Anche quest’anno scolastico è partito all’insegna del precariato: la denuncia arriva dalla segretaria generale della Uil Scuola Umbria, Lucia Marinelli. I numeri del sindacato di settore per l’Umbria sono davvero rilevanti e impietosi.

Attualmente abbiamo già quasi mille docenti in provincia di Terni e oltre 3 mila in provincia di Perugia – afferma la segretaria della Uil Scuola -. Per il personale ATA siamo già a quota 500 a Perugia e quasi 200 a Terni. E ancora proseguono i bollettini di assegnazione dei posti per i docenti. Tra rinunce, immissioni in ruolo tardive e errori del famoso algoritmo. Continue le segnalazioni agli Uffici scolastici delle due Province”.

Insomma, anno scolastico nuovo ma problemi vecchi. Nonostante l’intenzione manifestata dal MIUR, il ministero dell’Istruzione e del merito, di avere tutti i docenti in cattedra con l’inizio dell’anno, si parte infatti anche in Umbria con un numero elevato di personale docente e non docente precario, che di fatto tende ad aumentare.

Scuola, precariato per oltre 4 mila docenti e 700 ATA in Umbria: chiesti concorsi abilitanti

Secondo la Uil Scuola, il problema del precariato non può essere risolto continuando a proporre concorsi che richiedono procedure lunghe e complesse. A questo si aggiunga la circostanza che, negli ultimi anni, sono stati banditi concorsi che neanche abilitano all’insegnamento, come gli ultimi del PNRR.
Noi della Uil Scuola – afferma la segretaria Marinelli abbiamo da sempre proposto che si debba immettere in ruolo su tutti i posti disponibili. Che l’organico sia unico e non diviso tra Organico di Diritto e Organico di Fatto. Questo a garanzia di quella continuità didattica tanto sbandierata dai ministri che si sono succeduti. Basta con i concorsi fallimentari e immettiamo in ruolo anche dalle graduatorie Provinciali, dove abbiamo personale precario da anni, e quindi con una esperienza notevole. Che però, guarda caso, va bene per le supplenze, ma non per un’immissione in ruolo”.

Il sindacato va anche contro quello che viene definito “il mercato delle abilitazioni”, con corsi che servono per la preparazione alle abilitazioni che arrivano a costare circa 2.500 euro. Un sistema che coinvolge docenti precari o che non lavorano.

Oltre tutto questi corsi (da 30, 36 o 60 crediti formativi CFU), sarebbero dovuti partire tutti insieme – incalza Marinelli -, a garanzia di pari opportunità. Invece sono partiti a scaglioni, garantendo ad alcuni la possibilità di inserirsi nella prima fascia delle Graduatorie. Cioè a coloro che avevanoa già un’abilitazione su altro insegnamento o la specializzazione su sostegno. Strada rimasta preclusa ad altri. Immaginate quindi che, docenti che hanno alle spalle anche 10 anni di precariato, sono rimasti in Seconda fascia perché non hanno avuto il tempo materiale di inserirsi, e sono rimasti senza posto. Parliamo di persone che hanno sempre lavorato e che hanno famiglie da mantenere“.

Problemi anche per il personale ATA, critiche dalla Uil Scuola al MIUR per la gestione delle assunzioni

La critica più forte, Lucia Marinelli la riserva al MIUR del ministro Valditara. Secondo il sindacato scolastico, infatti, il sistema dei concorsi e delle abilitazioni non ha funzionato per gli errori commessi dal dicastero della pubblica istruzione.
Di fatto sta scatenando una guerra tra poveri – attacca la segreteria della Uil – quando invece sarebbe bastato far partire tutti insieme questi corsi abilitanti. La partenza era addirittura prevista per novembre del 2023. Per sanare queste mancanze, la Uil Scuola ha proposto di riaprire le graduatorie il prossimo anno, così da consentire ai ritardatari (non per loro colpa) di inserirsi in prima fascia”.

Infine, il personale ATA, quello amministrativo, tecnico e ausiliario, che non se la passa meglio. Tra la scarsità dei posti per le immissioni in ruolo e un organico talmente limitato che le scuole devono fare i salti mortali per garantire persino l’apertura dei plessi e un minimo di sorveglianza.

Come dire che il problema sicurezza non è affar nostro – conclude la segretaria umbra della Uil Scuola -. Come si vede il problema del precariato è un problema annoso. Che evidentemente non interessa neanche questo Ministero. Soprattutto rileviamo lo scarso interesse a sentire la voce di chi lavora da anni nella scuola e dei sindacati che li rappresentano. Un vero peccato, perché la scuola statale italiana, seguita da oltre il 90% degli studenti, è riconosciuta in tutto il mondo come una delle migliori”.