La violenta protesta scoppiata questo pomeriggio nel carcere di Terni ha acceso i riflettori su una crisi penitenziaria che, da emergenza strisciante, rischia di trasformarsi in un disastro annunciato. A denunciare con parole dure la gravità della situazione è stato il senatore del Partito Democratico Walter Verini, capogruppo in Commissione Giustizia, che ha effettuato un sopralluogo nella struttura. Lì ha parlato in prima persona sia con gli agenti di polizia penitenziaria che con il direttore della casa circondariale di Sabbione, registrando una situazione ormai insostenibile per la quale vanno presi al più presto seri provvedimenti.
Una rivolta che poteva avere conseguenze drammatiche”: così ha definito Walter Verini quanto accaduto nel reparto di media sicurezza del penitenziario, dove alcuni detenuti hanno appiccato incendi, devastato due sezioni (le G e H) e danneggiato le telecamere di sorveglianza. Un agente è rimasto ferito, fortunatamente non in modo grave, ma l'allarme lanciato dal senatore è chiaro: “Poteva davvero essere una tragedia”.
Verini ha puntato il dito contro il sovraffollamento e le condizioni estreme in cui vivono detenuti e agenti: “In questo carcere ci sono 600 detenuti, mentre ne può tenere 422, quindi 180 in più. Mancano agenti di polizia penitenziaria, nella 'media di sicurezza' dove si è svolta questa rivolta, manca l'acqua e a Terni ci sono 40 gradi”. "Una cosa analoga per fortuna meno grave è successa al carcere di Spoleto" - ha aggiunto - "subito sedata per l'intervento della direttrice della polizia penitenziaria e del comandante, ma la situazione è insopportabile, insostenibile. Il sovraffollamento, il caldo non garantiscono la benché minima sicurezza dei detenuti e degli agenti di polizia penitenziaria che svolgono un lavoro difficile"
Non ha risparmiato critiche nemmeno al ministro della Giustizia: “Che fa Nordio? Perché non va subito a visitare le carceri dove la situazione è più difficile, dove c'è bisogno di interventi urgenti, dove c'è bisogno di provvedimenti per colpire il sovraffollamento? È una preghiera più che una polemica, lo faccia. Fatelo alla svelta, intervenite, la situazione è davvero una bomba e non può più essere tollerata”.
Anche il Garante regionale dei detenuti, Giuseppe Caforio, ha confermato che le tensioni di Terni e Spoleto sono figlie di condizioni ambientali e strutturali ormai fuori controllo. “Temo sia solo l'inizio di un'estate di fuoco”, ha dichiarato, aggiungendo che in molte celle non arriva l’acqua e che l’organico della polizia penitenziaria è in difficoltà anche a causa delle ferie estive.
Caforio ha informato della situazione anche la presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti, e l’assessore alla Sicurezza, Fabio Barcaioli. Il Garante ha inoltre precisato che le sezioni dedicate al 41 bis non sono state coinvolte nei disordini.
Il SAPPE, il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria, ha lanciato l'ennesimo grido d'allarme. Il segretario regionale Fabrizio Bonino ha parlato di una situazione “fuori controllo” anche a Spoleto, puntando il dito contro l'Amministrazione regionale e l'afflusso di detenuti provenienti da altre Regioni: “L’Umbria è diventata la discarica sociale della Toscana, è inaccettabile”.
Bonino ha chiesto la riapertura del Provveditorato regionale dell'Amministrazione Penitenziaria a Perugia, chiuso da anni, per migliorare il coordinamento e l’efficienza degli interventi.
A livello nazionale, il segretario del SAPPE Donato Capece ha parlato di condotta "irresponsabile e gravissima" da parte dei detenuti coinvolti. “Chi aggredisce un poliziotto aggredisce lo Stato. Serve una risposta immediata, anche con il ripristino delle carceri sulle isole come Pianosa”, ha dichiarato. Capece ha rilanciato anche la richiesta di dotare gli agenti di strumenti non letali come i flash ball, nonché la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.
L'episodio di Terni, con due sezioni devastate e l'intervento dei reparti speciali, non è che l'ultima manifestazione di un disagio sistemico. Ma il timore condiviso è che non sia affatto l'ultima, se non verranno adottate soluzioni concrete e immediate.