In un settembre che si preannunciava già complicato per il mondo scolastico, arriva l’ennesimo colpo di scena, e questa volta non parliamo di caro libri, ma di supplenti. Nel giorno in cui migliaia di insegnanti avrebbero dovuto prendere servizio come supplenti, in tanti non si sono presentati. Parliamo di ben 3.653 docenti, nominati nella provincia di Perugia e Terni, che avrebbero dovuto tappare i buchi lasciati liberi dalle cattedre scoperte. 

Un’assenza di massa che ha lasciato le scuole in piena emergenza, costringendo dirigenti scolastici e studenti a fare i conti con un inizio di anno scolastico all’insegna del disordine.

Supplenti non accettano l’incarico, un algoritmo che non funziona

Ma come si è arrivati a questo disastro? L’origine del problema sembra essere un sistema di assegnazione delle supplenze che, più che risolvere i problemi, li amplifica. “Quasi tutti i docenti che sono stati immessi in ruolo avevano precedentemente fatto domanda ed erano nella prima fascia delle Graduatorie provinciali di supplenze (Gps),” spiega Moira Rosi della Cgil Scuola Umbria al Corriere. Peccato che molti di loro, una volta ottenuto il tanto agognato ruolo, abbiano dimenticato di ritirare la domanda di supplenza. Il risultato? Le scuole si sono trovate con nomine sulla carta ma senza insegnanti effettivi.

Questa situazione ha mandato in tilt il sistema, lasciando le scuole senza una guida chiara su chi dovesse effettivamente prendere servizio. “Tutto questo però innesca un caos immaginabile,” continua Rosi, “perché i docenti in questione sono anche quelli che risultano in prima fascia di graduatoria.” In altre parole, chi doveva coprire le supplenze si è trovato già sistemato, mentre chi è rimasto fuori dalle graduatorie, soprattutto nei posti di sostegno, è stato tagliato fuori dalle assegnazioni. Una situazione paradossale che ha portato a un vero e proprio corto circuito nel sistema scolastico.

La rabbia dei docenti e il malumore crescente

Il malcontento tra i docenti è palpabile. Da una parte ci sono quelli che, non avendo ritirato la domanda di supplenza, hanno creato un vuoto nelle scuole; dall’altra ci sono gli esclusi, quelli che speravano di ottenere un incarico e si sono ritrovati con un pugno di mosche. E poi ci sono i dirigenti scolastici, lasciati soli a gestire l’ennesima emergenza, senza risposte e con poche risorse.

La delusione è forte soprattutto tra chi, pur avendo diritto a un posto, è rimasto al palo. “La rabbia e la delusione sono grandi, soprattutto perché verranno assegnati di nuovo i posti rinunciati,” spiega Rosi. E a farne le spese sono gli studenti, che si ritrovano senza insegnanti proprio quando la scuola dovrebbe essere un punto di riferimento sicuro.

Davanti a questo scenario disastroso, l’Usr si è visto costretto a fare marcia indietro, riconoscendo la necessità di rivedere l’intera procedura informatizzata. Ma è chiaro che non basta rimettere mano al software per risolvere un problema che affonda le radici in una gestione burocratica inefficiente e in una mancanza di coordinamento tra le diverse fasi dell’assegnazione delle cattedre. 

Il sindacato Gilda degli Insegnanti, per voce di Patrizia Basilicata, non ha usato mezzi termini e ha affermato: “La soluzione è posticipare la designazione degli incarichi a tempo determinato dopo l’inizio dell’anno scolastico.” Solo così, sostiene, si potrà evitare di ripetere lo stesso disastro. Un sistema che si avvita su se stesso, incapace di rispondere in maniera tempestiva alle esigenze delle scuole. Questo tipo di sistema, ancora una volta, lascia insegnanti e studenti senza risposte.

Le scuole umbre, intanto, cercano di arrangiarsi come possono, con insegnanti che si dividono tra più classi e studenti che attendono un docente che potrebbe non arrivare mai. La situazione è grave e l’unica certezza è che qualcosa deve cambiare, e in fretta.