La recente sentenza della Corte dei Conti dell’Umbria, che ha rigettato la richiesta di risarcimento avanzata dalla Procura contabile contro il cardiologo Marco Cardile, solleva importanti questioni legali e mediche. Questo caso, che ha origine da un intervento di angioplastica effettuato il 30 marzo 2011 su una paziente con dissezione coronarica, mette in luce le complessità inerenti alla responsabilità medica e al concetto di colpa grave in ambito sanitario.
Il cardiologo Marco Cardile, in servizio presso l’ospedale di Branca, era stato chiamato a rispondere per un presunto danno erariale derivante da un intervento di angioplastica su una paziente che aveva subito una dissezione coronarica. La dissezione coronarica è una condizione in cui la parete di un’arteria coronarica si rompe, e può verificarsi spontaneamente o a seguito di un intervento medico. In questo caso, la rottura della parete coronarica è avvenuta durante l’angioplastica, secondo l’accusa.
La paziente aveva successivamente fatto causa all’ASL Umbria 1, ottenendo un risarcimento di oltre 186.000 euro. Di conseguenza, la Procura contabile aveva attribuito a Cardile la responsabilità per il danno erariale a titolo di colpa grave, basandosi su una consulenza tecnica effettuata durante il procedimento civile.
La difesa del cardiologo, rappresentata dagli avvocati Fabio Antonioli e Francesco Alessandro Magni, ha contestato la validità della consulenza tecnica che costituiva il fulcro dell’accusa. Hanno sottolineato la mancanza di un adeguato contraddittorio durante il procedimento civile, sostenendo che la consulenza del CTU non forniva una base sufficiente per una condanna.
La Corte dei Conti ha accolto la tesi della difesa rappresentata dagli avvocati Antonioli e Magni
La Corte dei Conti ha accolto le tesi della difesa, stabilendo che non vi fosse colpa grave nel comportamento del medico. La sentenza ha quindi rigettato la richiesta di risarcimento avanzata dalla Procura contabile e ha ordinato la liquidazione degli oneri difensivi a favore del cardiologo.
La decisione della Corte dei Conti solleva importanti riflessioni sul concetto di colpa grave in ambito medico. In situazioni di emergenza, come quella affrontata dal dottor Cardile, i medici sono spesso chiamati a prendere decisioni rapide e complesse, con rischi inevitabili. La dissezione coronarica è una complicazione rara ma grave, e la necessità di un intervento tempestivo può lasciare margini di errore molto sottili.
Attribuire colpa grave a un medico in questi casi richiede un’analisi estremamente attenta delle circostanze specifiche. La consulenza tecnica su cui si è basata l’accusa, sebbene abbia identificato possibili errori, non è stata ritenuta sufficiente dalla Corte per giustificare una condanna. Questo riflette la complessità intrinseca delle decisioni mediche e l’importanza di un adeguato contraddittorio e di una valutazione completa e imparziale delle prove.
La sentenza evidenzia l’importanza di un equilibrio tra la protezione dei pazienti e la difesa dei medici nell’esercizio delle loro funzioni. Se da un lato è essenziale che i pazienti abbiano accesso a giustizia e risarcimenti in caso di malpratica, dall’altro è fondamentale che i medici non siano penalizzati ingiustamente per complicazioni che, sebbene indesiderate, possono rientrare nei rischi accettabili di un intervento.
La richiesta di risarcimento respinta per mancanza di adeguato contraddittorio
Il caso Cardile mostra come la responsabilità professionale in ambito medico non possa essere ridotta a un semplice binomio di colpa o innocenza, ma richieda un esame approfondito delle circostanze cliniche e delle scelte operative fatte in situazioni di emergenza.
Un altro elemento chiave di questa vicenda è il ruolo della consulenza tecnica e il rispetto del contraddittorio. La difesa del cardiologo ha evidenziato come la consulenza tecnica effettuata durante il procedimento civile non fosse sufficiente per sostenere un’accusa di colpa grave. La mancanza di un adeguato contraddittorio ha impedito al medico di difendersi efficacemente, un aspetto che la Corte dei Conti ha ritenuto significativo nel rigettare la richiesta della Procura.
Questo pone l’accento sulla necessità di garantire che tutti i procedimenti legali, in particolare quelli che coinvolgono questioni tecniche complesse come la malpratica medica, rispettino rigorosamente il diritto al contraddittorio.
In un contesto in cui la medicina moderna è sempre più complessa e le aspettative sui risultati medici sono elevate, è essenziale che il sistema legale evolva in modo da poter affrontare adeguatamente le questioni di responsabilità medica.