L’Happy Bar di piazza dell’Olmo, nel cuore della movida cittadina, si ritrova nuovamente chiuso dopo l’intervento delle forze dell’ordine. A meno di un mese dalla riapertura seguita a un precedente provvedimento, il locale è stato sottoposto a un’ulteriore sospensione delle attività per dieci giorni. La decisione è scaturita dai controlli effettuati durante il fine settimana, incentrati sulle zone frequentate da giovani e giovanissimi.
Bar chiuso, un’operazione mirata tra droga e sicurezza pubblica
La chiusura è stata ordinata dal questore Luigi Mangino dopo un’istruttoria accurata portata avanti dalla polizia amministrativa. Il bar era già finito sotto i riflettori per episodi problematici legati alla vendita di alcol a minorenni e per essere stato teatro di risse che hanno messo in allarme le autorità. Questa volta, però, il focus si è spostato sulle sostanze stupefacenti.
Durante un controllo serale, la squadra mobile, accompagnata dai cani antidroga, ha effettuato verifiche su diversi clienti. Uno di loro è stato trovato in possesso di hashish, e successivamente l’attenzione si è concentrata sull’interno del locale. Nel bagno del bar, grazie al fiuto dell’unità cinofila, è stato recuperato un pacchetto di sigarette contenente frammenti di sostanza solida. Le analisi della polizia scientifica hanno confermato che si trattava di un derivato della cannabis.
Una strategia che non fa sconti
Le autorità non hanno perso tempo. Dopo il ritrovamento, è stato applicato il sigillo al locale per un periodo di dieci giorni, con l’obiettivo dichiarato di “interrompere condotte illecite e prevenire avvenimenti pregiudizievoli per l’ordine pubblico, stante il fatto che la stessa attività è assiduamente frequentata da giovanissimi, anche minorenni”. Si tratta di un’azione che si inserisce in una politica di tolleranza zero verso comportamenti che mettono a rischio la sicurezza.
Il bar di piazza dell’Olmo non è nuovo a provvedimenti di questo tipo. Meno di un mese fa era stato chiuso per la somministrazione di alcolici a minorenni, dopo che due ragazze avevano accusato malori, una delle quali era stata trasportata al pronto soccorso. L’episodio aveva spinto le autorità a intervenire con decisione, decretando una sospensione temporanea delle attività.
Un mese di controlli serrati e chiusure a raffica
Il caso dell’Happy Bar si inserisce in una catena di provvedimenti che ha colpito altre attività commerciali, segnalando una tensione sempre più palpabile tra il controllo delle autorità e le zone grigie della movida cittadina. A fine ottobre, un bar di via San Marco si è visto chiudere le porte per quindici giorni: la motivazione è ormai una costante nei verbali della questura, ovvero la vendita di alcolici a minorenni. Una prassi che, oltre a sollevare interrogativi sul senso di responsabilità di alcuni gestori, mette in allarme le forze dell’ordine per i rischi sanitari e sociali.
Non è finita qui. Pochi giorni dopo, un market etnico in via Eugenio Chiesa è stato coinvolto in un’operazione ben più pesante. Un cliente trovato con 30 grammi di cocaina addosso ha fatto scattare l’arresto e, di conseguenza, la chiusura dell’attività per due settimane. Un mercato, letteralmente, di sostanze e abusi che le autorità stanno tentando di spezzare, sigillo dopo sigillo.
L’approccio è diretto e senza fronzoli: chi sbaglia paga. Lo dimostra la sequenza di interventi che nelle ultime settimane ha visto bar, negozi e locali finire sotto la lente. Non si tratta solo di reprimere, ma di lanciare un messaggio inequivocabile: gli spazi della città non possono diventare zone franche per lo spaccio e per il consumo irresponsabile di alcol, soprattutto quando i protagonisti sono giovanissimi.
Le forze dell’ordine continuano a battere i territori della movida con controlli serrati, spesso accompagnati dai cani antidroga, con l’obiettivo di stanare qualsiasi forma di illegalità. La strategia si concentra nei luoghi più critici, quelli dove al calare del sole i confini tra divertimento e pericolo diventano sempre più sottili.