Rivolta nel carcere di Spoleto: ancora una volta la Polizia Penitenziaria della Casa di reclusione di Spoleto ha vissuto un pomeriggio ad alta tensione. La situazione nel carcere di Spoleto, e del personale di Polizia Penitenziaria, dove vi opera e lavora ogni giorno con grande abnegazione con altrettanti seri pericoli, è veramente al mite della sopportazione.
Le autorità amministrative e politiche non si sottraggano alle loro precise responsabilità per assicurare a Spoleto dignità e sicurezza a chi vi lavora e vi è detenuto. Questa condizione a rischio la denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, per voce del segretario nazionale dell’Umbria Fabrizio Bonino, che ricostruisce le ore di follia e violenza vissute.
Rivolta nel carcere di Spoleto: richieste da parte del sindacato di personale e taser
“Nel tardo pomeriggio di venerdì 3 maggio, quattro detenuti (di cui due di origini campana e due sudamericani) hanno tentato di porre in essere una rivolta, posizionandosi presso il cancello d’ingresso della Sezione: e due di loro, armati di spranghe di legno ricavate dai tavoli in uso presso le celle e con minacce di morte rivolte al personale presente, ne impedivano l’ingresso, tentando anche di colpire l’Ispettore coordinatore della Sorveglianza Generale che nel frattempo era intervenuto sul posto”.
Bonino aggiunge e precisa che “i detenuti in questione pretendevano di parlare immediatamente con la Direttrice dell’Istituto e, pur essendo stati informati che la stessa non era più in loco, a nulla sono valsi i tentativi di mediazione del personale di Polizia presente, tanto da dover richiedere l’intervento del Sostituto Commissario, in questi giorni facente funzioni di Comandante che dopo ore di trattative, riusciva a far desistere i rivoltosi dal proseguire nella loro condotta. È solo grazie alla grande esperienza e professionalità dei Baschi Azzurri che la situazione non è degenerata con esiti ancor più nefasti ma resta il rammarico e la consapevolezza che a fronte di condotte così gravi non è stato neanche possibile applicare un regime di isolamento precauzionale per carenza di stanze singole dovuta al sovraffollamento della sezione di appartenenza dei detenuti rivoltosi”.
Il sindacalista denuncia che da lungo tempo che non solo il SAPPE, ma anche la Direzione dell’Istituto ed ultimamente perfino la Magistratura di Sorveglianza, hanno sostenuto l’esigenza di una riduzione della presenza di detenuti appartenenti al circuito di Media Sicurezza per una condizione di oggettivo sovraffollamento dell’unica sezione destinata a questo circuito ed oggi uno sfollamento è quanto mai necessario quanto indispensabile.
Secondo il sindacato le migliaia di giornate di congedo e riposi settimanali arretrati e le migliaia di ore di straordinario rese oltre il limite individuale e neanche retribuite, non sono più accettabili alle attuali condizioni di lavoro rese ancor più precarie da una carenza di personale che si attesta al 40% ed addirittura in assenza di un Comandante titolare oramai da 4 mesi e senza vedere la possibilità una soluzione in tempi brevi.
Per questo, conclude Bonino, “il Provveditorato Regionale ed il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria devono necessariamente prendere atto delle pessime condizioni in cui il personale di Polizia Penitenziaria di Spoleto è costretto ad operare e devono provvedere con urgenza all’invio delle 38 unità che corrisponde al contingente recentemente stabilito nel piano di incrementi per il 2024 nonché provvedere ad uno sfollamento di detenuti appartenenti al circuito di media sicurezza per almeno 25 unità”.
Donato Capece, segretario generale del SAPPE, denuncia che “la situazione al carcere di Spoleto e nelle altre carceri umbre è allarmante anche perché anche nelle scorse settimane altri agenti hanno subito aggressioni da parte della popolazione detenuta“.
Il personale è sempre meno, anche a seguito di questi eventi oramai all’ordine del giorno. Prevediamo un’estate di fuoco se non si prenderanno immediatamente provvedimenti concreti e risolutivi. Il personale di Polizia Penitenziaria è allo stremo e, pur lavorando più di 10/12 ore al giorno, non riesce più a garantire i livelli minimi di sicurezza. Fino a quando potrà reggere questa situazione?”. “Non è più rinviabile”, conclude il leader del SAPPE, che per questo si appella alle Autorità istituzionali e politiche, affinché venga nesso in dotazione, al più presto possibile, anche alla Polizia Penitenziaria, il “taser” e di ogni altro strumento utile a difendersi dalla violenza di quei delinquenti che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato.