C’è chi ha scelto di non voltarsi dall’altra parte. Sarah Bistocchi, presidente dell’Assemblea legislativa regionale, ha annunciato la sua adesione allo sciopero della fame promosso dalla Rete di Trieste e dal Movimento europeo di azione non violenta. Una scelta netta, che prende forma in un gesto semplice ma potente: rinunciare al cibo per gridare contro il massacro quotidiano di Gaza, dove, come lei stessa ha ricordato, muore un bambino ogni 45 minuti.
Bistocchi rompe la quiete istituzionale con un atto politico che è anche un abbraccio civile a chi, sotto le macerie, non ha più voce.
La notizia dell’adesione di Sarah Bistocchi, presidente dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, a uno sciopero della fame in solidarietà con Gaza è confermata da un comunicato ufficiale della Regione Umbria: le massime autorità umbri sottolineano che “Non si può più rimanere indifferenti” rispetto alla strage quotidiana che si consuma nella Striscia di Gaza. In un video pubblicato sulla sua pagina Facebook la stessa Bistocchi ha dichiarato:
“Ho dato subito la mia adesione allo sciopero della fame – lanciato dalla Rete di Trieste e dal Movimento europeo di azione non violenta – … Non è più accettabile quello che sta accadendo in queste ore e in questi giorni a Gaza, dove muore un bambino ogni 45 minuti sotto le bombe, tra le macerie, senza cibo e senza medicinali”.
Prosegue spiegando che lo sciopero serve a chiedere “lo stop al genocidio e alla violazione del diritto umanitario da parte del Governo di Netanyahu. Per il riconoscimento dello Stato di Palestina, perché i due popoli possano vivere … in due Stati, in sicurezza e in pace”.
L’iniziativa fa parte di una mobilitazione più ampia promossa dalle associazioni di amministratori locali. In Italia è nata la Rete di Trieste degli amministratori locali per Gaza, un network composto da circa mille sindaci, consiglieri e assessori di diversi schieramenti politici, nato nell’ambito della 50ª Settimana sociale dei cattolici italiani. Coordinata dal senatore Francesco Russo, la Rete di Trieste ha invitato gli amministratori a un giorno di digiuno il 26 maggio per richiamare l’attenzione sulla tragedia umanitaria.
L’adesione di Bistocchi è stata infatti annunciata come parte della stessa iniziativa: “le due Presidenti e l’Assessore [alla Pace] hanno deciso di aderire allo sciopero della fame promosso dalla Rete di Trieste degli amministratori locali per Gaza”. La manifestazione è descritta come “civile e non violenta”, un’azione che “attraversa l’Italia” per chiedere a governi e parlamenti di fermare l’orrore in atto.
L’iniziativa nazionale italiana è inoltre integrata dal MEAN (Movimento Europeo di Azione Nonviolenta), un’organizzazione impegnata nella costruzione della pace a livello continentale. Il MEAN ha lanciato uno sciopero della fame prolungato di una settimana, accompagnato da un’occupazione simbolica e pacifica delle aule consiliari. In questo modo l’azione locale di Trieste e Umbria si inserisce in un quadro più ampio di mobilitazioni civili a favore della popolazione palestinese, a livello europeo e internazionale.
Gli obiettivi di Bistocchi e degli altri amministratori coincidono con le drammatiche esigenze umanitarie di Gaza. Secondo i dati ufficiali del Ministero della Salute palestinese, dal 7 ottobre 2023 al 19 gennaio 2025 sono morte 46.913 persone nella Striscia, numero cresciuto a oltre 53.000 circa a metà maggio 2025. Moltissimi sono civili, e tra di essi spicca la tragedia dei minori: l’UNICEF Italia riporta che “solo negli ultimi due mesi… più di 950 bambini sono stati uccisi” negli attacchi aerei e terrestri sulla popolazione di Gaza. Le condizioni nei campi profughi e nelle città della Striscia sono disperate: bombardamenti incessanti hanno raso al suolo ospedali, scuole e infrastrutture civili, lasciando intere famiglie senza rifugio.
L’UNICEF denuncia che i bambini di Gaza stanno soffrendo privazioni estreme, “bombardamenti incessanti e sono stati privati di beni essenziali, servizi e cure salvavita”, con il blocco degli aiuti umanitari che ne aggrava la condizione. Ogni giorno infatti aumenta il rischio di carestia, malattie e morte per la popolazione resa vulnerabile dalla guerra. In base a rapporti internazionali come Human Rights Watch, l’assedio imposto su Gaza ha interrotto quasi tutti i rifornimenti di acqua potabile, elettricità, carburante e medicine.
L’organizzazione sottolinea che Israele, in quanto potenza di occupazione, ha bloccato quasi tutti gli aiuti indispensabili e ha distrutto deliberatamente beni civili necessari alla sopravvivenza. Tali azioni – bombardamenti a tappeto, sfollamenti forzati e distruzione delle risorse vitali – rappresentano gravi violazioni del diritto internazionale umanitario. Secondo la stessa Human Rights Watch, lo sfollamento sistematico della popolazione palestinese appare pianificato e rientrerebbe nei crimini contro l’umanità. In questo quadro, la difesa dei civili innocenti e la denuncia di questi abusi costituiscono l’urgenza alla base della protesta di solidarietà, condivisa dai firmatari dell’iniziativa civica.