratori di cittadinanza.
Lunedì 12 maggio, i ragazzi di Gualdo Tadino non ascolteranno solo una testimonianza. Parteciperanno a un atto di educazione civile, riceveranno un seme che potrà – se coltivato – renderli cittadini più consapevoli, più umani, più liberi.
“La democrazia non si difende col rancore, ma con la memoria viva e la scelta quotidiana della giustizia”, ha scritto Giovanni Bachelet.
“Ecco perché torno sempre volentieri nelle scuole: per restituire qualcosa di quello che ho ricevuto”.
La forza mite del perdono
In un’epoca che fatica a distinguere tra giustizia e vendetta, tra memoria e risentimento, la voce mite ma ferma di Giovanni Bachelet è un richiamo potente a ciò che conta davvero. Non dimenticare. Non odiare. Non cedere al cinismo.
Il perdono non cancella il dolore, ma trasfigura la ferita in testimonianza. E quando è pronunciato da chi ha perso un padre per mano della violenza politica, assume un valore universale, educativo, profondamente umano.
Lunedì, a Gualdo Tadino, la storia tornerà viva nelle parole di un figlio, e negli occhi di chi ha ancora tutta la vita davanti. Sarà un momento di verità, e – forse – di rinascita.