Rocambolesco inseguimento in stile Fast and Furious, venerdì 18 ottobre tra Umbria e Marche che ha coinvolto i Carabinieri di Fabriano e una Audi A3 nera “RS” con targa clonata. L’auto, segnalata come sospetta a più riprese, è stata intercettata dai militari dopo alcuni tentativi di furto. Da qui è partito un inseguimento ad altissima velocità lungo le principali arterie stradali delle due regioni.

La giornata di venerdì ha visto diverse segnalazioni al 112 di Ancona riguardanti un’Audi A3 nera avvistata nei pressi di Rocchetta e Piano, vicino agli svincoli della Perugia-Ancona. Secondo i residenti, l’auto si aggirava con fare sospetto. I Carabinieri di Fabriano, giunti sul posto per verificare la situazione, hanno individuato l’Audi. Alla vista della pattuglia, però, i sospetti hanno subito tentato la fuga.

È iniziato così un lungo inseguimento a sirene spiegate, prima attraverso il centro di Fabriano, lungo via Dante, poi lungo la statale 76 lato marchigiano, fino a Cancelli, per poi proseguire sulla statale 318 nel tratto umbro, fino a Fossato di Vico. L’auto, con a bordo due persone non meglio identificate, ha raggiunto velocità impressionanti, viaggiando a oltre 200 km/h, e riuscendo infine a far perdere le proprie tracce all’uscita delle gallerie della SS 318.

Il rocambolesco inseguimento a oltre 200 all’ora ha avuto fine all’uscita della SS 318

L’Audi A3 utilizzata dai malviventi era dotata di una targa clonata, una tecnica sempre più utilizzata dai professionisti del crimine per eludere le forze dell’ordine e complicare le indagini. In questo caso, la targa clonata apparteneva a un’altra vettura simile, ma di cilindrata inferiore. Questo stratagemma rende particolarmente difficile identificare i veicoli in fuga, poiché i dati presenti nei database delle forze dell’ordine risultano falsati.

Nonostante i Carabinieri siano riusciti a individuare il veicolo e a dare il via all’inseguimento, l’abilità dei malviventi, unita alle prestazioni dell’auto sportiva, ha reso impossibile bloccare il mezzo. La statale 318 con le sue lunghe gallerie e le vie d’uscita multiple ha fornito ai ladri il terreno ideale per sparire, lasciando le forze dell’ordine senza tracce evidenti da seguire.

Mentre l’inseguimento si concludeva senza successo, la sera dello stesso giorno, a Gubbio, si sono verificati una serie di furti in abitazioni private nelle località di Cipolleto e Spada. In tutti e tre i casi, i ladri sono riusciti a rubare monili in oro e denaro, mettendo a soqquadro le case e lasciando dietro di sé una scia di danni materiali ed emotivi per i proprietari.

Dopo il rocambolesco inseguimento, gli investigatori stanno cercando di capire se vi sia un collegamento tra l’inseguimento dell’Audi A3 e i furti avvenuti a Gubbio, ipotizzando che i malviventi possano essere parte di un’organizzazione più ampia e ben strutturata, dedita a furti su vasta scala tra Umbria e Marche.

Si tratta con probabilità di professionisti del crimine che si muovono tra le due regioni

Il modus operandi dei ladri suggerisce che si tratti di veri e propri professionisti del crimine. Nonostante i bottini risultino di scarso valore in termini economici, i continui furti e l’efficienza con cui vengono portati a termine fanno pensare a una banda ben organizzata. La precisione con cui hanno proceduto a clonare i dati della targa e l’abilità nel fuggire dalle forze dell’ordine a velocità così elevate denotano una preparazione specifica.

Ma se i furti non fruttano grandi somme, perché continuare? Una possibile spiegazione risiede nella strategia della frequenza e della dispersione. I ladri potrebbero mirare a compiere numerosi furti di piccola entità in un breve lasso di tempo, riducendo così i rischi di essere intercettati con grandi quantità di refurtiva e sfruttando il caos creato dalla serialità dei colpi.

Una delle domande più frequenti che emerge dopo episodi di questo tipo è: perché questi ladri non vengono catturati? Nonostante i numerosi tentativi delle forze dell’ordine e le segnalazioni dei cittadini, la banda sembra essere in grado di agire con relativa impunità.

Uno dei fattori principali che complicano le indagini è la mobilità dei malviventi. Utilizzando veicoli ad alte prestazioni, come l’Audi A3 RS, e spostandosi rapidamente tra regioni diverse, i ladri rendono difficile per le forze dell’ordine coordinarsi e agire tempestivamente. La targa clonata rappresenta un ulteriore ostacolo, poiché, anche quando i veicoli vengono intercettati, risalire ai reali proprietari o identificare i sospetti diventa estremamente complicato.

Necessario il coordinamento tra le forze dell’ordine di Marche e Umbria

Inoltre, i ladri potrebbero avere una rete di informatori locali o mezzi tecnologici per monitorare i movimenti delle forze dell’ordine, riuscendo a eludere controlli e perquisizioni. Oltre naturalmente ad abili piloti che possano superare anche un rocambolesco inseguimento. L’organizzazione sembra essere dotata di una logistica efficace, capace di gestire le fughe con grande precisione.

Nonostante le difficoltà incontrate, le forze dell’ordine continuano a intensificare i controlli nelle zone colpite e a coordinare le operazioni tra diverse province e regioni.

Inoltre, le indagini si stanno concentrando sull’identificazione di eventuali basi operative o rifugi che i malviventi potrebbero utilizzare per pianificare i furti e nascondere la refurtiva. La tecnologia gioca un ruolo cruciale in questo tipo di operazioni, con l’uso di telecamere di sorveglianza, droni e sistemi di monitoraggio satellitare che potrebbero contribuire a ricostruire i movimenti dell’Audi A3 e dei suoi occupanti.