19 Feb, 2025 - 21:26

Sagemcom spegne le luci: quattro mesi di respiro prima dell’addio definitivo

Sagemcom spegne le luci: quattro mesi di respiro prima dell’addio definitivo

Fine dei giochi. La firma sul protocollo d'intesa ufficializza la chiusura dello stabilimento di Garavelle, slittata da aprile a luglio. Qualche mese in più prima di spegnere le macchine, ma il verdetto non cambia: la multinazionale ha deciso di smantellare tutto, senza guardarsi indietro.

Scelta aziendale, produzione trasferita all'estero

Nessuna crisi, nessun calo di ordini. Solo una strategia industriale ben studiata. Dal primo settembre, i contatori che oggi escono da Città di Castello verranno prodotti in Tunisia. Un trasloco che lascia 37 persone senza impiego, nonostante l'alta qualità dei prodotti e la professionalità del personale.

Strumenti di supporto per i lavoratori

Dopo un'assemblea sindacale infuocata, i lavoratori hanno approvato l'accordo. Qualche palliativo per rendere meno amaro il boccone: attività prorogata fino all'estate, percorsi di formazione e incentivi per chi dovrà reinventarsi altrove. La multinazionale finanzierà corsi di aggiornamento per il reinserimento nel mercato del lavoro, mentre una parte dei dipendenti troverà forse posto nella vicina Sacofgas, specializzata in contatori industriali. Per chi non avrà questa fortuna, scatterà la Naspi per due anni.

Meno di un terzo dei lavoratori avrà una seconda chance in Sacofgas, mentre gli altri riceveranno liquidazioni tra 9 e 16 mensilità, calcolate in base all'anzianità. L’azienda si è impegnata a coprire i costi di formazione per chi volesse tentare un nuovo percorso professionale, ma senza garanzie di assunzione.

Dopo otto ore di trattative serrate tra Fiom Cgil, rappresentanti aziendali e Confindustria, l'intesa è stata raggiunta nel tardo pomeriggio. Un tira e molla che si è concluso con una manciata di misure per rendere meno drammatica l’uscita dei lavoratori.

L’azienda ha concesso quattro mesi in più prima dello stop definitivo. Tempo utile per attivare gli incentivi e i progetti di formazione, su base volontaria, per chi vuole tentare di ricollocarsi. Nel frattempo, i capannoni restano in vendita, a conferma che per la multinazionale l’esperienza umbra è già un capitolo chiuso.

Sindacati e istituzioni provano a tamponare l'emergenza

Il segretario della Fiom Cgil, Marco Bizzarri, ha commentato l’accordo con amarezza: "Si chiude un'azienda solida, con prodotti competitivi e personale qualificato. La scelta impoverisce il territorio". Comune e Regione, informati sin dall'inizio della vertenza, hanno cercato di sostenere i lavoratori, con il sindaco presente alle proteste davanti ai cancelli della fabbrica.

Bizzarri ha sottolineato l’ennesima fuga di una multinazionale dall’Umbria, una decisione che lascia sul campo decine di famiglie senza più certezze. L’accordo con la Fiom-Cgil è stato firmato anche per guadagnare tempo: i licenziamenti scatteranno dal primo agosto, anziché dal primo maggio.

Sindaci e consiglieri regionali hanno partecipato alle proteste, schierandosi con i lavoratori in sciopero a fine gennaio. Il settore metalmeccanico è già sotto pressione e la chiusura della Sagemcom aggiunge un altro tassello a un panorama sempre più desolante.

Dopo settimane di incertezza, i lavoratori della Sagemcom hanno accettato l’accordo. La chiusura è inevitabile, ma il territorio perde un altro pezzo del suo tessuto produttivo, mentre per molti ex dipendenti l'unica certezza è l'incertezza.

Perché chiude lo stabilimento Sagemcom 

La chiusura dello stabilimento Sagemcom di Città di Castello è stata determinata da una serie di fattori economici e strategici. La multinazionale francese, specializzata nella produzione di contatori del gas, ha deciso di interrompere le attività nel sito umbro, trasferendo la produzione in Tunisia a partire da settembre 2025. Questa scelta è stata motivata dalla volontà di ottimizzare i costi e aumentare la competitività sul mercato globale.

Un elemento chiave che ha contribuito a questa decisione è stata la perdita di una significativa commessa con un importante gruppo nazionale, che ha inciso negativamente sul volume di affari dell'azienda. Nonostante la qualità dei prodotti e la professionalità dei dipendenti, Sagemcom ha ritenuto più vantaggioso delocalizzare la produzione in un'area con costi operativi inferiori.

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Francesca Secci
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