La balestra è di nuovo protagonista nell’ultima domenica di maggio, con il secolare Palio. La consueta sfida con Sansepolcro in piazza Grande accende l’entusiasmo e la passione. Nel pomeriggio, alle 17, inizia la gara con i tiri di 47 balestrieri per parte, verso il “tasso” installato a 36 metri sulla facciata di palazzo Pretorio che si affaccia sulla piazza.
Lo scorso anno, la tripletta biturgense con il trionfo di Elia Guerrini Guadagni e la rivincita di settembre a Sansepolcro in Piazza Torre di Berta che ha premiato l’eugubino Simone Vagnarelli. Quest’anno il drappo del vincitore è stato disegnato dal pittore siciliano Enzo Di Franco, dopo aver realizzato quello del 2017 a Sansepolcro. Averli firmati per entrambe le sfide è un fatto rarissimo.
Il Palio della Balestra tra Gubbio e Sansepolcro, in provincia di Arezzo, si svolge l’ultima domenica di maggio, in Piazza Grande.
Il secolare Palio si svolge in onore del Patrono Sant’Ubaldo
Viene organizzato dalla Società Balestrieri della Città di Gubbio, nel quadro delle feste in onore del Patrono S. Ubaldo.
La balestra o “ballista” è composta da un arco di acciaio posto nella parte estrema di un fusto di legno detto “tiniere” o “teniere”, da una corda fissata all’ estremità dell’arco, da un sistema di caricamento e da uno di puntamento.
Quando il balestriere scocca il tiro, la corda trattenuta dalla “noce”, che è l’aggancio stazionario di caricamento, libera in maniera folgorante tutta la potenza, dall’arco accumulata durante il caricamento (la balestra viene caricata tramite un argano detto “martinetto” o “baldrigo”) e scaglia il dardo verso un bersaglio, detto “corniolo”, formato da una rotella da cui aggetta un tronco di cono. Il centro è del diametro di tre centimetri e nel mezzo c’è un chiodo detto “bulletta” o “pulsone”. La distanza regolamentare fra la postazione di tiro e il bersaglio è di trentasei metri.
La balestra fu vietata nelle guerre tra cristiani perché ritenuta da Vescovi e Papi arma “micidiale”
I dardi o frecce scagliati dalla balestra si chiamano anche “verrette”, “verrettoni” o “puntadure“. Sono composti da un fusto in legno tornito, con anteriormente un puntale di ferro e posteriormente da due penne o “timoni”.
I balestrieri sono incitati alla tenzone dal motto che caratterizza il secolare Palio: “si balestri il Palio con virtù ed onestà e la vittoria arrida a lo migliore in campo”.
La Balestra, citata per la prima volta in Italia ufficialmente in documenti del Concilio Laterano II° nell’anno 1139 che la definì “micidiale”, fu un’arma da guerra molto efficace e per questo fu interdetta dai Papi e da Vescovi nelle guerre tra cristiani. Con l’avvento della polvere da sparo, già verso la fine del 1300, la Balestra perde interesse come arma, ma acquista interesse come strumento di gara.
Il suo fascino, a Gubbio, ha spinto molti giovani fin dal secolo XV a gareggiare fra loro nel tiro a bersaglio con la balestra.
Il più antico documento dove si parla del Palio della Balestra è datato 16 maggio 1461: “…la domenica se balestrò el palio…”. Ulteriori citazioni si hanno nel 1508 e nel 1539.
I primi vincitori del secolare Palio dei quali si ha notizia risalgono al 1594
Il Palio più antico del quale si ha notizia risale al 1594 e fu vinto da Andrea Beccafico, secondo Annibale Biscaccianti.
La gara consiste nel centrare il bersaglio detto “tasso” con una freccia scagliata da una distanza di 36 metri.
Fa da cornice al Palio, il corteo storico con figuranti in costume.
I rapporti tra Gubbio e Sansepolcro, le due città dove il tiro con la Balestra si è praticato ininterrottamente fino ai giorni nostri, hanno origini antichissime e sono documentati a partire dal 1619, anno in cui i balestrieri di Sansepolcro invitarono quelli di Gubbio, secondo un’usanza senz’altro anteriore, al Palio di S. Egidio.
Il più antico documento che elenca le regole del Palio è del 1650
L’anno precedente, il 18 maggio 1618, in occasione della visita a Gubbio del giovanissimo e sfortunato Principe Federico Ubaldo Della Rovere (1605-1623), ultimo erede dei Duchi di Urbino “…si tirorno le balestre secondo il sollito e il Sig. Principe stette alla finestra del Palazzo e finito che fu di tirare, callò a basso e volse vedere le balestre et il modo del tirare”: evidentemente il Palio era già una importante tradizione!
Il documento più antico finora ritrovato, in cui siano state elencate le regole da osservare nel tirare con la Balestra nella Festa del Protettore S. Ubaldo risale al 1650, ma in questo si fa riferimento a regolamenti precedenti.
Un nuovo Statuto che regolamenta il “giuoco delle Balestre” è datato 1729. Ulteriori chiarimenti sono aggiunti nel 1748 e nel 1925. Nel 1971 l’Associazione dei Balestrieri di Gubbio ha redatto lo Statuto Sociale della Società rielaborando i vecchi Statuti. Il 9 gennaio 1999 lo Statuto viene ancora modificato ed adattato alle moderne esigenze.