L’ex presidente del Perugia, Massimiliano Santopadre, è tornato a parlare del suo passato al Grifo ai microfoni di TMW Radio durante la trasmissione “A Tutta C“. Dopo tredici anni di presidenza, Santopadre ha ceduto il club un mese fa a Javier Faroni, lasciando un’eredità significativa e una storia ricca di emozioni e sfide. Il suo percorso è stato caratterizzato da alti e bassi, da trionfi e contestazioni, che hanno plasmato il suo rapporto con la città e con i tifosi.

Santopadre e il suo arrivo al Perugia: “Quando si vince si creano gelosie”

Santopadre ricorda il suo arrivo a Perugia come un momento di accettazione “a bocca storta”. All’inizio, il suo ingresso nel club non fu accolto con entusiasmo da tutti, ma la situazione cambiò rapidamente grazie a due campionati consecutivi vinti, che generarono un’ondata di entusiasmo senza precedenti. “Ci fu un entusiasmo straordinario con partite da 20 mila spettatori”, racconta Santopadre, esprimendo quanto fosse soddisfatto di quel periodo. “Ammetto che camminavo a dieci metri da terra.” Questo successo, però, portò anche con sé delle complicazioni: “Quando si vince, si creano gelosie. Quando si ottiene potere, dà fastidio. E questo pesa ancora di più in una città di provincia”.

La passione per il calcio è intensa a Perugia, e ogni piccolo evento è amplificato dai media locali. Santopadre ha dovuto affrontare le conseguenze di questa realtà, affrontando una crescente contestazione che alla fine lo ha portato a decidere di dire addio al club. “Ogni piccola notizia va in prima pagina sui quotidiani locali e queste difficoltà sono cresciute sempre di più”. L’ex presidente biancorosso ha evidenziato il peso di una visibilità costante e l’attenzione che un presidente deve affrontare.

L’ex numero uno biancorosso ha sottolineato di non avere motivi per parlare male dei sindaci che si sono succeduti nel tempo: “Hanno sempre voluto il bene del Perugia Calcio. Quando hanno potuto, ci hanno sempre aiutato e sono convinto che continueranno a farlo anche in futuro”. Un esempio concreto di questa collaborazione è il recente progetto di restyling dello stadio “Curi”, interamente a carico delle istituzioni per un investimento di circa 20 milioni di euro. “Io rappresentavo il diavolo per alcune persone e al suo fianco è sempre meglio non farsi vedere,” ha detto. Nonostante ciò, Santopadre è convinto che la stima nei suoi confronti sia rimasta intatta in privato.

I momenti indimenticabili al Grifo

Quando si parla dei momenti più belli vissuti al Perugia, Santopadre ha difficoltà a scegliere. Due partite sono rimaste particolarmente impresse nella sua memoria. La prima promozione in Serie B contro il Frosinone, con 22 mila spettatori sugli spalti, e la sfida contro il Monza di Berlusconi. “Tutti mi dicevano che partivamo sconfitti perché pensavano che lui avesse comprato la partita, invece fu una prestazione strepitosa e riuscimmo ad andare ai playoff,” ha ricordato. La gioia per il risultato ottenuto contro il Monza non ha però offuscato il suo affetto per l’ex presidente Berlusconi, tanto che ha confessato di essere stato felice per la promozione del Monza: “Avevo talmente tanta stima per quell’uomo che mi dispiaceva avergli negato la Serie A in quel momento”.

Santopadre ha anche menzionato alcuni dei giocatori con cui ha avuto un legame particolare, sia a livello tecnico che umano.Il primo è Fabinho, un esterno sinistro da Coppa Campioni che, per problemi caratteriali, non ha fatto quello che doveva fare”. Un altro giocatore di cui parla con affetto è Matteo Politano: “L’ho preso a 19 anni ed era un ragazzino, ma si vedeva in allenamento che aveva un talento meraviglioso”. Santopadre ha anche citato Di Carmine, il quale ha stabilito il record di gol con il Perugia.