Roberto Saviano ospite al Festival del Giornalismo a Perugia, si è espresso sul caso Scurati. Non sono mancate le accuse nei confronti della Rai da parte dello scrittore napoletano. Antonio Scurati doveva leggere il suo monologo per celebrare il 25 aprile su Rai 3 nella trasmissione “CheSarà”. La Rai ha risposto di essersi semplicemente rifiutata di pagare 1.800 euro per un minuto di monologo. Il testo di Scurati è stato poi letto in apertura di programma dalla conduttrice Serena Bortone.

Roberto Saviano sul caso Antonio Scurati: “Ma come potete lavorare ancora in Rai?”

Roberto Saviano ha accusato la Rai di aver censurato il monologo di Antonio Scurati, ecco le sue dichiarazioni:

“Quando mi hanno chiamato e mi hanno detto di Antonio Scurati io gli ho risposto: vi siete accorti soltanto adesso di ciò che sta succedendo? Solo adesso vi siete accorti di quello che è stato possibile autorizzare a fare a questi? Ma come potete ancora lavorare in Rai? Come fate a stare ancora al Consiglio di amministrazione, ad andare ospiti alle trasmissioni.

Lì è tutto controllato, è tutto perennemente costruito perché la propaganda si chiuda, con il solo obiettivo di impedire che qualsiasi luce si accenda. Quando un anno fa mi hanno censurato il mio programma, Insider, in tanti sono rimasti in silenzio, pensando che era un problema mio“.

Attenzione – ha detto Saviano –: loro la vogliono l’opposizione, vogliono una opposizione estremista, vogliono quelli che loro considerano i radicali, il radicalismo, la vogliono per mostrare che loro sono democratici e gli altri sono gli assalitori. Quello che invece non vogliono è un certo tipo di narrazione, in questo caso per quanto riguarda la storia mia o di Scurati, non vogliono un certo racconto sulla criminalità organizzata e non vogliono un certo racconto storico”.


“Questo perché parla anche ai loro – ha proseguito Saviano –. Quando io parlo al loro elettorato di queste storie mi ascoltano, mi hanno sempre ascoltato, sulle storie del narcotraffico, sulle storie di mafia, sulle storie di corruzione, su quanto costa un voto, su quanto costa un seggio.
Per essere eletto servono 50 mila euro ragazzi, se li avete siete già eletti. Non è una balla, è quello che vi dicono le inchieste: quelle di Catania e quelle di Bari vi hanno ridimostrato quanto costa un seggio. Questo è quello che loro non vogliono che si racconti, perché temono che se poi vieni creduto su questi argomenti verrai anche creduto quando si parla di Ong, quando si parla di altro. E allora devono fermarti”
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Saviano: “Oggi ci si compra un voto con 50 euro”

“Oggi – ha concluso lo scrittore –  lo avete visto anche a Bari, a Catania, si compra un voto per 50 euro, perché chi va a votare pensa che sia talmente inutile farlo, perché sono tutti uguali, che almeno ci guadagno 50 euro. E sapete quando le mafie hanno aumentato i prezzi? In due occasioni: gli 80 euro di Renzi, quando Renzi ha promesso a tutti 80 euro la mafia pagava 90 euro il voto, e sul reddito di cittadinanza, perché le persone dicono: no no, io prendo 500 euro al mese non mi piglio i 50 euro tuoi”.
“Paradossalmente – ha detto Saviano – sono state queste le due operazioni che hanno bloccato il voto di scambio nelle aree mafiose, che non sono solo il Sud, perché il voto lo comprano anche qui, anche in Toscana, lo comprano anche in Lombardia”

Le parole di Paolo Corsini, direttore dell’approfondimento Rai

“Nessuna censura. La partecipazione di Scurati non è mai stata messa in discussione. Bisogna non confondere aspetti editoriali con quelli di natura economica e contrattuale, sui quali sono in corso accertamenti a causa di cifre più elevate di quelle previste e altri aspetti promozionali da chiarire connessi al rapporto tra lo scrittore e altri editori concorrenti”.