Il Poverello di Assisi, nel corso dei secoli, non ha mai smesso di ispirare, affascinare, comunicare e confortare milioni di persone in ogni angolo del mondo. Un santo che ha attraversato i secoli, rivelandosi spesso un grande anticipatore dei tempi e che ancora oggi attira tanti autori e autrici che vogliono raccontare la sua storia, perché ha sempre qualcosa di nuovo da trasmettere. Un rivoluzionario medievale, che anche l’attore e drammaturgo Giovanni Scifoni ha deciso di portare in scena con il suo “FRA. San Francesco, la star del Medioevo” per la regia di Francesco Ferdinandi Brandi.

Nella città serafica, lo spettacolo era già stato programmato lo scorso dicembre. A grande richiesta è stata aggiunta una nuova data, per martedì 23 aprile alle 21.15 sempre al Teatro Lyrick che, neanche a dirlo, è già sold out, proprio come la precedente. Lo spettacolo di Scifoni rientra nella stagione “Scopriamo le carte” promossa dall’associazione culturale ZonaFranca, con la direzione artistica di Paolo Cardinali, in collaborazione e con il contributo della Città di Assisi.

Scifoni e il suo San Francesco pop

Scifoni promette di mostrare il Santo come non si era mai visto prima, in una originale versione pop e si pone una serie di domande su come approcciarsi al racconto. “Come si fa a parlare di San Francesco D’Assisi senza essere mostruosamente banali? Come farò a mettere in scena questo spettacolo senza che sembri una canzone di Jovanotti? scrive. “Se chiedo a un ateo anticlericale “dimmi un santo che ti piace” lui dirà: Francesco. Perché tutti conoscono San Francesco? Perché sono stati scritti decine di migliaia di testi su di lui? Perché è così irresistibile? E perché proprio lui? Non era l’unico a praticare il pauperismo. In quell’epoca era pieno di santi e movimenti eretici che avevano fatto la stessa scelta estrema, che aveva di speciale questo che oggi potremmo definire un “frikkettone” che lascia tutto per diventare straccione?

Una creatività travolgente quella del Santo. “Aveva di speciale che era un artista. Forse il più grande della storia” prosegue Scifoni. “Le sue prediche erano capolavori folli e visionari. Erano performance di teatro contemporaneo. Giocava con gli elementi della natura, improvvisava in francese, citando a memoria brani dalle chanson de geste, stravolgendone il senso, utilizzava il corpo, il nudo, perfino la propria malattia, il dolore fisico e il mutismo.

Il monologo di Scifoni, ripercorre la vita del Santo, muovendosi agilmente tra le laudi medievali e la musica dagli strumenti antichi di Luciano di GiandomenicoMaurizio Picchiò e Stefano Carloncelli. Il fulcro narrativo è costituito dalle domande di cui sopra, in una diegesi che rivela il potere persuasivo che tanto in vita, quanto ancora nella contemporaneità, il Santo ingenerava nelle persone a cui ha sempre saputo raccontare, con ogni mezzo, l’immenso mistero di Dio.

Il santo più copiato: dal Presepe all’ecologia integrale

Il Poverello di Assisi era all’avanguardia su tante cose. Non è un caso che ancora oggi continui a ispirare movimenti e scelte di vita, tanto nei singoli quanto presso intere comunità. Tra le sue più grandi innovazioni, ricorda Scifoni, c’è il presepe “la più geniale (e più copiata) invenzione di Francesco” che nel 2023 ha celebrato gli 800 anni. Realizzato dal Santo a Greccio, nella notte del 24 dicembre 1223, rappresenta la Natività di Gesù. Inizialmente diffuso solo in Italia, è oggi ampiamente condiviso presso i cattolici in tutto il mondo.

San Francesco, è anche stato riconosciuto come il patrono dell’ecologia integrale, con una bolla di papa Giovanni Paolo II del 1979 che lo dichiarava protettore di tutti coloro che la promuovo. Quella del Poverello di Assisi è stata per molti versi una “missione ecologica”, considerando la natura e tutte le sue espressioni quali meraviglioso dono di Dio. In un pianeta, dove la questione ecologica si pone con estrema urgenza, San Francesco aveva già indicato la via a “tutti gli uomini di buona volontà” impegnati nella salvaguardia ambientale.