“Il nuovo ospedale di Terni va costruito prima di quello di Narni-Amelia” tuona Stefano Bandecchi, presidente della Provincia di Terni, che attacca frontalmente la Regione per l'esclusione dell’ente dal tavolo sul nosocomio narnese.
Replica immediata dal sindaco di Narni, Lorenzo Lucarelli, che rifiuta ogni logica di contrapposizione territoriale e rilancia: “Non è una gara a chi arriva primo. È il diritto alla salute che deve venire prima di tutto”. È muro contro muro.
Sullo sfondo il conflitto aperto tra il Comune di Terni e la Regione, dopo l'evento di ieri al parco di Cardeto, che aveva portato Bandecchi a protestare per quello che considera uno "sgarbo istituzionale al Comune e alla città" da parte della giunta Proietti. E così ha colto al balzo l'occasione del mancato invito a un summit sull'ospedale di Narni-Amelia da parte dell'assessore regionale Francesco De Rebotti, narnese, per menare fendenti e reclamare "Prima Terni".
La miccia si accende con una riunione convocata a Perugia sul futuro del nuovo ospedale Narni-Amelia, coordinata dall’assessore regionale allo sviluppo economico De Rebotti, ma senza la presenza della Provincia.
“Come Presidente resto allibito: né i tecnici né i rappresentanti della Provincia sono stati invitati. È una grave scorrettezza istituzionale”, afferma Bandecchi. Che annuncia di aver inviato una lettera formale alla Regione per segnalare l’esclusione.
Poi, la posizione netta sulla priorità: “Il nuovo ospedale di Terni va costruito per primo. È un’opera centrale, già sostenuta da 60 milioni di euro investiti in nuovi reparti, che devono essere integrati nel nuovo progetto. Non si può partire da Narni-Amelia, che avrà pochi posti letto, sale operatorie limitate e un accesso viario del tutto insufficiente per un bacino di 220mila persone”.
Non manca una stoccata sui finanziamenti: “L’ospedale narnese deve essere pagato con fondi pubblici, non con i soldi dell’Inail. Non possiamo accettare che un ente previdenziale venga usato come banca, gravando il sistema sanitario con interessi fuori mercato”.
E infine, l’accusa politica diretta: “La Regione continua a ignorare le istituzioni ternane. È un comportamento arrogante, antidemocratico e irrispettoso, figlio di un centralismo vecchio stampo. Noi non ci stiamo”.
Dall’altra parte, il sindaco di Narni, Lorenzo Lucarelli, respinge con forza quella che definisce una “prospettiva divisiva e sterile”.
“Leggo con stupore le dichiarazioni del presidente Bandecchi. Parlare di ‘prima uno poi l’altro’ è un errore grave. Il nuovo ospedale Narni-Amelia non è alternativo a quello di Terni, ma parte di un sistema sanitario integrato, pensato per rafforzare e non per sostituire”, ribadisce Lucarelli.
Il primo cittadino sottolinea come il progetto del nuovo presidio ospedaliero sia “frutto di una programmazione pluriennale, condivisa con Regione e territori, con risorse già stanziate”, e aggiunge: “Non è un’iniziativa calata dall’alto, ma una risposta attesa da anni da migliaia di cittadini dell’area narnese e amerina”.
Poi l’appello: “I due ospedali possono e devono lavorare in sinergia, con specializzazioni distribuite, strutture moderne e servizi complementari. Solo così si potrà garantire una sanità di prossimità, efficace e dignitosa per tutti”.
Al netto delle posizioni opposte, è evidente che la frattura non riguarda solo il merito delle opere, ma anche - e forse soprattutto - il metodo con cui la Regione Umbria sta conducendo il confronto. L’esclusione della Provincia dal tavolo operativo ha rappresentato per Bandecchi “l’ennesimo atto di scavalcamento istituzionale”, mentre la Giunta regionale, finora, non ha replicato alle accuse.
Lucarelli, al contrario, apre al dialogo: “Serve un confronto vero, tra istituzioni, per definire una rete ospedaliera coerente e accessibile. Nessuna chiusura, ma visione e responsabilità condivise”.
Le posizioni restano però inconciliabili: da un lato Bandecchi, che non intende retrocedere sul principio di precedenza per Terni e denuncia un disegno regionale "centralista e punitivo"; dall’altro Lucarelli, che invita a superare la logica del "prima io", per un modello integrato e moderno.
Il clima resta rovente. E la Regione, al centro del contendere, dovrà ora decidere se ignorare il malcontento della Provincia o aprire finalmente un tavolo di confronto allargato. Prima che la polemica si trasformi in una frattura istituzionale insanabile.