Il culto di San Michele Arcangelo, radicato nel cuore della tradizione cristiana e profondamente intrecciato alla storia delle comunità appenniniche, sarà protagonista della prossima iniziativa del Gruppo Archeologico Appennino Umbro-Marchigiano, in programma sabato 19 aprile alle ore 17 nei locali de El Grottino.
L’appuntamento, dal titolo “San Michele, fondamenti e diffusione del culto”, rappresenta la quarta proposta annuale della sede locale gualdese del GAAUM, e vedrà la partecipazione della professoressa Maria Angela Testa, archeologa di fama e profonda conoscitrice delle radici storiche e spirituali dell’Italia centro-meridionale.
Un incontro che si annuncia denso di suggestioni e riflessioni, perché la figura di San Michele Arcangelo è ben più di una devozione religiosa: è un simbolo di lotta, di giustizia, di protezione, che ha accompagnato l’evolversi della civiltà occidentale dalle montagne della Frigia fino ai borghi medievali umbri.
Le origini orientali di un culto “militare” e celeste
La relazione della professoressa Testa partirà proprio da queste origini orientali, che affondano nella tradizione apocalittica giudaica e cristiana, dove San Michele compare già nel libro di Daniele come “principe e protettore del popolo d’Israele”. Ma è nel Nuovo Testamento, e in particolare nell’Apocalisse, che la sua figura assume il ruolo di archistratega, comandante supremo delle milizie celesti, vincitore del drago e simbolo eterno della lotta contro il male.
Il suo culto in Occidente si radica nei primi secoli del cristianesimo, inizialmente in forme legate all’ascetismo e alla preghiera, ma presto anche in contesti civili e militari. L’iconografia più nota – San Michele con la spada, la bilancia, e il demonio sotto i piedi – esprime la sua funzione di giudice e difensore, invocato in battaglia, nei momenti di pericolo e di transizione, ma anche protettore delle anime nell’ora della morte.
Uno degli elementi più affascinanti del culto micaelico è il legame costante con la grotta, intesa come luogo di apparizione, di rivelazione, di passaggio tra mondi. Il santuario di Monte Sant’Angelo nel Gargano, uno dei primi e più importanti d’Europa, si sviluppa proprio intorno a una grotta, ritenuta luogo di epifania dell’Arcangelo nel V secolo.
Da quel punto d’origine, il culto si diffonde lungo assi precisi e costanti: dalla Puglia alla Normandia, dalla Sicilia all’Irlanda, sempre seguendo percorsi di pellegrinaggio, rotte di commerci, cammini spirituali e vie militari.
San Michele a Gualdo Tadino: un patrono civico e spirituale
A Gualdo Tadino, la devozione a San Michele Arcangelo ha radici antiche e profonde, che si manifestano sia in documenti storici che in toponimi, edifici sacri e riti popolari. Come ricordano gli organizzatori dell’evento, il nome dell’Arcangelo è legato alla cappella della Rocca Flea e alla chiesa del Santuario della Madonna del Divino Amore, dove è conservata una copia del celebre dipinto di Guido Reni, raffigurante San Michele con spada e bilancia, nell’atto di sottomettere il Diavolo.
Ma il culto non è solo liturgico: San Michele è il patrono del Palio de “Giochi de le Porte”, che ogni anno rievoca le antiche sfide tra i rioni cittadini, unendo spiritualità, storia e partecipazione popolare. A lui è intitolata anche una storica fiera, segno della profonda connessione tra religione e vita civile.
Secondo fonti archivistiche, la scelta di San Michele come patrono non fu casuale, ma si legava a una volontà precisa di affidare la città alla protezione dell’Arcangelo, soprattutto nei secoli segnati da instabilità politica e bellica. Un santo guerriero per un popolo in cerca di pace
L’incontro del 19 aprile vedrà, dopo l’introduzione di Mario Fioriti, gli interventi di Sebastien Mattioli, coordinatore della sede GAAUM di Gualdo Tadino e ideatore dell’iniziativa, e di Vincenzo Moroni, vicepresidente nazionale dei Gruppi Archeologici d’Italia.
“Il nostro obiettivo – spiega Mattioli – è far dialogare le competenze scientifiche con la memoria viva della comunità. La figura di San Michele Arcangelo è un perfetto esempio di come la storia religiosa possa diventare chiave di lettura del territorio, dei suoi simboli, delle sue continuità.”
L’iniziativa rientra nel più ampio progetto annuale del Gruppo Archeologico, volto alla valorizzazione del patrimonio culturale, materiale e immateriale dell’Appennino umbro-marchigiano, con incontri, escursioni, laboratori e momenti di confronto aperti a tutta la cittadinanza.
San Michele non è una figura “del passato”. La sua immagine, nei secoli, ha saputo adattarsi a contesti diversi, passando da protettore dei bizantini a simbolo dei crociati, da guardiano delle chiese templari a patrono delle forze dell’ordine. Ma il nucleo del suo messaggio resta attuale: difendere la giustizia, combattere il male, proteggere i deboli.
In tempi segnati da incertezze e conflitti, riscoprire la forza simbolica di San Michele significa interrogarsi sul ruolo del coraggio, del discernimento, della responsabilità personale e collettiva.
Significa anche ritrovare un legame profondo con la terra, i suoi luoghi sacri, le sue storie millenarie.
San Michele Arcangelo: il cielo sulla terra
L’evento dedicato a San Michele Arcangelo non sarà solo un’occasione di approfondimento culturale, ma un invito a guardare con occhi nuovi il nostro territorio, le sue radici, le sue icone.
In un mondo in cui tutto sembra muoversi velocemente, tornare a riflettere su figure archetipiche come San Michele può restituire un senso di orientamento, un bisogno di verità, un desiderio di bene.
E come ci insegna il mito stesso dell’Arcangelo, ogni battaglia, anche la più difficile, può essere affrontata quando si è guidati dalla luce.
L’appuntamento è dunque sabato 19 aprile alle ore 17 presso El Grottino a Gualdo Tadino: una porta aperta sulla storia, sulla fede e sulla memoria condivisa di un popolo che ha fatto del proprio passato un ponte verso il futuro.