Il carcere di Terni è nuovamente sotto i riflettori e ancora teatro di violenze che colpiscono il personale della Polizia Penitenziaria. E che lasciano emergere una situazione di estrema precarietà e pericolo per gli agenti in servizio. L’ultimo episodio, avvenuto intorno alle 19.00 di ieri, ha visto un detenuto di origine magrebina recentemente trasferito dalla Toscana per motivi di ordine e sicurezza, aggredire con calci e pugni un poliziotto di sezione. Il motivo dell’aggressione? Il rifiuto del detenuto di rientrare in cella all’orario stabilito. Il Sappe, su quest’ultima violenza ai danni di un agente del carcere di Terni aggredito da un detenuto, non ci sta e in un comunicato esprime tutto lo sgomento e la disapprovazione per una situazione ormai insostenibile.

Il Sappe sull’agente aggredito nel carcere di Terni

Fabrizio Bonino, segretario per l’Umbria del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe), ha descritto la dinamica dei fatti, sottolineando ancora una volta come l’aggressione abbia avuto luogo nella Sezione Lavoranti Media Sicurezza della casa circondariale. “Un detenuto magrebino”, si legge nel comunicato, “trasferito da pochi giorni dal carcere di Spoleto, come sempre proveniente dalla Toscana per ordine e sicurezza, ha aggredito con calci e pugni il poliziotto di Sezione semplicemente perché gli diceva che era orario di chiusura e l’ aggressore non voleva rientrare in cella“.

Il collega ha ricevuto le prime cure nella locale infermeria per poi essere inviato al Pronto Soccorso in stato confusionale dove è stato dimesso in tarda serata con prognosi iniziale di sette giorni“, continua Bonino del Sappe. L’agente del carcere di Terni è stato aggredito, sottolinea il segretario, con “un attacco violento che avrebbe potuto avere conseguenze ancora più gravi se non fosse stato per l’intervento di altri detenuti, che hanno impedito il peggioramento della situazione e bloccato l’aggressore, chiudendolo in cella”.

Una sicurezza sempre più precaria: “Affidati alla bontà dei detenuti”

Dopo le ultime dichiarazioni dei procuratore generale Sergio Sottani, questo ennesimo episodio riaccende il dibattito sulla sicurezza all’interno delle carceri italiane. In particolare nella casa circondariale di Terni dove gli agenti di Polizia Penitenziaria si trovano spesso a operare in condizioni estremamente difficili e senza adeguate tutele. Bonino esprime il suo sconcerto: “non si è sfiorata la tragedia solo grazie all’intervento degli altri detenuti, che sono riusciti a salvare il collega ed a chiudere l’aggressore in cella. È paradossale che la sicurezza del poliziotto penitenziario in Sezione debba essere “affidata” alla bontà dell’intervento dei detenuti“, afferma.

E poi solleva una domanda che apre una seria e puntuale riflessione: “Ci chiediamo cosa succederebbe se i detenuti che dovessero assistere a un altro evento critico decidessero di rimanere impassibili“. Per questo, secondo il segretario per l’Umbria del Sappe “urge più che mai che la politica mantenga fede ai propri impegni. Chiudendo nell’immediato la partita non più procrastinabile relativa al ripristino del Provveditorato regionale per l’Umbria”.

Il silenzio delle istituzioni: “Una vicenda mortificante”

A rincarare la dose di critica è Donato Capece, segretario generale del Sappe, che ha evidenziato con amarezza la mancanza di solidarietà istituzionale nei confronti degli agenti di Polizia Penitenziaria vittime di aggressioni. “Purtroppo per lui, il collega aggredito e ferito appartiene al Corpo di Polizia Penitenziaria e quindi si dovrà ‘accontentare’ della solidarietà e vicinanza del Sappe“, dichiara con amarezza.

Per lui, infatti, come è successo per la quasi totalità dei Baschi Azzurri vittime nel 2023 di 1.760 casi di violenza da parte di detenuti e dei 1.700 aggrediti in questi mesi del 2024, immagino che non ci saranno attestazioni di vicinanza e solidarietà da parte dei presidenti di Camera e Senato Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa. Dei Ministri di Difesa e Interno Guido Crosetto e Matteo Piantedosi. Di sindaci e presidenti di regione, di parlamentari e politici vari. Come avvenuto recentemente in un analogo caso di aggressione a un milite dell’Arma a Locorotondo”, conclude Capece.

Capece ha proseguito mettendo in evidenza come persino le autorità del settore giustizia siano rimaste in silenzio. Il segretario generale non si aspetta parole di vicinanza “neppure da parte del Ministro della Giustizia Carlo Nordio, del Viceministro Francesco Paolo Sisto, dei Sottosegretari di Stato delegati Andrea Delmastro Delle Vedove e Andrea Ostellari, dei Capi Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria e Giustizia minorile Giovanni Russo e Antonio Sangermano, di Provveditori regionali, di Prefetti e persino del loro stesso Direttore del carcere“.

In ultimo l’amara constatazione. “Tutto ciò è non solo vero ma mortificante e testimonia quel che diciamo da anni: oramai delle aggressioni al personale di Polizia Penitenziaria non interessa a nessuno e questi gravi e inaccettabili episodi criminali sono, per qualcuno, mera statistica…“.