“Alla “minaccia” per il paesaggio delle rinnovabili si preferiscono le solide certezze di piattaforme logistiche e, perfino, di un inceneritore, ritenute opere utili e necessarie”. Legambiente suona l’attacco sulle politiche energetiche delle pubbliche amministrazioni in Umbria che generano liste d’attesa infinite per le autorizzazioni, tra ritardi, conteziosi e una normativa inadeguata.

L’associazione ambientalista, che ha recentemente presentato il report nazionale “Scacco matto alle rinnovabili” con i dati aggiornati al mese di gennaio, ha puntato il dito su cinque storie umbre, definite emblematiche.

Il caso Todi

“Il più evidente – dicono da Legambiente – è quello di Todi, che di sì all’inceneritore regionale ma “ni” agli impianti agrivoltaici. Il Comune ha proposto ha proposto una variante al Piano Regolatore Generale (PRG) che pone nuovi limiti alla realizzazione di impianti come quelli agrivoltaici, nonostante la presenza di soli due impianti in fase di realizzazione. Questa decisione è stata motivata dalla preoccupazione per possibili criticità paesaggistiche sul territorio, senza però individuare chiaramente le aree idonee alla realizzazione degli impianti a fonte rinnovabile”.

La variante prevede che la scelta della collocazione degli impianti, inclusi quelli fotovoltaici a terra e agrivoltaici, sia concordata preventivamente con gli uffici tecnici dell’Amministrazione comunale, evitando posizioni che possano compromettere il paesaggio, come ad esempio il parco del Colle di Todi e altre aree di pregio paesaggistico.

“Un’attenzione che la stessa Amministrazione però non ha quando si parla di costruire un nuovo inceneritore di rifiuti – spiega il report di Legambiente -. Nel novembre 2017 e poi lo scorso novembre 2023, il sindaco Antonino Ruggiano si è detta favorevole agli impianti di termovalorizzazione nel territorio comunale”.

Tra norme e ritardi il focus di Legambiente sulle politiche energetiche in Umbria

Nel rapporto che Legambiente ha presentato alla fiera K.EY 2024, dedicata alla green economy, sono citati altri quattro esempi di decisioni politiche che possono creare problemi allo sviluppo delle rinnovabili in Umbria.

“Per contrastare la crisi climatica, accelerare la transizione ecologica e centrare gli obiettivi di decarbonizzazione indicati dall’Europa – sostengono gli estensori del report – la nostra regione dovrebbe puntare su rinnovabili, efficienza, autoproduzione, reti elettriche e accumuli. Un’opportunità di crescita ed innovazione in ogni settore. Invece, il regolamento regionale 4/2022, potrebbe avere impatti sullo sviluppo delle energie rinnovabili in Umbria, riducendo le soglie per l’installazione di impianti fotovoltaici in aree agricole e quelle per la realizzazione di nuove centrali solari nelle aree industriali”.

Secondo Legambiente anche il nuovo regolamento edilizio varato dalla Regione potrebbe influenzare la realizzazione di impianti rinnovabili nella regione. Infine, le storie di nimby e ostruzionismo contro i nuovi progetti che dovrebbero servire a limitare la dipendenza energetica dalle fonti fossili.

È il caso degli impianti eolici previsti a Fossato di Vico e a Castel Giorgio, entrambi oggetto di opposizione o discussione da parte delle amministrazioni locali e di comitati che lamentano un impatto ambientale insostenibile – conclude Legambiente Umbria -. Peccato che la stessa solerzia e attenzione non venga riservata alle nuove edificazioni, con consumo di suolo e di territorio, di piastre logistiche inutilizzate o di impianti di concezione obsoleta e inquinante, come i termovalorizzatori”.