L’adesione allo sciopero nazionale di 24 ore degli autoferrotranvieri, indetto da Usb Lavoro Privato a sostegno della piattaforma di rinnovo del contratto collettivo nazionale, è stata definita “massiccia” dal sindacato, e c’è stata una grande partecipazione anche in Umbria.
L’Unione Sindacale di Base (USB) Lavoro Privato, promotrice dello sciopero, sottolinea l’importanza di questa mobilitazione nel rinnovo del contratto collettivo nazionale, un obiettivo che mira al rilancio dei Trasporti Pubblici e alla tutela dei diritti dei lavoratori.
Sciopero autoferrotranvieri, grande adesione anche in Umbria
Nella provincia di Perugia, l’adesione allo sciopero nazionale degli Autoferrotranvieri è stata del 70%, mentre nella provincia di Terni, secondo le stime, si è attestata al 50%.
L’adesione massiccia degli Autoferrotranvieri dimostra il diffuso malcontento e la volontà di rivendicare miglioramenti significativi nelle condizioni di lavoro e nei diritti sindacali. Questa protesta è il risultato di anni di precarizzazione e sfruttamento, alimentati dalle privatizzazioni selvagge e dalla continua frammentazione del settore attraverso appalti, subappalti e subaffidamenti.
L’USB sottolinea il rifiuto delle associazioni datoriali di confrontarsi con il sindacato, evidenziando l’atteggiamento sfuggente e poco collaborativo di chi dovrebbe invece rappresentare gli interessi dei lavoratori. In questo contesto, l’USB si conferma come l’unica organizzazione sindacale realmente rappresentativa nel settore, capace di portare avanti le istanze dei lavoratori e di intercettarne le necessità.
Secondo le stime di Usb, l’adesione è stata significativa in molte città italiane, e i numeri parlano da soli. A Roma, ad esempio, l’adesione è stata del 60%, con la chiusura della metropolitana A. Nelle province di Bologna e Ferrara, l’adesione è stata dell’85% in media, mentre a Brescia è stata del 70%. Anche a Trieste e Gorizia, rispettivamente del 50% e del 60%, e a Venezia del 70%, gli autoferrotranvieri hanno risposto in massa allo sciopero.
In altre aree del paese, l’adesione è stata altrettanto rilevante. All’ATC di Capri, ad esempio, è stata del 90%. In Puglia, infine, il 70% degli autoferrotranvieri ha aderito allo sciopero.
I motivi dello sciopero
I sindacati di base degli autoferrotranvieri hanno proclamato uno sciopero nazionale di 24 ore per oggi, con una serie di rivendicazioni che abbracciano diverse aree cruciali per i lavoratori del settore. Tra le richieste principali vi sono aumenti salariali significativi, una riduzione dell’orario di lavoro da 39 a 35 ore settimanali mantenendo il salario invariato, e un miglioramento delle tutele in materia di sicurezza e salute sul posto di lavoro.
Cub Trasporti, Cobas Lavoro Privato, AdL Cobas e Sgb hanno sottolineato l’importanza di garantire condizioni di lavoro dignitose e di tutelare i diritti dei dipendenti e degli utenti del trasporto pubblico: “…per un aumento salariale di 300 euro; riduzione dell’orario di lavoro da 39 a 35 ore settimanali, a parità di salario e l’adeguamento delle tutele in tema di sicurezza e salute sui luoghi lavoro”.
Al Cobas ha inoltre evidenziato la lotta contro ogni forma di limitazione del diritto di sciopero e per l’abolizione degli accordi sulla rappresentanza nei luoghi di lavoro, sottolineando la necessità di un piano d’investimenti e di assunzioni straordinari nel settore pubblico, a partire dal trasporto pubblico.
Usb Lavoro Privato, infine, ha motivato lo sciopero in relazione al mancato riscontro alla richiesta di convocazione per il negoziato del rinnovo del contratto 2024-2027, ribadendo l’importanza di un dialogo costruttivo per garantire migliori condizioni lavorative per gli autoferrotranvieri.
Nella nota di Usb si legge: “Pretendiamo il vero rilancio dei trasporti pubblici e degli autoferrotranvieri, una categoria che sta vivendo una vera e propria emorragia occupazionale, principale vittima della mattanza delle privatizzazioni selvagge, dei continui ricorsi ad appalti, subappalti e subaffidamenti che alimentano sfruttamento e precarizzazione, di aumenti salariali irrisori in cambio della crescente svendita dei diritti e del susseguirsi di rinnovi contrattuali “farsa” che di tutto fanno tranne che prevedere il meritato e giusto rilancio per la categoria”