Nella Sala della Vaccara di Palazzo dei Priori, il 24 settembre si è tenuto un incontro che ha acceso il dibattito politico locale. Al centro della discussione, il salario minimo comunale fissato a 9 euro lordi l’ora, una misura pensata per combattere la povertà lavorativa, in particolare tra chi lavora negli appalti e subappalti gestiti dal Comune di Perugia.
Salario minimo comunale, la spinta politica
Francesca Pasquino, consigliera del Partito Democratico, ha aperto il dibattito, sostenendo con fermezza la proposta. Nel suo intervento, ha evidenziato come questa misura risponda agli impegni presi dalla maggioranza durante la campagna elettorale: “I lavoratori impegnati negli appalti e subappalti che coinvolgono il Comune di Perugia dovranno essere pagati almeno 9 euro lordi all’ora. Una battaglia che ci vede uniti e che deve coinvolgere tutti i livelli di governo”. Un messaggio chiaro che punta a difendere i diritti dei lavoratori, con particolare attenzione a coloro che operano per l’amministrazione comunale.
Lorenzo Falistocco, consigliere con delega al lavoro e alle politiche giovanili, ha rafforzato l’importanza della proposta, richiamando l’attenzione sul fenomeno del lavoro povero. “Non si può accettare che chi lavora resti povero. Il salario minimo è una battaglia che non abbandoneremo. Oggi facciamo un passo decisivo in questa direzione”. Le sue parole riflettono una convinzione comune nella maggioranza: il lavoro deve garantire dignità e sicurezza economica, due aspetti spesso trascurati quando si parla di appalti pubblici.
La necessità di un’azione più ampia
Il tema del salario minimo non si limita a Perugia: l’obiettivo dei promotori è quello di portare la battaglia a livello nazionale. Francesca Pasquino ha sottolineato l’importanza di creare tavoli tecnici permanenti e di avviare un dialogo con le istituzioni nazionali per estendere la misura a tutto il Paese. Coinvolgere la Presidenza del Consiglio in questo dibattito potrebbe aprire nuove strade, con l’ambizione di introdurre un salario minimo nazionale. Un passo fondamentale per affrontare la piaga della povertà lavorativa in modo più incisivo.
Lorenzo Ermenegildi Zurlo, capogruppo del Partito Democratico, ha voluto mettere in evidenza come il lavoro non garantisca più il benessere che era un tempo assicurato: “Non è più scontato che lavorare significhi benessere, e questo deve cambiare. Da Perugia lanciamo un messaggio chiaro, il lavoro è il cuore pulsante di una società equa”. La sua riflessione sottolinea l’urgenza di rivedere le condizioni lavorative per evitare che il lavoro diventi una trappola anziché una via di emancipazione economica.
Solidarietà, sicurezza e prospettive future
Durante l’incontro, Riccardo Vescovi, capogruppo di Anima Perugia, ha parlato della proposta come di una “battaglia di dignità”. Vescovi ha enfatizzato il valore simbolico ed etico di questa misura, andando oltre il semplice aspetto economico: “Questa iniziativa richiederà risorse ma non possiamo permetterci di arretrare. Dobbiamo schierarci dalla parte di chi ha meno e ispirarci alle parole di San Francesco che diceva: Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”. Un richiamo alla solidarietà verso chi è economicamente più fragile, una condizione comune a molti lavoratori che oggi vivono sotto la soglia di povertà.
Lorenzo Mazzanti, capogruppo di Pensa Perugia, ha richiamato l’attenzione sugli esempi internazionali: “Altre grandi nazioni, come Germania e Stati Uniti, hanno già intrapreso questa strada”. Mazzanti ha messo in luce come queste nazioni abbiano introdotto misure di salario minimo con effetti positivi sulla riduzione della povertà lavorativa, suggerendo che l’Italia potrebbe seguire lo stesso percorso.
Anche Giuseppe Bellini, avvocato intervenuto dal pubblico, ha spostato il focus sulla sicurezza sul lavoro, richiamando l’importanza di garantire condizioni adeguate per chi lavora, oltre al giusto compenso. Secondo Bellini, sicurezza e dignità del lavoro devono essere inseparabili.
A concludere l’incontro è stata nuovamente Francesca Pasquino, che ha ribadito come la battaglia per il salario minimo comunale sia solo l’inizio di un percorso più ampio, che include anche le politiche di genere. “Non possiamo ignorare che le donne siano spesso le prime a pagare il prezzo del lavoro precario. Siamo pronti a portare avanti tutte le battaglie che riguardano la dignità e i diritti di chi lavora”, ha concluso la consigliera, lanciando un messaggio di impegno verso una società più equa.