Il fondatore della Romeo Menti, Don Albino, alla vigilia del 75/o anniversario della tragedia di Superga, ha voluto ricordare il Grande Torino. Il sacerdote, ormai in pensione, da sempre ha avuto due grandi amori, il primo per la squadra della sua città, ovvero la Romeo Menti, il secondo per il Grande Torino.
Anniversario scomparsa del Grande Torino, Don Albino: “Non mi perdo una partita del mio Torino, la Romeo Menti è come una figlia per me”
Intervistato dall’Ansa, il sacerdote 88enne, ha voluto ripercorrere passo dopo passo, il suo amore per il calcio e per le sue due squadre del cuore: la Romeo Menti e il Torino.
“Alle mie due squadre del cuore, che sono il Torino e la Romeo Menti di Allerona scalo, dico di onorare in ogni partita la memoria del Grande Torino che scomparve nella tragedia di Superga. Non mi perdo una partita del mio Torino ed essendo rimasto in contatto con molti miei parrocchiani di Allerona, mi informo sempre di come va in campionato la Romeo Menti, che per me è come fosse una figlia.
Alla società granata, al suo presidente, all’allenatore e ai giocatori, vorrei esortarli a immettere in squadra i giovani italiani così che, curandoli, assistendoli e istruendoli, possano rappresentare il Torino come il Toro che cadde a Superga”.
Don Albino: “Ai ragazzi della Romeo Menti dico sempre di onorare il nome che rappresentano”
Don Albino, da diversi anni si è ritirato nel settore del Santuario di Collevalenza di Todi dedicato ai sacerdoti anziani. La passione per il calcio e per la sua Romeo Menti però non è mai terminata.
“Ai ragazzi della Romeo Menti dico invece di onorare il nome che portate. In quegli anni il paese di Allerona scalo si stava formando e c’erano tanti giovani desiderosi di giocare a calcio. Individuammo un pezzo di terreno e alle ditte che stavano costruendo l’autostrada del Sole chiesi se ci potevano spianare questo terreno per realizzarci il campo sportivo. Fui acclamato presidente e i ragazzi dell’epoca iniziarono la lunga storia della Romeo Menti che dura tutt’ora”.
La storia del Grande Torino: la gloriosa squadra che perse la vita nel tragico incidente di Superga
Negli anni ’40 e ’50, il Torino dominava il calcio italiano e europeo. La rosa vantava dei giocatori eccezionali come Valentino Mazzola, Ezio Loik Jr., Guglielmo Gabetto, e molti altri. Il club vinse cinque titoli consecutivi di Serie A dal 1942 al 1949, record poi battuto dalla Juventus di Allegri.
All’inizio della stagione 1942/43, l’allenatore ungherese Kuttik poteva contare su una squadra di alto livello: i portieri esperti Bodoira e Cavalli; i difensori Ferrini, Ellena, Piacentini e Cassano; a centrocampo i veterani Baldi e Gallea, insieme ai nuovi acquisti Ezio Loik e Mazzola; in attacco Menti e Ferraris, con Gabetto e Ossola.
Sulla carta il Torino era la squadra da battere, eppure la partenza non fu delle migliori: il Toro si trovò così a lottare con la sorpresa Livorno. Questo duello diede vita a un campionato avvincente, risolto solo all’ultima giornata quando il Torino, con un gol di Mazzola, espugnò Bari e vinse così il suo secondo scudetto.
Il 4 maggio 1949, il Grande Torino stava facendo ritorno a Torino da Lisbona, dove aveva disputato una partita amichevole contro il Benfica. L’aereo, un Fiat G.212, si schiantò contro la collina di Superga, nei pressi di Torino, durante una tempesta di nebbia. Tutti i 31 passeggeri a bordo, tra cui 18 giocatori del Torino, persero la vita nell’incidente. Questa tragedia rappresenta uno dei momenti più bui nella storia dello sport italiano e mondiale.
Nel 2015 la FIFA ha proclamato il 4 maggio “Giornata mondiale del calcio” in ricordo della sciagura di Superga.