I danni e le ferite che un evento sismico può arrecare alle comunità dei territori colpiti sono incalcolabili. Per ricostruire vite spezzate e identità sono necessari tempo, lavoro, sinergie, investimenti oltre a forza e dedizione incrollabili. Così, con questi presupposti, nove anni dopo i devastanti eventi che hanno interessato il centro Italia sono tornate a vivere le opere d'arte provenienti proprio da quei luoghi. Ad accoglierle tre location d'eccezione a Spoleto.
Le opere che costituiscono il percoso iconografico appartengono alla Valnerina, accanto al valore intrinseco, sono simboli di speranza e resilienza, della ritrovata fiducia delle comunità colpite dagli eventi sismici. L'evento, che si colloca in concomitanza con il Giubileo della Speranza, ne estende l'ispirazione.
Circa cinquanta le opere in mostra, sottratte alla distruzione e restituite alla loro originaria bellezza grazie ai restauri e alla generosità dei mecenati che hanno contribuito. Tre le sedi espositive che costruiscono un percorso tra bellezza, identità e riconquista: la basilica di Sant’Eufemia, il Salone Barberini del Museo Diocesano e il Salone d’Onore della Rocca Albornoz.
L’esposizione, che resterà aperta fino al prossimo 21 settembre, è realizzata in collaborazione con la Soprintendenza Belle Arti Architettura e Paesaggio dell’Umbria. Main partner dell'evento è Eni, anche in virtù dell’intervento di ricostruzione condotto dall’azienda presso Norcia. L’iniziativa ha ottenuto il patrocinio e il contributo del Commissario Straordinario di Governo per la Ricostruzione dei territori colpiti dal Sisma 2016, della Regione Umbria, e il sostegno di Lux Vide, del Consorzio BIM Cascia, della Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto e di Urbani Tartufi.
La curatela è di Costantino D’Orazio, direttore Musei Nazionali di Perugia – Direzione regionale Musei nazionali Umbria, Giovanni Luca Delogu, funzionario storico dell’arte della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, Paola Mercurelli Salari, direttrice della Rocca Albornoz – Museo Nazionale del Ducato di Spoleto e Andrea Rutili, incaricato al Servizio per i Beni Culturali Ecclesiastici dell'Archidiocesi di Spoleto-Norcia
Nella Sala Barberini del Museo Diocesano sono visibili il Sant’Antonio Abate da Frascaro di Norcia, la Madonna col Bambino di Onde di Serravalle da Norcia, il Crocifisso e il tabernacolo con il bassorilievo della Madonna Bianca ancora da Ancarano di Norcia.
Quattro capolavori che incarnano la devozione secolare delle comunità della Valnerina di cui esprimono i valori identitari e che ora rappresentano una rinnovata speranza verso il futuro.
Nella suggestiva cornice della Rocca Albornoz sono in esposizione altre dieci opere provenienti da Norcia e dal suo circondario. L'arco temporale in cui si collocano va dal 1400 fino ai primi anni del 1600.
I visitatori potranno ammirare il Reliquiario del dente di San Benedetto, di solito custodito nella residenza comunale e tuttora portato in processione per le vie di Norcia in occasione delle celebrazioni in onore del Santo. E ancora, la Resurrezione di Lazzaro di Michelangelo Carducci (1560), la Madonna col Bambino in gloria tra angeli e santi (1657) di Vincenzo Manenti provenienti dalla basilica di San Benedetto, il Crocifisso (1490-1500 ca.) di Giovanni Antonio di Giordano dall’omonima chiesa, la Madonna Assunta e Santi (1590-1610) di Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio e ol San Vincenzo Ferrer tra gli infermi (1756) di Giuseppe Paladini dalla concattedrale di Santa Maria Argentea.
Dalle frazioni provengono alcune statue lignee ovvero la Madonna col Bambino (1520-1550) dalla chiesa di San Michele Arcangelo di Savelli, il San Marco dall’omonimo castello e la Madonna adorante (1499) di Giovanni Antonio di Giordano dalla chiesa di Santa Maria Assunta a Castelluccio. In chiusura, l’Annunciata (1400-1420) attribuita a Jacopo della Quercia dal Museo Civico-Diocesano della Castellina di Norcia.