L’Umbria ha dato i natali a molti Santi che non hanno mai smesso di ispirare, affascinare e rincuorare i fedeli di ogni epoca e di ogni luogo. Tra questi c’è Santa Rita da Cascia, la santa degli impossibili a cui ci si rivolge per chiedere l’intercessione nei casi più disperati. Venerdì 17 maggio proprio il paese della Santa, ospiterà un appuntamento dedicato alla sua figura con la presentazione di un’opera letteraria che contiene delle testimonianze mai divulgate prima. Lo rende noto l’Archidiocesi di Spoleto-Norcia in un comunicato.
Si tratta del volume “Il processo di beatificazione di Santa Rita del 1626” fortemente voluto dall’archidiocesi di Spoleto-Norcia e stampato grazie al contributo del BIM (Bacino Imbrifero Montano) “Nera e Velino”. L’opera di quasi 300 pagine è curata da Leonardo Lolli e pubblicata dalla casa editrice “Il Formichiere” di Foligno. Per l’occasione interverranno l’arcivescovo di Spoleto-Norcia monsignor Renato Boccardo; il curatore dell’opera Leonardo Lolli e il Prefetto del dicastero delle Cause dei Santi, il cardinale Marcello Semeraro. L’appuntamento è per le 16 presso la Sala Santa Chiara a Cascia.
Il processo di beatificazione attraverso le parole del curatore e quelle dell’arcivescovo
“Il processo di beatificazione di Santa Rita del 1626” afferma il curatore Lolli “è conservato nell’archivio diocesano a Spoleto. Finora era stato studiato, soprattutto dai padri agostiniani, per ricostruire la vita di Santa Rita. Ma non era mai stato tradotto e trascritto integralmente. Quindi possiamo dire che si tratta di un’opera assolutamente inedita“.
Le testimonianze contenute nel libro rappresentano una prova tangibile di quanto ancora vi possa essere da scoprire sulla vita della Santa. “Vi sono contenute una raccolta di testimonianze scritte a Cascia” prosegue Lolli “che raccontano la fama di santità, le virtù e i miracoli di Santa Rita. Quest’opera ha l’obiettivo di far conoscere ancora meglio la biografia della Santa e di aumentarne la devozione“. Il processo di beatificazione di Santa Rita fu celebrato dal vescovo di Spoleto Lorenzo Castrucci, su proposta di papa Urbano VIII che era stato predecessore di Castrucci nella cattedra episcopale spoletina. Fu poi lo stesso Urbano VIII ad ascrivere Rita nell’albo dei Beati.
“La lettura delle pagine del libro” dice in proposito l’arcivescovo monsignor Renato Boccardo “suscita curiosità e stupore, e nel contempo dice come la testimonianza di una vita vissuta nella santità generi ammirazione, affidamento, gratitudine e anche desiderio di imitazione”. Una vita che ancora oggi costituisce un esempio virtuoso. “Le deposizioni raccolte nel Processo possono suscitare anche in noi non solo il desiderio di meglio conoscere la vita di questa donna e la conferma della sua potente intercessione presso il cuore di Dio ma, soprattutto, la nostalgia di una vita santa, capace di produrre frutti di bene e di testimonianza di vita cristiana in questo mondo disorientato e inquieto” conclude Boccardo.
La figura di Santa Rita da Cascia
Il volume che verrà presentato venerdì costituisce una fonte preziosa per la conoscenza della vita di Santa Rita, sulla quale la documentazione storica risulta piuttosto carente. La Santa nacque a Roccaporena, una frazione di Cascia e le date sia di nascita che di morte sono incerte; si sa che visse tra fine del Trecento e la prima metà del Quattrocento. Contrasse matrimonio in giovane età ma, dopo essere rimasta vedova e aver perso entrambi i figli nel giro di poco tempo, decise di prendere i voti entrando nel monastero agostiniano di Santa Maria Maddalena a Cascia. Secondo la tradizione, la sera del Venerdì Santo, ricevette la stigmate quando una spina della corona della crocifissione le si sarebbe conficcata in fronte. Sul letto di morte, mandò una cugina a cercare una rosa rossa e dei fichi nella neve e la parente, incredula, li trovò: la rosa sarà da lì in avanti il simbolo della Santa. Alla sua morte avvenuta il 22 maggio (1447 o 1457) il suo corpo era già oggetto di una fortissima venerazione dovuta a numerosi eventi miracolosi a lei attribuiti.